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LIBRO TERZO.

SOMMARIO. I. Elezione del nuovo pontefice, Benedetto XI: e sue qualità. Suoi primi atti: nomina del Cardinale da Prato a paciaro in Toscana. II. Discordie tra' Neri in Firenze: Rosso della Tosa col popolo grasso, e Corso Donati co' Grandi e Popolo minuto. III. Intervento de' Lucchesi, chiamati dal Comune per pacificatori. Le due fazioni vengono alle mani. Corso assale il palagio della Signoria. Si rinnova l'ufficio, raddoppiandolo. Baldanza dei Grandi: esecuzione degli Ordinamenti di Giustizia contro i Tornaquinci. IV. Giunge in Firenze il Cardinal da Prato, paciaro. Pacificazione de' Neri tra loro. Pacificaziono di Neri con Bianchi e Ghibellini; mal veduta dai Neri, specialmente della parte di Rosso. Loro atti per impedire che proceda innanzi. La Signoria dà commissione per la esecuzione della pace. — V. In questo mezzo i Neri inducono maliziosamente il Cardinale a uscire di Firenze per assicurarsi di Pistoia: sua andata a Prato e a Pistoia. Tornando a vuoto da quest'ultima città, Prato gli si rivolge contro. — VI. Ritorno del Cardinale a Firenze; e scomunica de' Pratesi. L'esercito fiorentino esce contro Prato, che tratta accordo. Intanto in Firenze le discordie di Parte Nera, tra popolani grassi e i Grandi e il popolo minuto, si fanno più gravi. VII. Il Cardinale affretta la pace. Venuta di capi di parte Bianca e Ghibellina in Firenze sotto sicurtà. Slealtà de' Neri, e poco animo de' Bianchi e de' Cavalcanti. I Bianchi e Ghibellini si partono. Il Cardinale, temendo offesa, lascia sdegnato la città e torna al Pontefice. - VIII. La città riprende le armi. Neri e Cavalcanti. Incendio spaventoso, attaccato da' Neri con fuoco lavorato. Cacciata de' Cavalcanti. - IX. Sbigottimento de' cittadini. I capi di Parte Nera vanno a Perugia a scusarsi al Papa. Morte di Benedetto XI. X. Ardito disegno de' fuorusciti per rientrare in Firenze, e come fallisce loro, per colpa del Baschiera. XI. Giudizi e osservazioni su questo tentativo dei fuorusciti. - XII. Elezione del nuovo Pontefice, francese, col nome di Clemente V: sua incoronazione; sue relazioni col re di Francia. XIII. I Neri, che già avevano tentato d'aver Pistoia per mezzo del Cardinale da Prato, vi rivolgono novamente le mire, e le pongono assedio. - XIV. Assedio di Pistoia. · XV. Gli amici de' Pistoiesi impetrano dal Pontefice la venuta d'un Cardinale Legato in Toscana, che è Napoleone Orsini. Ciò determina i Neri a trattare colla città, la quale, ridotta agli estremi, si rende a patti, che poi non sono osservati. Sdegno del Legato, che va a Bologna. XVI. Condizioni di Parte Guelfa di là dall' Appennino, dopo avere Giberto da Correggio, signore di Parma, procurata la ribellione di Reggio e Modena al marchese di Ferrara. XVII. Bologna, già divenuta Nera e cacciati i Bianchi e i Ghibellini, caccia poco stante lo stesso Legato. Questi, dopo tentati inutilmente i Neri di Firenze, fa in Arezzo una radunata di forze bianche e ghibelline, la quale, per sua o dappocaggine o tristizia, va a male ed è l'ultima che i fuorusciti facciano. XVIII. Il Cardinale, abbandonato dai Bianchi, è dileggiato dai Neri e da essi tenuto a bada con finti negoziati di pace, finchè vien rimosso dalla legazione. Discordie di Parte Ghibellina in Arezzo. XIX. Si riaccendono le discordie de' Neri fiorentini,

