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Poi che del patrio nido
I silenzi lasciando, e le beate
Larve e l'antico error, celeste dono,
Ch'abbella agli occhi tuoi quest'ermo lido,
Te nella polve della vita e il suono
Tragge il destin; l'obbrobriosa etate
Che il duro cielo a noi prescrisse impara,
Sorella mia, che in gravi

E luttuosi tempi

L'infelice famiglia all'infelice

Italia accrescerai. Di forti esempi
Al tuo sangue provvedi. Aure soavi
L'empio fato interdice

All'umana virtude.

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Nó pura in gracil petto alma si chiude.

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O miseri o codardi

Figliuoli avrai. Miseri eleggi. Immenso
Tra fortuna e valor dissidio pose

Il corrotto costume. Ahi troppo tardi,

E nella sera dell'umane cose,

Acquista oggi chi nasce il moto e il senso. Al ciel ne caglia: a te nel petto sieda Questa sovr'ogni cura,

Che di fortuna amici

Non crescano i tuoi figli, e non di vile
Timor gioco o di speme: onde felici
Sarete detti nell'età futura:

Poiché (nefando stile

Di schiatta ignava e finta)

Virtú viva sprezziam, lodiamo estinta.

Donne, da voi non poco

La patria aspetta; e non in danno e scorno
Dell'umana progenie al dolce raggio

Delle pupille vostre il ferro e il foco
Domar fu dato. A senno vostro il saggio

E il forte adopra e pensa; e quando il giorno
Col divo carro accerchia, a voi s'inchina.
Ragion di nostra etate

Io chieggo a voi. La santa.

Fiamma di gioventú dunque si spegne

Per vostra mano? attenuata e franta
Da voi nostra natura? e le assonnate
Menti, e le voglie indegne,

E di nervi e di polpe

Scemo il valor natio, son vostre colpe?

Ad atti egregi è sprone

Amor, chi ben l'estima, e d'alto affetto

Maestra è la beltà. D'amor digiuna
Siede l'alma di quello a cui nel petto
Non si rallegra il cor quando a tenzone
Scendono i venti, e quando nembi aduna
L'olimpo, e fiede le montagne il rombo
Della procella. O spose,

O verginette, a voi

Chi de' perigli è schivo, e quei che indegno
È della patria e che sue brame e suoi

Volgari affetti in basso loco pose,

Odio mova e disdegno;

Se nel femmineo core

D'uomini ardea, non di fanciulle, amore.

Madri d'imbelle prole

V'incresca esser nomate. I danni e il pianto.
Della virtude a tollerar s'avvezzi

La stirpe vostra, e quel che pregia e cole
La vergognosa età, condanni e sprezzi;
Cresca alla patria, e gli alti gesti, e quanto
Agli avi suoi deggia la terra impari.
Qual de' vetusti eroi

Tra le memorie e il grido

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Crescean di Sparta i figli al greco nome;

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Finché la sposa giovanetta il fido

Brando cingeva al caro lato, e poi

Spandea le negre chiome

Sul

corpo esangue e nudo

Quando e' reddia nel conservato scudo.

Virginia, a te la molle

Gota molcea con le celesti dita

LEOPARDI, Opere approvate. Vol. I, Poesie.

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Beltade onnipossente, e degli alteri
Disdegni tuoi si sconsolava il folle
Signor di Roma. Eri pur vaga, ed eri
Nella stagion ch'ai dolci sogni invita,
Quando il rozzo paterno acciar ti ruppe
Il bianchissimo petto,

E all'Erebo scendesti

Volonterosa. A me disfiori e scioglia

Vecchiezza i membri, o padre; a me s'apprest

Dicea, la tomba, anzi che l'empio letto

Del tiranno m'accoglia.

E se pur vita e lena

Roma avrà dal mio sangue, e tu mi svena.

O generosa, ancora

Che più bello a' tuoi dí splendesse il sole
Ch'oggi non fa, pur consolata e paga
È quella tomba cui di pianto onora
L'alma terra nativa. Ecco alla vaga
Tua spoglia intorno la romulea prole
Di nova ira sfavilla. Ecco di polve
Lorda il tiranno i crini;

E libertade avvampa

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Di gloria il viso e la gioconda voce,
Garzon bennato, apprendi,

E quanto al femminile ozio sovrasti
La sudata virtude. Attendi attendi,
Magnanimo campion (s' alla veloce

5

Piena degli anni il tuo valor contrasti
La spoglia di tuo nome), attendi e il core

Movi ad alto desio. Te l'echeggiante

Arena e il circo, e te fremendo appella
Ai fatti illustri il popolar favore;

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Te rigoglioso dell'età novella

Oggi la patria cara

Gli antichi esempi a rinnovar prepara.

Del barbarico sangue in Maratona

Non colorò la destra

15

Quei che gli atleti ignudi e il campo eleo,

Che stupido mirò l'ardua palestra,

Né la palma beata e la corona

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