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LIBRO SECONDO.

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Dino raduna i fesa della città.

SOMMARIO.-I. Ai Guelfi Neri di Firenze. II. Papa Bonifazio VIII fa paciaro in Toscana Carlo di Valois, a danno de' Guelfi Bianchi. III. Ambascerie de' Neri o de' Bianchi a Carlo in Bologna, e suo passaggio dinanzi a Pistoia. IV. Carlo di Valois in Corte di Roma. Ambasceria de' Guelfi Bianchi al Pontefice. V. Nuova Signoria in Firenze, la quale tenta invano e con soverchia dolcezza la pacificazione delle parti. Pessima disposizione de'Guelfi Neri. VI. Carlo viene a Siena, e manda a Firenze ambasciatori, che sono ricevuti dalla Signoria. — VII. La Signoria, richiesto prima il Consiglio di Parte Guelfa e delle Arti, manda ambasciatori a Carlo, a fargli giurare la sicurezza della città. I Neri ne affrettano la venuta. cittadini in San Giovanni, esortandoli alla concordia e all Falsi giuramenti e maligne parole. IX. Arrivo di Carlo di Valois in Firenze, e suo ricevimento. X. La Signoria elegge cittadini d' ambedue le parti, e si consiglia con loro della salute della città. Proposta d'una nuova Signoria mista di Bianchi e di Neri; perchè non potuta accettare da' Priori dell'ottobre. XI. Tornano da Roma due degli ambasciatori. La Signoria si rimette nella volontà del Pontefice, e, segretamente, chiede un suo Legato. Lo risanno i Neri: loro timori e supposizioni. Com'era internamente ordinata Parte Nera. - XII. I Priori acconsentono alla proposta d'una nuova Signoria mista. L'arroganza de' Neri ne impedisce l'esecuzione. Animosa onestà di Dino. XIII. Insidie di Carlo contro i Priori: parlamento in Santa Maria Novella. Consigli che vengon dati alla Signoria e suoi provvedimenti. — XIV. Minacce e apparecchio de' Neri, impaccio e dappocaggine de' Bianchi. — XV. I Neri incominciano scandalo. Primo sangue per mano de' Medici. Gli Ordinamenti di Giustizia rimangono senza effetto. La città si arma. — XVI. Pratiche di conciliazione fra potenti famiglie di Parte Bianca e di Parte Nera: come questo fatto noccia ai Bianchi. — XVII. Carlo chiede alla Signoria la guardia della terra e delle porte: la quale, per Oltrarno, gli è, però senza le chiavi, concessa. Sua mala fede. Ritorno degli sbanditi, e violenza de' Tornaquinci. Smarrimento della Signoria. - XVIII. Simulazione di Carlo verso la Signoria. Corso Donati in Firenze. Carlo chiede alla Signoria statichi dalle due parti, e manca vituperosamente di fede a quelli di Parte Bianca. XIX. La Signoria, dopo chiamati inutilmente i cittadini alla difesa, incominciandosi la distruzione della città, esce di ufficio. Riforma dello Stato con una nuova Signoria di Priori Neri. Elezione di nuovo Potestà. XX. Corso Donati; Carlo di Valois; Donati, Rossi, Tornaquinci, Bostichi: loro ruberie e malefizi. XXII, XXI. Vittoria de' Neri. Difesa de' vecchi Priori Bianchi. Ai cittadini colpevoli della distruzione della città. XXIII. Caduta e sperpero dei Guelfi Bianchi. XXIV. Valore e lealtà del giovane Baschiera Tosinghi. XXV. Andata di Carlo a Roma. Inique e fraudolenti condanne di Bianchi, dopo il suo ritorno in Firenze. Proscrizione d' aprile 1302. - XXVI. La Signoria della città rimane ai Guelfi Neri. XXVII. I Neri conducono Carlo anche contro Pistoia, tenuta sempre da' Cancellieri Bianchi. Vani tentativi. Solamente più tardi i Pistoiesi perdono le castella di Serravalle e del

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Cronica di Dino Compagni.

