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Orando all' alto Sire in tanta guerra, 112
Che perdonasse a' suoi persecutori,
Con quell' aspetto che pietà disserra.
Quando l' anima mia tornò di fuori
Alle cose,
che son fuor di lei vere,
Io riconobbi i miei non falsi errori.
67 Lo Duca mio, che mi potea vedere
Far sì com' uom che dal sonno si slega,
Disse Che hai, che non ti puoi tenere?
Ma se' venuto più che mezza lega
Velando gli occhi, e con le gambe avvolte
A guisa di cui vino o sonno piega?'
'O dolce Padre mio, se tu m' ascolte, 124
Io ti dirò,' diss' io, 'ciò che mi apparve
Quando le gambe mi furon si tolte.'
Ed ei: Se tu avessi cento larve
Sopra la faccia, non mi sarien chiuse
Le tue cogitazion, quantunque parve.
Ciò che vedesti fu, perchè non scuse

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Che è lassù, così corre ad amore
Come a lucido corpo raggio viene.
Tanto si dà, quanto trova d' ardore :
Si che quantunque carità si estende,
Cresce sopr' essa l' eterno valore.
E quanta gente più lassù s' intende,
Più v'è da bene amare, e più vi s' ama,
E come specchio l' uno all' altro rende.
E se la mia ragion non ti disfama,

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Vedrai Beatrice, ed ella pienamente
Ti torrà questa e ciascun' altra brama.
Procaccia pur che tosto sieno spente, 79

Come son già le due, le cinque piaghe,
Che si richiudon per esser dolente.'
Com' io voleva dicer: 'Tu m' appaghe:'
Vidimi giunto in sull' altro girone, 83
Si che tacer mi fer le luci vaghe.
Ivi mi parve in una visione

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Perchè d' intorno suonin mille tube, Chi move te, se il senso non ti porge? 16 Moveti lume, che nel ciel s' informa Per sè, o per voler che giù lo scorge. Dell' empiezza di lei, che mutò forma 19 Nell' uccel che a cantar più si diletta, Nell' imagine mia apparve l'orma: E qui fu la mia mente si ristretta Dentro da sè, che di fuor non venia Cosa che fosse allor da lei recetta. Poi piovve dentro all' alta fantasia Un crocifisso dispettoso e fiero Nella sua vista, e cotal si moria. Intorno ad esso era il grande Assuero, 28 Ester sua sposa e il giusto Mardocheo, Che fu al dire ed al far così intero.

E come questa imagine rompeo

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Sè per sè stessa, a guisa d' una bulla Cui manca l' acqua sotto qual si feo; Surse in mia visione una fanciulla, Piangendo forte, e diceva: 'O regina, Perchè per ira hai voluto esser nulla? Ancisa t' hai per non perder Lavina; 37 Or m' hai perduta; io son essa che lutto, Madre, alla tua pria ch' all' altrui ruina.' Come si frange il sonno, ove di butto 40 Nuova luce percote il viso chiuso, Che fratto guizza pria che moia tutto; Così l'immaginar mio cadde giuso, Tosto ch' un lume il volto mi percosse, Maggiore assai che quel ch'è in nostr'

uso.

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Io mi volgea per vedere ov' io fosse, 46
Quand' una voce disse: 'Qui si monta :'
Che da ogni altro intento mi rimosse ;
E fece la mia voglia tanto pronta 49
Di riguardar chi era che parlava,
Che mai non posa, se non si raffronta.

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Che quale aspetta prego, e l' uopo vede, Malignamente già si mette al nego. Ora accordiamo a tanto invito il piede: 61 Procacciam di salir pria che s' abbui, Chè poi non si poria, se il dì non riede.' Così disse il mio Duca, ed io con lui 64 Volgemmo i nostri passi ad una scala ; E tosto ch' io al primo grado fui, Senti' mi presso quasi un mover d' ala, 67 E ventarmi nel viso, e dir: 'Beati Pacifici, che son senza ira mala,' Già eran sopra noi tanto levati

Gli ultimi raggi che la notte segue, Che le stelle apparivan da più lati. 'O virtù mia, perchè si ti dilegue ?' Fra me stesso dicea, chè mi sentiva La possa delle gambe posta in tregue. Noi eravam dove più non saliva

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Alcuna cosa nel nuovo girone; Poi mi volsi al Maestro mio, e dissi : 'Dolce mio Padre, di', quale offensione 82 Si purga qui nel giro dove semo? Se i piè si stanno, non stea tuo sermone.' Ed egli a me: 'L'amor del bene, scemo Di suo dover, quiritta si ristora, Qui si ribatte il mal tardato remo: Ma perchè più aperto intendi ancora, 88 Volgi la mente a me, e prenderai Alcun buon frutto di nostra dimora. Nè creator, nè creatura mai,'

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Cominciò ei, 'figliuol, fu senza amore, O naturale, o d' animo; e tu il sai. Lo natural è sempre senza errore; Mal'altro puote errar per malo obbietto, O per poco, o per troppo di vigore. Mentre ch' egli è ne' primi ben diretto, 97 E ne' secondi sè stesso misura, Esser non può cagion di mal diletto; Ma quando al mal si torce, o con più cura O con men che non dee corre nel bene, 101 Contra il fattore adopra sua fattura,

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Questo triforme amor quaggiù disotto 124 Si piange; or vo' che tu dell' altro intende,

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Che corre al ben con ordine corrotto. Ciascun confusamente un bene apprende, Nel qual si queti l' animo, e disira: 128 Perchè di giugner lui ciascun contende. Se lento amore in lui veder vi tira, O a lui acquistar, questa cornice, Dopo giusto penter, ve ne martira. Altro ben è che non fa l' uom felice; 133 Non è felicità, non è la buona Essenza, d' ogni ben frutto e radice. L'amor ch' ad esso troppo s' abbandona, Di sopra noi si piange per tre cerchi; 137 Ma come tripartito si ragiona, Tacciolo, acciocchè tu per te ne cerchi.' 139

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Che mi dimostri amore, a cui riduci Ogni buono operare e il suo contraro.' 'Drizza,' disse, 'ver me l' acute luci Dello intelletto, e fieti manifesto L' error dei ciechi che si fanno duci. L'animo, ch' è creato ad amar presto, 19 Ad ogni cosa è mobile che piace, Tosto che dal piacere in atto è desto. Vostra apprensiva da esser verace Tragge intenzione, e dentro a voi la spiega,

Si che l' animo ad essa volger face. E se, rivolto, in ver di lei si piega,

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E l'anima non va con altro piede,
Se dritta o torta va, non è suo merto.'
Ed egli a me: 'Quanto ragion qui vede 46
Dirti poss' io; da indi in là t' aspetta
Pure a Beatrice; ch' opera è di fede.

Ogni forma sustanzial, che setta
È da materia, ed è con lei unita,
Specifica virtù ha in sè colletta,
La qual senza operar non è sentita,
Nè si dimostra ma' che per effetto,
Come per verdi fronde in pianta vita.

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Però, là onde vegna lo intelletto
Delle prime notizie, uomo non sape,
Nè de' primi appetibili l' affetto,
Che sono in voi, sì come studio in ape 58
Di far lo mele; e questa prima voglia
Merto di lode o di biasmo non cape.
Or, perchè a questa ogni altra si raccoglia,
Innata v'è la virtù che consiglia,

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Del mio carcar deposto avea la soma : Perch' io, che la ragione aperta e piana 85 Sopra le mie questioni avea ricolta, Stava com' uom che sonnolento vana. Ma questa sonnolenza mi fu tolta Subitamente da gente, che dopo Le nostre spalle a noi era già volta. E quale Ismeno già vide ed Asopo Lungo di sè di notte furia e calca, Pur che i Teban di Bacco avesser uopo; Cotal per quel giron suo passo falca, 94

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