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tra la fazione di Corso Donati e quella di Rosso della Tosa. Corso si apparec chia alle offese. XX. La parte di Rosso si solleva. La Signoria cita e sbandisce i Donati e i Bordoni. Essi si afforzano e sono combattuti. Loro fuga. XXI. Morte di Corso Donati. Sue qualità. XXII. Relazioni in che trovavasi a questo punto il Comune di Firenze colla Chiesa; scomunica della città; clezione di nuovo vescovo, e maneggi de' Neri per essa. XXIII. Vacando l'Impero, la Chiesa, per iscuotere da sé la tirannide del Re di Francia e lo scredito che questa le attira, procura la elezione di un buon imperatore. È eletto Arrigo conte di Lussemburgo. XXIV. Arrigo, tuttochè sconsigliato per opera de' Fiorentini, discende in Italia e si avvicina a Milano. XXV. Arrigo, incamminato verso Pavia, è indotto da Matteo Visconti a rivolgersi a Milano, con poca sodisfazione di Guido della Torre. XXVI. Arrigo entra

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e pacifica Milano. Sua incoronazione e corte. XXVII. Malcontento e tumulti in Milano. Cacciata de' Torriani; trionfo dei Visconti. L'Imperatore lascia la città, affidandola a Matteo Visconti ed al Vicario imperiale. XXVIII. Ribellione di Cremona dall' Imperatore, alla quale danno aiuto i Neri di Firenze. Arrigo cavalca verso Cremona, v'entra e imprigiona i ribelli. XXIX. Ribellione di Brescia e assedio. Arrigo l' ha, dopo lunga guerra, a patti. XXX. Arrigo passa a Pavia e a Genova, dove è molto onorato; ivi gli muore la moglie. XXXI. Giberto da Correggio, con l'aiuto de' Fiorentini, ribella Parma e Reggio all'Imperatore, e gli ritoglie Cremona, dove rauna fuorusciti di Milano e di Brescia, La Lombardia novamente sconvolta. XXXII. Artifizi e provvedimenti usati dai Neri fiorentini contro l'Imperatore presso il re di Francia e il Papa, servendosi special. mente presso quest' ultimo del cardinale Pelagrù, Legato pontificio a Bologna per la guerra di Ferrara. XXXIII. Morte d'uno de' nunzi pontificii ad Arrigo, del Vescovo di Liegi e de' due ambasciatori fiorentini al Papa. XXXIV. Condizioni politiche della Toscana durante la discesa di Arrigo. Lega guelfa toscana contro l'Imperatore. Ricevimento che vi avevano trovato gli ambasciatori di lui. Disegni ch' egli aveva fatti circa la via da te. nere per venire in Toscana. — XXXV. Venuta di Arrigo, per Genova, a Pisa. Firenze non gli manda ambasciatori, confermando per tal modo l'ostilità già mostratagli col dispregiare e disobbedire gli ambasciatori suoi. Guerra scoperta tra Firenze ed Arrigo. — XXXVI. Arrigo passa da Pisa a Roma e si ristringe coi Ghibellini. Pratiche de' Fiorentini con re Ruberto di Napoli. Incoronazione d'Arrigo in San Giovanni Laterano. XXXVII. Giustizia di Dio contro i Neri. Quanti e chi fossero rimasti i capi di parte Nera. XXXVIII. Qualità e fine di Rosso della Tosa. Suo parentado. - XXXIX. Qualità e fine di Betto Brunelleschi. XL. Qualità e fine di Pazzino de' Pazzi. XLI Morti atrocemente i principali capi de' Neri, rimane a triste vita un d'essi, Geri Spini. XLII. Conclusione.

1. Elezione del

Nostro Signore Iddio, il quale a tutte le cose pro nuovo pontefice, vede, volendo ristorare il mondo di buono pastore, sue qualità Suoi provide alla necessità de' Cristiani. Perchè chia

Benedetto XI; e

1 Ritorna, in principio di questo III libro, all'idea fin dalle prime pagine accennata, della parte che

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ha la Provvidenza divina nelle cose

umane.