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Montale. XXVIII. Carlo di Valois parte di Firenze per la impresa di Sicilia. Persecuzione de' Neri contro gli usciti Bianchi, i quali, si rifugiano in Arezzo presso Ugucciono della Faggiola, in Forli, in Siena. Loro disavventura al castello di Piantravigne. XXIX. I Bianchi e i Ghibellini, aiutati dagli Ubaldini e da' Pisani, guerreggiano in Mugello. Seconda sventura, per imprudenza d' uno de' fuorusciti. XXX. Terza disavventura dei Bianchi, respinti dalla spedizione di Pulicciano tentata insieme coi Ghibellini. Ne rimangono presi e morti: il che rafforza e assicura l'amicizia tra Ghibellini e Bianchi. XXXI. La divisione di Parte Guelfa è compiuta. I nomi di Guelfo e Ghibellino, associatisi coi Ghibellini i Bianchi già Guelfi, si confondono stranamente. XXXII. I Neri tentano l'impresa di Bologna; ma la città è ben difesa da una fazione de' Guelfi bolognesi, e dai Bianchi fiorentini. Lega di Romagna, alla quale partecipano Bianchi e Ghibellini toscani. XXXIII. I Bianchi cavalcano dal Mugello nel fiorentino, e si uniscono cogli Aretini, prendendo alcune castella: ma non sanno valersi dell'occasione. Uguccione è rimosso dalla potesteria d'Arezzo. XXIV. Discordia in Firenze nella parte Nera tra i popolani grassi e Corso T ti. Malumore contro la Signoria. Sindacato de' fatti passati. Rimpatrio de' confinati. — XXXV. Cattura e morte di Bonifazio VIII: come sentita dai Bianchi e dai Neri. - XXXVI. I Bianchi e Ghibellini, sotto il comando di Tolosato degli Uberti, radunansi ad Arezzo. Impresa di Ganghereto e di Laterina.

di Firenze.

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I. Ai Guelfi Neri Levatevi, o malvagi cittadini pieni di scandoli, 3 e pigliate il ferro e il fuoco con le vostre mani, e distendete le vostre malizie. Palesate le vostre inique volontà e i pessimi proponimenti; non penate più; andate e mettete in ruina le belleze della vostra città. Spandete il sangue de' vostri fratelli, spogliatevi della fede e dello amore, nieghi l'uno all'altro

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1 Sull'uso e ragione di tali digressioni nella storia di Dino, cfr. I, I, 1, e luoghi ivi cit. Con questa, che incomincia il secondo libro, prepara l'animo de' lettori al triste spettacolo degli eccessi dei Neri, per opera dei quali, e per la venuta, da essi procurata, di Carlo di Valois, vedremo manomesse la libertà e la dignità della patria, desolata la città, esiliati i Guelfi Bianchi, ec.

2 Propriamente, i Neri.

E questa, pur troppo, non è metafora nè iperbole. Vedremo (II, XIX e seg.; e III, vin) il guasto dato dai Neri alla propria città.

4 < Diffondete, Spargete intorno a voi, Accrescete nel loro numero e ne' loro effetti, le vostre malvagità, le vostre opere cattive. » Come in documenti del tempo:.... pro obvian

....

do malitiis exbannitorum pro re>sistendo maliciis exbannitorum ». È anche in II, v, IX, XXII.

5 In questo secondo libro, della discordia de' Bianchi e Neri si descrive, per così dire, la esteriore e palese consumazione, del pari che nel primo la preparazione interna, e nel terzo gli effetti e le conseguenze. Avvertasi, 1o, che il tono della invettiva è ironico, figurando l' A. di confortare ed eccitare i Neri a quelli eccessi, dei quali, pur troppo senza bisogno d' altrui conforto, o'si erano fatti rei; 2o, che l' A. finge di parlare non a cose avvenute, ma nel momonto stesso al quale si trova con la sua storia.

Le cose belle: anche in III,xv. 7 I Guelfi Bianchi: fratelli a' Neri, di patria e di parte.

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aiuto e servigio. Seminate le vostre menzogne, le quali empieranno i granai de' vostri figliuoli. Fate come fe'Silla nella città di Roma, che tutti i mali che esso fece in x anni, Mario in pochi di li vendicò. Credete voi che la giustizia di Dio sia venuta meno? pur quella del mondo rende una per una.' "Guardate a'vostri antichi, se ricevettono merito nelle loro discordie: barattate gli onori ch'eglino acquistorono. Non vi indugiate, miseri: chè più si consuma in un di nella guerra, che molti anni non si guadagna in pace; e picciola è quella favilla, che a distruzione mena un gran regno.

II. Papa Bonifazio VIII fa paciaro in Toscana Carlo di Val is, a danno de' Guelfi Bianchi (1301, autunno).

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Divisi cosi i cittadini di Firenze, cominciarono a infamare l'uno l'altro per le terre vicine, e in Corte di Roma a papa Bonifazio, con false informazioni. E più pericolo feciono le parole falsamente

8 I Neri coprivano il loro maltalento con l'accusa che davano a'Bianchi di tener parte ghibellina.

Ironicamente: che saranno la rovina delle vostre famiglie ».

