All'ausonio valor campagna esplori. Tu sí placida sei? Tu la nascente Lieti vedesti, e i memorandi allori; Sotto barbaro piede 80 85 Rintronerà quella solinga sede. Ecco tra nudi sassi o in verde ramo E la fera e l'augello, Siam delle cose; e non le tinte glebe, Non gli ululati spechi Turbò nostra sciagura, Né scolorò le stelle umana cura. Non io d'Olimpo o di Cocito i sordi Regi, o la terra indegna, 105 E non la notte moribondo appello: Precipitano i tempi; e mal s'affida L'onor d'egregie menti e la suprema Tratti l'ignota spoglia; E l'aura il nome e la memoria accoglia. - Perché i celesti danni Gli augelli al vento, e la diurna luce La bella età, cui la sciagura e l'atra Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti Di febo i raggi al misero non sono 5 10 15 In sempiterno? ed anco, Primavera odorata, inspiri e tenti Questo gelido cor, questo ch'amara Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara? Vivi tu, vivi, o santa Natura? vivi e il dissueto orecchio Furo i liquidi fonti. Arcane danze Margo adducea de' fiumi Le sitibonde agnelle, arguto carme Udí lungo le ripe; e tremar l'onda Scendea ne' caldi flutti, e dall'immonda Vissero i fiori e l'erbe, Vissero i boschi un dí. Conscie le molli Fur dell' umana gente, allor che ignuda Ciprigna luce, alla deserta notte Con gli occhi intenti il viator seguendo, 4 Gl' ispidi tronchi al petto altri nell'ime Viva fiamma agitar l' esangui vene, Spirar le foglie, e palpitar segreta Nel doloroso amplesso Dafne o la mesta Filli, o di Climene Quel che sommerse in Eridano il sole. Né dell' umano affanno, 50 55 Rigide balze, i luttuosi accenti Voi negletti ferir mentre le vostre 60 Paurose latebre Eco solinga, Non vano error de' venti, Ma di ninfa abitò misero spirto, Delle tenere membra. Ella per grotte, 65 Le non ignote ambasce e l'alte e rotte Etra insegnava. E te d' umani eventi Musico augel che tra chiomato bosco Ozio de' campi, all'aer muto e fosco, Ma non cognato al nostro 70 75 |