2 Per lo che, Per la qual cosa. »

primi atti: nomina del Cardinale da Prato a paciaro in Toscana (ottobre 1303gennaio 1304).

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mato fu nella sedia di San Piero papa Benedetto, nato di Trevigi, frate predicatore e priore generale, uomo di pochi parenti e di picciolo sangue, constante e onesto, discreto e santo. Il mondo si rallegrò di nuova luce. Cominciò a fare opere piatose: perdonò a' Colonnesi, e restituilli ne' beni. Nelle prime digiuna fece due cardinali: l'uno, inghilese; l'altro fu il vescovo di Spuleti, nato del castello di Prato, e frate predicatore, chiamato messer Niccolao, di piccioli parenti ma di grande scienzia, grazioso e savio, ma di progenie ghibellina: di che molto si rallegrorono i Ghibellini e' Bianchi; e tanto procurorono, che papa Benedetto il mandò paciaro in Toscana.

tra' Neri in Firenze: Rosso della

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II. Discordie Innanzi alla sua venuta, si palesò una congiura ordinata da messer Rosso dalla Tosa, il quale tutto ciò che facea e procurava nella città, era per avere la signoria a guisa de' signori di Lombardia. E molti guadagni lasciava, e molte paci facea, per avere gli animi degli uomini pronti a quello che egli disiderava. ?

Tosa col popolo grasso, e Corso Donati co' grandi e popolo minuto (.... 1304; febbraio ....

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Benedetto XI, di Treviso, domenicano. Il brevissimo pontificato di quest'uomo virtuoso suscitò grandi speranze, delle quali par quasi risuoni un eco nelle parole usate qui (e in III, XII) dal nostro istorico.

4 Perseguitati, come vedemmo, dal suo antecessore Bonifazio.

5. Ne'primi digiuni », cioè più prossimi alla sua elezione: e intendevano propriamente delle Quattro Tempora.

6 Conosciuto sotto il nome di Cardinal da Prato vescovo d' Ostia e di Velletri, e prima di Spoleto, e Procuratore generale dell' Ordine domenicano; e molto addentro nelle cose pubbliche. Di lui, G. VILLANI (VIII, LXIX), con parole da avvicinarsi a queste di Dino: Questo messer Niccolò

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7 Se si confronta questo ai precodenti paciari pontificii in Firenze, parrà molto savia e leale la nomina che il buon Benedetto faceva, di uomo che per l'abito per la dignità e pel mandato doveva favorire i Guelfi, per i propri sentimenti poi e per le aderenze era amico de' Ghibellini e de'nuovi loro alleati, i Guelfi Bianchi.

1 Cioè quella specie di principato che con varii nomi e titoli avevano, per esempio, in Verona gli Scaligeri, in Milano i Torriani o i Visconti, in Parma i signori da Correggio, nelle varie città di Romagna i Polentani, i Malatesta, ec. In Toscana, invece, l'ordinamento de' Comuni era schiettamente repubblicano: signori, nel senso che la parola aveva in Lombardia (i tiranni di Romagna ». di Dante; Inf. xxvII, 38), non si conoscevano. Lombardia, intendevano in genere l'Italia superiore ».

2 Accenna ad atti co' quali Rosso mostrava, da un lato, generosità, dall'altro, animo conciliativo e mite. In que' tempi di fazioni erano frequenti le sentenze per rifacimento di danni,

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Messer Corso Donati nonne scusava moneta: ogni uo, chi per paura, chi per minaccie, gli dava dol suo; non lo chiedeva, ma facea sembiante di volere.