10 Qui, e in II, xx, veggasi una traccia di quelle ricordanze dell'antiche istorie, a cui fin dal principio (p. 3) il Compagni ha accennato. Tali reminiscenze e confronti erano, del resto, comuni e proprie del tempo. Dino, lasciando qui l'ironia, paragona il malgoverno dei Neri alla oligarchica dominazione Sillana, e la rivincita di Mario a quella che egli sperava e prediceva vicina de' Guelfi Bianchi e de' Ghibellini sopr' essi i Neri. È bensi da notare, come la vendetta la quale Mario fece in pochi dì, cioè la strage de' Sillani che durò cinque giorni e cinque notti, quando, essendo Silla in Asia contro Mitridate, egli ritornò in Roma (a, di R. 667; av. C. 87), non venne dopo dieci anni di signoria di Silla, sibbene dopo un solo, il 666, che fu quello del suo consolato e della sua rivolta contro la patria. Forse col decennio Dino ha voluto indicare tutta la im. presa politica di Silla in Roma, dal principio della guerra civile nel tribunato di Sulpizio (666) fino al ritiro di lui dittatore dalla cosa pubblica (675), che di poco precedé la sua morto (676): ma convien dire, per lo meno, che questo concetto non gli venisse felicemente significato; perchè

di que' dieci anni Silla ne passò in
Asia, per cagion della guerra Mitri-
datica, ben quattro (667-681); e di Ma-
rio, che mori (668) tre anni innanzi al
ritorno di Silla in Italia, sarà proprio
il dire che con le stragi del 67 vendi-
casse gli eccessi di Silla console (666),
ma non quelli del dittatore (675-675).
Anche la giustizia del mondo
a ciascuna copa dà la debita punizio-
ne: tanto più la giustizia di Dio».
12 Cir. I, II, 5.

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13 Avendo, con rinnovata ironia, esortati i cittadini a far mercato de' privilegi e della libertà della patria, segue ammonendoli si sollecitino, finchè riman loro di che fare cotesta baratteria: chè le discordie (la guerra), in mezzo alle quali vivono, consumano, ancorché non paia, e distruggono velocemente quello che, in pace, i loro

antichi con molta fatica e con lun

› ghissimo tempo hanno acquistato » (I, 11). Queste ultime linee del cap. ricordano la stupenda ironia di Dante contro Firenze nella fine del vi del Purgatorio, non che l'altra sul principio del xxvi dell' Inferno: come la picciola favilla è imagine affine alla dantesca (Parad. 1, 34): « Poca favilla > gran fiamma seconda ».

1 Cioè come ha narrato nel libro antecedente.

2. Fiorentini con Fiorentini »; ma i calunniatori erano i Neri a carico de' Bianchi.

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dette, in Firenze, che le punte de' ferri. E tanto feciono col detto Papa, dicendo che la città tornava in mano de' Ghibellini, e ch'ella sarebbe ritegno de' Colonnesi; e la gran quantità de'danari mischiata con le false parole; che, consigliato d'abbattere il rigoglio de' Fiorentini, promise di prestare a' Guelfi Neri la gran potenzia di Carlo di Valos de' reali di Francia, il quale era partito di Francia per andare in Cicilia contro a Federigo d'Araona. Al quale scrisse, lo volea fare paciaro in Toscana contra i discordanti dalla Chiesa. Fu il nome di detta commissione molto buono, ma il proponimento era contrario; perchè volea abattere i Bianchi e innalzare i Neri, e fare i Bianchi nimici della casa di Francia e della Chiesa.

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Ill. Ambasce

Essendo già venuto messer Carlo di Valos a Bode' Neri e logna, furono a lui imbasciadori de' Neri di Firenze, usando queste parole: « Signore, merzè per Dio, noi

de'Bianchi di Fi

renze a Carlo in Bologna, e suo passaggio dinanzi a Pistola (1301, agosto).

>

› siamo i Guelfi di Firenze, fedeli della casa di Fran

cia:' per Dio, prendi guardia di te e della tua gente, perchè la nostra città si regge da Ghibellini.' Partiti gli ambasciadori de' Neri, giunsono i Bianchi; i quali con grandissima reverenzia li feciono molte proferte, come a loro signore. Ma le maliziose parole poterono più in lui, che le vere:

3. E maggiore scandalo e danno fecero in Firenze quelle falsità, che ec.

4. Ricovero, rifugio », di questa nobile famiglia romana, contro la quale papa Bonifazio aveva intimata quella crociata a cui amaramente allude Dante (Inf. xxvii, 83-90), e partecipata dalla guelfa Firenze con aiuto di denari e di gente.

