18. Dunque primieramente in provvedere A se di novo capo in quelle strette Porre ogni lor pensier le affitte schiere Per lo scampo comun furon costrette: Dura necessità, ch'uomini e fere Per salute a servaggio sottomette, E della vita in prezzo il mondo priva Del maggior ben per cui la vita è viva. 19. Stabile elezion per or non piacque Far; né potean; ma differire a quando In Topaia tornati, ove già nacque La piú parte di lor, la tema in bando Avrian cacciata, e le ranocchie e l'acque E seco il granchio barbaro e nefando, Né credean ciò lontan lunga stagione, Avrian posto in eterna obblivione. 20. Intanto il campo stesso, e la fortuna Commetter del ritorno, e dei presenti Consigli e fatti dar l'arbitrio ad una Militar potestà furon contenti. Così quando del mar la vista imbruna, Popol battuto da contrarii venti Segue l'acuto grido onde sua legge Dà colui che nel rischio il pin corregge. 21. Scelto fu Rubatocchi a cui l'impero E fama è che insin oggi appo i ranocchi 22. Né Rubatocchi chiameria la madre 23. Mancan Giulii e Pompei, mancan Cammilli E Germanici e Pii, sotto il cui nome Che un gran nome suol far di fango intriso? 24. Intanto a studio là nel Trasimeno 25. Se questo modo, ond' hanno altri conforto, Piacesse a noi di seguitar per gioco, In molte acque potremmo ire a diporto, 26. Tant' odio il petto agli stranieri incende Del nome italian, che di quel danno Onde nessuna gloria in lor discende, Sol perché nostro fu, lieti si fanno. Molte genti provàr dure vicende, E prave diventàr per lungo affanno; Ma nessuna ad esempio esser dimostra Di tant' odio potria come la nostra. 27. E questo avvien perché quantunque doma, Serva, lacera segga in isventura, Ancor per forza italian si noma Quanto ha più grande la mortal natura; 28. Né Roma pur, ma col mental suo lume E del goffo stranier, ch' oggi presume 29. Senton gli estrani, ogni memoria un nulla Esser a quelle ond'è l' Italia erede; Sentono, ogni lor patria esser fanciulla. Verso colei ch'ogni grandezza eccede : E veggon ben che se strozzate in culla Non fosser quante doti il ciel concede, Se fosse Italia ancor per poco sciolta. Regina torneria la terza volta. 30. Indi l'odio implacato, indi la rabbia, Lei che fra ceppi, assisa in su la sabbia, 31. Di Roma là sotto l'eccelse moli, 32. Ma Rubatocchi, poi che della cura : 13 |