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I due nimici si guardavano a' fianchi. Messer Rosso temea l'abbominio de' Toscani, se contro a messer Corso avesse procurato; temea i nimici di fuori, e procurava d'abbassarli prima che contro a messer Corso mostrasse sua nimistà; e temea il nome che avea della parte, che il popolo non si turbasse: teneasi col popolo grasso, però ch'erano le sue tanaglie, e pigliavano il ferro caldo. E messer Corso, 10 per l'animo grande" che avea, alle piccole cose non attendea e non si dichinava, e non avea l'amore di cotali cittadini per sdegno. Si che, lasciando il popolo grasso, co' grandi si congiurò, mostrando molte ragioni come eglino erano prigioni e in servitù d'una gente di popolani

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multe, e simili: a questi benefizi ri-
nunziava, pe' suoi secondi fini, il To-
singhi, e piuttosto si pacificava con
le persone in favor suo condannate.
3 All' incontro messer Corso
(l'A. vuol far risaltare, per opposizione,
i modi umani e lusinghieri di Rosso
e la durezza e la prepotenza di Corso)
non trascurava, non lasciava andare
(nonne [cfr. II, xxvi, 191 scusava), nes-
suno di que' guadagni che messer Ros-
so lasciava; anzi se ne procurava quan-
ti più poteva. »

4 Intendi il guardarsi non come un reciproco, cioè « guardarsi l'un l'altro, scambievolmente »; ma interpretandolo, come neutr. pass., per

guardare intorno a sẻ », spiega tutta la frase: guardavano come e da chi erano circondati, considerando su quali aiuti potessero confidaro e da quali nemici dovesser difendersi ». Ciò che segue non è che lo svolgimento di questa sentenza. Vedila, tal quale, nel seg. passo del Convito (IV, VI): Ponetevi mente, nemici di Dio,

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Guelfi neri, fossero per abbominario (cfr. I, x, 25), se avesse macchinato (procurato; cfr. II, xvII, 23) contro Corso, considerato come il caporione della parte.

6. I fuorusciti, e Bianchi e Ghibellini, che avrebbero potuto approfittare della loro inimicizia.

7. Temeva il nome che Corso aveva del maggior Guelfo che vi fosse, di primo tra i Guelfi (a della parte sottintendi guelfa; cfr. II, xxxi, 8); e temeva che in conseguenza di tale sua autorità e rinomanza, il popolo (specialmente minuto) prendesse le difese di lui contro Rosso medesimo. > * Cfr. I, v. 7.

9 Efficacissima figura : « se ne serviva come di strumenti per propria comodità e vantaggio ». Si rammenti che il popolo grasso sedeva al governo del Comune.

19 Qui la congiunzione ha forza maggiore della ordinaria sua propria; come se dicesse: Messer Corso poi, ec.». 11 Superbia, Alterigia ambiziosa: ctr. II, xxш. 7.

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grassi, anzi cani," che gli signoreggiavano e togliènsi gli onori per loro: o cosi parlando, raccolse tutti i gran cittadini che si teneano gravati, e tutti si giurarono. Nella qual fu messer Lottieri dalla Tosa, vescovo di Firenze, e messer Baldo, suo nipote, in però che messer Rossellino suo consorto si tenea uno suo castello e' fedeli; 18 e non se ne osava dolere, mentre che papa Bonifazio visse. E furonvi i Rossi, i Bardi, i Lucardesi, i Cavalcanti, i Bustichi, i Giandonati, i Tornaquinci quasi tutti, i Manieri, e parte degli Adimari; e molti popolani vi furono. 20 E in tutti, tra di famiglie e popolani," furno XXXII i giurati; e diceano, sopra il grano venuto di Puglia che si dava per bocche al popolo: « I popolani sono gravati, e tolto il loro colle grandi imposte, e poi convien loro mangiare le stuoie, dicendo che le tagliavano nel grano, perchè la misura crescesse.

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Il popolo grasso cominciò a temere, gli amici di messer Corso montarono: ma non tanto; chè ne' consigli e nelle raunate smentivano messer Corso: 7 molto il perseguitavano i Bordoni, che eran popolani arditi e arroganti; e più volte lo smentirono, e non guardavano a maggioranza d' aversari, nè che avvenire ne potesse; del Comune traevano assai guadagno, e le lode gli sormonta29 Non però i seguaci di messer Rosso gli lascia vano mole

vano.

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