5 Sottintendi: tanto fece.

Frase tutta del tempo (« alias , florenorum auri quantitates.... cum maxima florenorum auri quanti> tate.... magnas pecuniae quantita> tes.... »), la quale, qui, fa ripensare a quando Dante (Parad. ix, 127 seg). rinfaccia a Firenze il maledetto fiore (il fiorin d' oro), C' ha disviate le pecore e gli agni, Però che fatto ha lupo del pastore.

7 Cioè de' Bianchi, nelle cui mani era Firenze.

8 Carlo conte di Valois e d'Alen

çon, della casa reale di Francia (de'Ca

dito, e fratello di Filippo IV il Bello. Su lui avea fatto assegnamento papa Bonifazio, per racquistare a' Francesi e a Parte Guelfa l'isola di Sicilia, che fin dal 1282, dopo il famoso Vespro, si era data a re Pietro d' Aragona; e lo aveva chiamato in Italia col titolo di Capitano generale della Chiesa.

9 Federigo I, terzo dei re aragonesi in Sicilia, contando Pietro sopra ricordato e Giacomo. Vedi il c. Vil del Purgatorio dantesco, 112-123.

10 Pacificatore di Parte guelfa e suo afforzatore contro la ghibellina (i discordanti dalla Chiesa).

1 Intendi, detto ciò da' Neri con la solita arte di spacciar sè per i soli veramente rimasti guelfi in Firenze, e perciò fedeli, devoti, della Casa di Francia, patrona di Parte guelfa.

2. È in mano di falsi Guelfi, che in sostanza e di fatto son Ghibellini. » 3 Cioè riconoscendo in lui, essi Guelfi, il principe di sangue francese

peti), era figlio di re Filippo III' Are l'inviato e capitano del Pontefice.

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perchè li parve maggior segno d'amistà il dire guarda come tu › vai, che le proferte. Fu consigliato che venisse per lo cammino di Pistoia, per farlo venire in isdegno co' Pistolesi; i quali si maravigliarono facesse la via di là, e per dubbio fornirono le porti della città con celate armi e con gente. I seminatori degli scandali li diceano: Signore, non entrare in Pistoia, perchè e'ti prenderanno, però ch' eglino ànno la città segretamente armata, e sono uomini di grande ardire e nimici della casa di Francia., E tanta paura li misono, che venne, fuori di Pistoia, per la via d'un piccolo fiumicello, mostrando contro a Pistoia maltalento. E qui s'adempiè la profezia d'uno antico villano, il quale lungo tempo innanzi avea detto: Verrà di ponente un signore su per » l'Ombroncello, il qual farà gran cose: il perchè gli animali che > portano le some, per cagione della sua venuta, andranno su per le cime delle torri di Pistoia. 10 >

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IV. Carlo di

Valnis in Corte

di Roma. Amba

sceria de' Guelfi

Bianchi al Pontefice (1301 settembre-ottobre).

Passò messer Carlo in Corte di Roma, sanza entrare in Firenze; e molto fu stimolato, e molti sospetti li furono messi nell'animo.' Il signore non conoscea i Toscani nè le malizie loro. Messer Muciatto Franzesi, cavaliere di gran malizia, picciolo

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E per timore fornirono le porte (porti, desinenza antiquata) della città ec.

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V Cioè, i Neri (e ricorda il dantesco Inf. xxvIII, 35: Seminator di scandalo e di scisma »): ma i Bianchi avevano armato per difesa, non per offesa; come si ha anche dalla narrazione delle Istorie Pistolesi, p. 14.

8 Cioè, ghibellini: l'opposto di fedeli della casa di Francia.

Cosi le Istorie Pistolesi: Mes> ser Carlo, sentendo lo fornimento > ch' aveano fatto in città ed in contado, gli tenne in parole, e cavalcò > verso Pistoia, e fece la via da Piteccio, e cavalcò per lo greto del> l'Ombrone infine a Ponte lungo: > molta gente di Pistoia gli andò in> contro, e donzelli armeggiando; › ma non poterono tanto fare, che 'l > potessono menare alla città ».

10 Di tali profezie popolari troveremo anche in II, xxvi. Quei somieri che andranno su per le cime delle torri sembra significhino, in gergo profetico, che le torri di Pistoia sarebbero state pareggiate a terra, disfatte, come realmente fu dopo l'assedio del 1306, che furono gittate le mura in terra, che erano bellissi> me, dice il Nostro (III, xv e I, xxvi), e le Istorie Pistolesi descrivono il disfacimento, che durò più di due mesi, di case palagi e torri ».

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