Ma lasso or più di lui cura non prendi, Nè sa, se resti, o torni, Perchè tu nol vuoi teco, e nol mi rendi. Qual fine avrà così nuovo martire? Non chieggo lieta sorte, Ma dammi vita, o morte, Che questo non è viver, nè morire. PAOLO ROLLI. 1687-1784. CANZONETTE. I. Solitario bosco ombroso A te viene afflitto cor Per trovar qualche riposo Ogni oggetto ch' altrui piace, Ho perduto la mia pace, Son' io stesso in odio a me. La mia Fille, il mio bel foco, Ahi la cerco in ogni loco, E pur so ch' Ella partì. Quante volte, o fronde amate Quanto rapido fuggì! Dite almeno amiche fronde, Sento un dolce mormorio, Ahi ch'è il suon del rio che frange Ma se torna, fia pur tardo II. Se tu m' ami, se sospiri Sol per me, gentil pastor; Ma se pensi che soletto Facilmente a t' ingannar. Fù già caro un solo amante, Il mio sesso è men costante, Perchè il vostro ha men virtù. Bella rosa porporina Oggi Silvio sceglierà, Con la scusa della spina, Ma degli uomini 'l consiglio Scelgo questo, scelgo quello, Quel di questo ha meglio odor. Colti tutti, e poi serbati; Un bel serto se ne fa, Che su 'l crine o al sen portati, ONOFRIO MINZONI. Nato circa il 1690. Morte di Sansone. SONETTI. I. Con quella forza, ch' ogni forza eccede, Sanson del Tempio le colonne abbraccia, Ambe le tira a se, da se le caccia, E torce, e strappa in fin dalla lor sede. Il tetto già precipita: si fiede, Si lacera, si stritola, si schiaccia A cui la nuca e 'l dosso, a cui la faccia, Da tale avel non più cieca ed inulta II. Dal fondo ancor di sì confuso ammasso 66 Non le rampogna no, solo le guata III. Ecco venir la femmina perversa, Ecco venir la traditrice putta: Ma da quella, che fu, quanto e diversa, Or che del suo fallir coglie le frutta! Straccia il crin, batte il sen, lagrime versa Lorda, sciancata, estremamente brutta: E d' ulceri, com' è, tutta cospersa Tutta si vela, si rannicchia tutta. Pur tiene ancor quell' anima ribalda In mano strette le recise chiome, Onde una volta andò sì lieta e balda. Mostrale, o volpe, e nelle usate forme Schiamazza, insulta di Sansone il nome: L' hai su' ginocchi ancora, ancora ei dorme. IV. Voce non già, ma folgore fu questa, Cercando appoggio, dove accese amore: Teco l'intera turba si spaventa, Un enorme Demon, che se le avventa, Grecia, ah Grecia, ti scuoti: Eccoti i fieri D' Asia: già sento i gridi all' aria sparsi. Pirro un tempo discese, e surse il grande Turco lo preme, e incendio, e terror spande: CARLO INNOCENZIO FRUGONI. 1692-1768. SONETTI. Almo Sol, che rimeni il sempre amaro Il dì, e la luce seco venner manco Me selce aspra vedrà contra 'l dolore Farmi nè trar sospiro? Oh non pur anco |