Fere lo Sol lo fango tutto 'l giorno: Vile riman: nè il Sol perde calore. Dice uom altier: gentil per schiatta torno: Che gentilezza sia fuor di coraggio Se da virtute non ha gentil core; E il Ciel ritien la stella e lo splendore. Dio creator più ch' a' nostr' occhi 'l Sole. Del giusto Dio beato compimento. Così dar dovria' vero La bella donna, che negli occhi splende, A chi amar da lei mai non disprende. (Sendo l'anima mia a lui davante;) E alla reina del reame degno, Per cui cessa ogni fraude. Dir gli potrò: tenea d' angel sembianza. Non mi sie fallo, s' io le posi amanza. II. La bella stella, che il tempo misura, E come quella fa di sua figura A giorno a giorno il mondo illuminato: Alli gentili, ed a quei c' han valore, Perocchè vede in lei perfetta luce, 1 venerare? Piena virtute a chi se n' innamora; E questa è che colora Quel ciel d' un lume, ch' agli buoni è duce Con lo splendor, che sua bellezza adduce. Da bella donna, più ch' io non diviso, Son io partito innamorato tanto, Quanto convene a lei; E porto pinto nella mente il viso, O bella donna, luce ch' io vedrei, Dice tra sè piangendo il cor dolente, D' intelletto a parlar così altamente, E viemmi di vederla un desidero, Che la mia voglia sprona Pur ad amarla, e più non m' abbandona; Lasso! morir non oso, E mia vita dolente in pianto meno. Es' io non posso dir mio duolo appieno, Ciascun, cui tiene il mio signore a freno, Riede alla mente mia ciascuna cosa, E fo come colui che non riposa, Da lei mi vien d'ogni cosa il martire: Tanto più di ragion mi dee dolere: 1attutare, amorzare, spengere. Ne' suoi sembianti verso me turbata, Cotal m' è or, quale mi fu a vedere, Dietro al desio, che a madonna mi tira El grande lacrimar che mi distrugge, E non saprei io dir qual io divegno: E la figura sua, ch' io dentro porto, Giammai trovar chi mi desse conforto, Finch' io sarò dal suo bel viso scorto. Tu non sei bella, ma tu sei pietosa, Canzon mia nova, e cotal te n' andrai Per avventura da madonna udita. Parlerai riverente e sbigottita, Pria salutando, e poi sì le dirai Com' io non spero mai Di più vederla anzi la mia finita, Perch' io non credo aver sì lunga vita. SONETTO. Gentil donzella, di pregio nomata, La deità dell' alto Dio d' amore; Che non è donna ch'aggia in se beltate, Per voi tutte beltà sono affinate, E ciascuna fiorisce in sua maniera JACOPO DA LENTINO (NOTAJO). Fiori verso il 1250. CANZONE. Madonna, dir vi voglio Come l' Amor m' ha priso. Che voi, bella, mostrate, e' non m' aita. Ahi lasso! lo meo core In tante pene è miso, Che vive, quando muore, Per bene amare, e teneselo a vita. Dunque morira' eo? No: ma lo core meo Alcuna cosa ho detto: naturale vide male. Cor non lo penseria, nè 'l diria lingua. Foco aggio, che non credo mai s' estingua. Anzi, se pur alluma, Perchè non mi consuma? Madonna, sì mi avvene e non mi grana. Ch' eo non posso invenire, La propria cosa, ch' eo sento d'amore. E' parmi uno spirito, Ch' al cor mi fa sentire, E giammai non son chito, S' eo non posso trar lo suo sentore. Lo non poder mi turba, e sè riprende; Com' uom che pinge e sturba, M'è mare tempestoso: Ed eo, siccom' la nave ove s'apprende. Che gitta alla fortuna ogni pesanti, Di loco periglioso, Similemente eo gitto A voi, bella, li miei sospiri e pianti: Es' eo non li gittasse, A voi, donna spietata, Com' eo so 'nnamorato: in suo disio. e posar crio. 1 Ma credo che dispiacerìa voi pinto. Perchè a me solo, lasso! Cotal ventura è data? Perchè non minde 2 lasso? Non posso: di tal guisa Amor m' ha vinto. Ben vorria che avvenisse Che lo meo core uscisse a voi, sdegnosa: Chè Amore a tal m' addusse Che, se vipera fusse, Naturia perderia: Ella mi vederia? fora pietosa. |