Ma per la moribonda 135 Italia no; per li tiranni suoi. Padre, se non ti sdegni, Mutato sei da quel che fosti in terra. Squallide piagge, ahi d'altra morte degni, 140 E gli uomini e le belve immensa guerra. Semivestiti, maceri e cruenti, Ed era letto agli egri corpi il gelo. 145 Diceano: oh non le nubi e non i venti, 150 O patria nostra. Ecco da te rimoti, Moriam per quella gente che t'uccide. Di lor querela il boreal deserto E conscie fur le sibilanti selve. Cosí vennero al passo, E i negletti cadaveri all'aperto Su per quello di neve orrido mare 155 E sarà il nome degli egregi e forti Pari mai sempre ed uno Con quel de' tardi e vili. Anime care, 160 Datevi pace; e questo vi conforti Che conforto nessuno 165 La patria vostra, ma di chi vi spinse Sí ch'ella sempre amaramente piagna O di costei ch'ogni altra gloria vinse A tal de' suoi ch'affaticata e lenta Di sí buia vorago e sí profonda La ritraesse! O glorioso spirto, Dimmi: d'Italia tua morto è l'amore? Di': quella fiamma che t'accese, è spenta? Che ti rassembri in qualsivoglia parte? 175 180 185 In eterno perimmo? e il nostro scorno Non ha verun confine? Io mentre viva andrò sclamando intorno, 190 E le carte e le tele e i marmi ei templi; Non può la luce di cotanti esempli, 195 Che stai? levati e parti. Non si conviene a sí corrotta usanza Questa d'animi eccelsi altrice e scola: Se di codardi è stanza, Meglio l'è rimaner vedova e sola. 200 III. AD ANGELO MAI; QUAND' EBBE TROVATO I LIBRI DI CICERONE DELLA REPUBBLICA. -en Italo ardito, a che giammai non posi I nostri padri? ed a parlar gli meni · Muta sí lunga etade? e perché tanti Serbaro occulti i generosi e santi Certo senza de' numi alto consiglio Non è ch' ove piú lento 5 10 15 E grave è il nostro disperato obblio, 20 Dunque all'Italia il cielo; anco si cura Di noi qualche immortale: Ch'essendo questa o nessun' altra poi Veggiam che tanto e tale È il clamor de' sepolti, e che gli eroi A ricercar s'a questa età si tarda 25 30 Di noi serbate, o gloriosi, ancora Qualche speranza? in tutto Non siam periti? A voi forse il futuro Conoscer non si toglie. Io son distrutto Né schermo alcuno ho dal dolor, che scuro 35 M'è l'avvenire, e tutto quanto io scerno |