CANTO VENTESIMONONO. Cantando come donna innamorata, Per le salvatiche ombre, disiando 13 16 Da tutte parti per la gran foresta, Tal che di balenar mi mise in forse. Ma perchè il balenar, come vien, resta, 19 E quel durando più e più splendeva, Nel mio pensar dicea: 'Che cosa è questa?' Ed una melodia dolce correva 22 Per l' aer luminoso; onde buon zelo Mi fe' riprender l' ardimento d' Eva, Che, là dove ubbidia la terra e il cielo, 25 Femmina sola, e pur testè formata, Non sofferse di star sotto alcun velo; 76 82 Si che li sopra rimanea distinto 85 100 103 Ma leggi Ezechiel, che li dipigne 22 25 28 E fior gittando di sopra e dintorno, Manibus o date lilia plenis. Io vidi già nel cominciar del giorno La parte oriental tutta rosata, E l'altro ciel di bel sereno adorno, E la faccia del sol nascere ombrata, Si che per temperanza di vapori L'occhio la sostenea lunga fiata; Cosi dentro una nuvola di fiori, Che dalle mani angeliche saliva, E ricadea in giù dentro e di fuori, Sopra candido vel cinta d'oliva Donna m' apparve, sotto verde manto, Vestita di color di fiamma viva. E lo spirito mio, che già cotanto Tempo era stato che alla sua presenza Non era di stupor tremando affranto, Senza degli occhi aver più conoscenza, 37 Per occulta virtù che da lei mosse, D'antico amor sentì la gran potenza. Tosto che nella vista mi percosse L'alta virtù, che già m' avea trafitto Prima ch' io fuor di puerizia fosse, Volsimi alla sinistra col rispitto 31 34 40 43 49 Col quale il fantolin corre alla mamma, Quando ha paura o quando egli è afflitto, Per dicere a Virgilio: 'Men che dramma 46 Di sangue m' è rimaso che non tremi ; Conosco i segni dell' antica fiamma.' Ma Virgilio n' avea lasciati scemi Di sè, Virgilio dolcissimo patre, Virgilio a cui per mia salute die' mi: Nè quantunque perdè l' antica matre, 52 Valse alle guance nette di rugiada, Che lagrimando non tornassero atre. 'Dante, perchè Virgilio se ne vada, 55 Si che notte nè sonno a voi non fura Passo, che faccia il secol per sue vie ; Onde la mia risposta è con più cura 106 Che m' intenda colui che di là piagne, Perchè sia colpa e duol d' una misura. Non pur per opra delle rote magne, Che drizzan ciascun seme ad alcun fine, Secondo che le stelle son compagne ; Ma per larghezza di grazie divine, Che si alti vapori hanno a lor piova, Che nostre viste là non van vicine, Questi fu tal nella sua vita nuova Virtualmente, ch' ogni abito destro Fatto averebbe in lui mirabil prova. 109 I12 115 H 16 19 Come balestro frange, quando scocca 25 28 Nella fronte degli altri si mostraro, Per che dovessi lor passeggiare anzi?' Dopo la tratta d' un sospiro amaro, 31 43 Ciò che confessi, non fora men nota Per la mia morte, qual cosa mortale Ben ti dovevi, per lo primo strale Delle cose fallaci, levar suso 52 55 61 Diretro a me che non era più tale. Non ti dovea gravar le penne in giuso, 58 Ad aspettar più colpi, o pargoletta, O altra vanità con sì breve uso. Nuovo augelletto due o tre aspetta ; Ma dinanzi dagli occhi dei pennuti Rete si spiega indarno o si saetta.' Quali i fanciulli vergognando muti, Con gli occhi a terra,stannosi ascoltando, E sè riconoscendo, e ripentuti, Vincer pareami più sè stessa antica, Vincer che l'altre qui, quand' ella c' era. Di penter si mi punse ivi l' ortica, 85 Che di tutt' altre cose, qual mi torse Più nel suo amor, più mi si fe' nimica. Tanta riconoscenza il cor mi morse, 88 Ch' io caddi vinto, e quale allora femmi, Tratto m' avea nel fiume infino a gola, 94 97 64 tuoi Le tre di là, che miran più profondo.' |