Che sono altro che voglie Al paragon di lui? Solo un affetto Prepotente signore, Dieder l'eterne leggi all' uman core. Pregio non ha, non ha ragion la vita 75 80 Se non per lui, per lui ch' all' uomo è tutto; Che noi mortali in terra Pose a tanto patir senz' altro frutto; Solo per cui talvolta, 85 Non alla gente stolta, al cor non vile. La vita della morte è piú gentile. Per còr le gioie tue, dolce pensiero, Provar gli umani affanni, E sostener molt' anni 90 Questa vita mortal, fu non indegno; Ed ancor tornerei, Cosí qual son de' nostri mali esperto, Verso un tal segno a incominciare il corso: Che tra le sabbie e tra il vipereo morso, 95 Giammai finor sí stanco Per lo mortal deserto Non venni a te; che queste nostre pene Che mondo mai, che nova 100 Là dove spesso il tuo stupendo incanto Immensità, che paradiso è quello Parmi innalzar! dov' io, Sott' altra luce che l' usata errando, Il mio terreno stato 105 Né si dilegua pria, che in grembo a morte. E tu per certo, o mio pensier, tu solo Vitale ai giorni miei, Cagion diletta d' infiniti affanni, Meco sarai per morte a un tempo spento: 120 Ch' a vivi segni dentro l' alma io sento Cresce quel gran delirio, ond' io respiro. Angelica beltade! 130 Parmi ogni piú bel volto, ovunque io miro, Il tuo volto imitar. Tu sola fonte D'ogni altra leggiadria, Sola vera beltà parmi che sia. Da che ti vidi pria, Di qual mia seria cura ultimo obbietto Quante volte mancò? Bella qual sogno, Nella terrena stanza, 135 140 Nell' alte vie dell' universo intero, Che chiedo io mai, che spero 145 Altro che gli occhi tuoi veder piú vago? Altro piú dolce aver che il tuo pensiero? ῦν οἱ θεοὶ φιλοῦσιν, ἀποθνήσκει νέος. Muor giovane colui ch' al cielo è caro. MENANDRO. Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte Ingenerò la sorte. Cose quaggiú sí belle Altre il mondo non ha, non han le stelle. Nasce dall' uno il bene, Nasce il piacer maggiore Che per lo mar dell' essere si trova; L'altra ogni gran dolore, Ogni gran male annulla. Bellissima fanciulla, Dolce a veder, non quale La si dipinge la codarda gente, Accompagnar sovente; E sorvolano insiem la via mortale, Primi conforti d'ogni saggio core. Né cor fu mai piú saggio Che percosso d'amor, né mai piú forte 5 10 15 Sprezzò l'infausta vita, Né per altro signore Come per questo a perigliar fu pronto: Ch'ove tu porgi aita, Amor, nasce il coraggio, O si ridesta; e sapiente in opre, 20 Vede omai senza quella Nova, sola, infinita Felicità che il suo pensier figura: Ma per cagion di lei grave procella Dinanzi al fier disio, Che già, rugghiando, intorno intorno oscura. Poi, quando tutto avvolge La formidabil possa, E fulmina nel cor l'invitta cura, 40 45 |