Piú felice sarei, candida luna. O forse erra dal vero, Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero: Stato che sia, dentro covile o cuna, 140 XXIV. LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA. Passata è la tempesta: Odo augelli far festa, e la gallina, Che ripete il suo verso. Ecco il sereno E chiaro nella valle il fiume appare. 5 Di sentiero in sentiero Il grido giornaliero. Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride Per li poggi e le ville. Apre i balconi, Del passegger che il suo cammin ripiglia. Si rallegra ogni core. 20 25 O natura cortese, Son questi i doni tuoi, Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena Pene tu spargi a larga mano; il duolo 45 XXV. IL SABATO DEL VILLAGGIO. La donzelletta vien dalla campagna, In sul calar del sole, Col suo fascio dell' erba; e reca in mano Un mazzolin di rose e di viole, Onde, siccome suole, Ornare ella si appresta Dimani, al dí di festa, il petto e il crine. Su la scala a filar la vecchierella, 5 10 E novellando vien del suo buon tempo, Solea danzar la sera intra di quei Ch' ebbe compagni dell' età piú bella. 15 Già tutta l'aria imbruna, Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre |