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giore, più dee dirsi vile, se non porte le sue mire e spe anze nell' onore; e al contrario, se questo si vuol seguire, qualunque più vil persona ne contrae valore, se da voler ciò non si distacca. E la via di seguirlo io qui la mostrerò a chiunque ne sia fuori. E comincio, per primo grado, dall'Imperatore: e dico che a lui conviene e spetta difendere la fede cristiana e la Chiesa, e far paci, e dettar giuste leggi; e riporre ogni sua speranza nel consueto passaggio.

Rc.

30

35

Reie che orrato pregio aver disia
Sia prode in acquistare e 'n tener terra,
E largo a meritar chi 'l serve in guerra,
E drituriere 10 a tutta gente sia.
E a su' poder mantenga ricca corte,
D'arme, cavalli, in robe, e 'n arder cera,
E gente accolga di bella maniera,

E faccia cortesie non vi sian corte.
E sia accorto

In pulir

11 torto,

E 'n dare a buon balíi sue vicherie; 12

alle Crociate, o alla venuta dei Re germanici in Italia per la corona imperiale. Sarebbe qui da intendere < il passaggio in Terra Santa, la Crociata, chi preferisse la lezione d'un Manoscritto: In far passaggio E 'n > bon usaggio, metter ec. ; cioè

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riporre ogni sua speranza nel fare il passaggio, e in virtuosi costumi ». Ma secondo la lezione, che da altro Manoscritto io preferisco, il passag gio che è in usaggio, il passaggio solito, consueto, non mi pare si presti ad essere inteso per la crociata, sibbene voglia significare le discese italiche usate farsi dagl' Imperatori per la corona. E lo attribuire a Dino tale intenzione e allusione mi riesce inoltre più probabile per ciò che se, com'io credo, questi versi furono scritti negli anni d'Imperio vacante, antecedenti alla venuta d'Arrigo VII. sonerebbero, copertamente, del medesimo rimp into da Dante espresso nella famosa apostrofe (Purg. vi, 97 segg.) ad Alberto tedesco e in lui a tutti que' Cesari che trascuravano il giardino dell' Imperio ». Del resto, come

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il . passaggio per la corona › e il passaggio in Terra Santa spesso nelle fantasie e negli affetti popolari si mescolavano insieme, così la medesima parola, che serviva a indicare tanto l'uno quanto l'altro, poteva ridestar l'idea e dell'uno e dell'altro.

10 Dal provenzale dreiturier. Nel Reggimento dei Principi d' EGIDIO ROMANO (antico Volgarizzamento da altro francese) s'insegna, che i re e i prenzi

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debbono intendere diligentemente acciò che essi siano diritturieri, e che drittura sia guardata nelle loro terre. Cfr. vv. 133, 155.

11 Antiquato, per « punire ».

12 Le antiche voci balio, bailo, baglì, derivate con altre della stessa famiglia dal francese e dal provenzale, valevano Governatore. Castellano, e simili oltre altri sensi): il baliato era propriamente ufficio di giurisdizione in alcun territorio o paese a nome del Principe; e così è in questo verso di Dino. Quanto alle vicherie (da non confondersi con quelle, in senso militare, che sono nella Cronica, II, XV, 11), qui stanno per « vicariato

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Sicchè di ver consiglio e' non sia torto.

Re che desilera avere onorato pregio sia pro le in acquistare e tenere terra, e largo a ricompensare chi lo serve nelle guerre, e sia giusto egualmente con tutti. E mantenga come può meglio ricca corte, fornita d'armi e di cavalli, con robe da donare, con torchi accesi, dove la gente sia accolta con beʼmodi e non iscarseggi cortesia. E sia avveduto in punire i torti, e nel dare i suoi vicariati a buoni rettori, e stia in guardia da' loro inganni, che non gli accada di esser deviato fuor de' savi provvedimenti. Barone che buon pregio vuol avere

Barone.

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Sia sempre fedele al suo signore.
Con terra e renta 14 e quant'à di valore,
Si sforzi a dritto lui sempre piacere:
45 Tegna bella masnada 15 usa ed accorta,
Con ricchi arnesi e da bel cavalcare,
Pascendo augelli e nodriti a cacciare,
Con cavai quanto sua renta comporta:
Pro' in torneare,

50 Largo 'n donare,17

Sia bel 18 cortese e di bell' acoglienza,

16

E'n guerra franco a mostrar sua valenza,

E driturier, quando impronta, al pagare.19

Barone che vuole aver buon pregio sia sempre fedele al suo principe. Con tutto ciò ch' egli possiede, dominii, rendita, ricchezze, si sforzi sem

13 Tricheria o treccheria (dal provenzale tricharia; lat. tricae) valeva « inganno ». E in tal senso avevano anche il verbo treccare e sua famiglia, della quale è sopravvissuto, onorevole rampollo, il treccone.

14 Rendita, dal provenzale renta. 15 Di masnada e masnadieri, per seguaci, aderenti, e simili, d'un signore o capo», vedi una nota alla Cronica (I, xxи, 5).

za,

16 Allevati . Cosi nell' Intelligenst. 308: Che sono a costumare e , a nodrire. Vedi anche qui appresso, v. 91.

17 Ripetuto nel v. 79.

18 Questo bel sembra (e cosi l'ho interpretato) avere la stessa forza che nel Tesoro volgarizzato dal GIAMBONI (I, 1) ..... lo darò io a te, bel dolce > amico. Era modo tutto francese, biax dous amis ».

19 Che improntare, in contesto con pagare, debba intendersi nel significato, comune ai tempi di Dino, di

prendere a imprestito (franc. emprunter), me lo conferma un passo del Decamerone, dove di un fiorentino, mercatante in Inghilterra, si dico che

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messo s'era in prestare a' baroni so‣ pra castella et altre loro entrate »; e che poi, sopravvenendo una guerra, furono tutte le castella de' baroni > tolte ad Alessandro, cioè al povero mercatante: ma se que' baroniavesser seguito il precetto di Dino, avrebbero egualmente osservata la loro obbligazione; il che sembra, dal precetto stesso, che tanto di rado seguisse, quanto frequenti e grassi, ma pericolosi, quelli imprestiti baronali. Anche nella Cronica domestica di Donato Velluti si dice di mercatanti nostri rovinati per questo prestare a

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pre di fargli onestamente piacere : tenga bella' masnada destra e valente, con ricco fornimento d'armature cavall resche, allevando uccelli e adilestrandoli alla caccia, con cavalli quanto la sua rendita comporta: prode in combattere a tornei, liberal don tore, sia bellamente cortese ed affabile, valoroso in guerra, e, quando prende a imprestito, onesto e puntuale al pagamento.

Rettore.

21

20

Se buon pregio vuole aver Rettore,
55 Siegua sua legge, e poi ami giustizia,
E strugga e spenga a suo poder malizia
Con grande studio e franchezza di core:
Tenga masnada a corte e buon legisti
Che chiar conoscan dal falso il diritto,
E buon notar' da non falsar lo scritto,
E notte e giorno sovente i' requisti:
A nul perdoni,

60

Nè grazie doni,

Ad amici e nemici sia straniere,

65 Ed estimi più caro onor c'avere;

E che giudica, innanzi il paragoni.

Se Rettore vuole avere buon pregio, si tenga fedele allo statuto o legge da lui giurata, e poi ami giustizia, e quanto più efficacemente può distrugga c spenga malvagiti con grande premura el ardire: tenga al suo tribunale famiglia e legisti valenti, che distinguano chiaramente il diritto dal falso, e notari onesti che non falsifichino gli atti, e notte e giorno irequentemente requisisca e verifichi ciò ch'essi janno: non condoni ad alcuno le pene, nè venda le grazie, si mantenga egualmente estraneo ad amici e a nemici, ed abbia più caro l'onore che il guadagno; e ciò che giudica, innanzi lo ponderi bene.

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Cavallieri che 'n pregio vole intendre 23
Metta la spada sua 'n dritti servigi,
Chè pregio non aquistan vani fregi
Senza vedove ed orfani difendre. 25

e d'Inghilterra, atori, ossia, secondo la frase della Canzone, poco

riusciti poi cattivi

» dritturieri al pagare.

20. Magistrato giudiziario ; quelli che andavano in siguoria: vedi nelle note alla Cronica, I, v, 2, 4; xII, 6; xx, 16.

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21 Intendi la cosi detta famiglia del Potestà o Capitano (rettori) e del loro tribunale (corte): vedi le note alla Cronica, I, xvi, 5 (e per le rela

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Per ingrassare,

Ma per pugnare ove forza è mestiere.
Tegna cavalli e fauti a su' podere,

E vesta bello, e sia largo in donare. 26

Cavaliere che aspira a pregio serva con la propria spada buone cause, perocchè non si acquista pregio con vane pompe senza difendere orfani e vedove. Conviene ch' egli si comporti sempre da uomo prode e accorto, e abbondi di cortesia. E pensi che l'ordine della cavalleria fu istituito per difendere il giusto e distruggere i torti, non già per mangiare e ingrassa· re, ma combattere dov'è necessaria la forza. Tenga secondo che è in suo potere cavalli e fanti, e vesta bene, e sia liberal donatore.

Donzello.

80

Donzello 27 che fin pregio aver ispera
Primeramente s'apprenda d' amare,
C'amor fa manti 28 in fin pregio avanzare;
Poi metta in cortesia tutta sua spera.
Sia dibonaire, 29 prode e bel parlante;
85 E'n cavalieri onorare e servire,

90

Ed arme apprendre, 30 metta suo disire,
Ed in saver cavalcare avenante. 31
In pregio intenda,

Ed usi, e spenda,

E tenga arnesi dilicati e belli,

E voluntier nodrisca e pasca augielli; 32

E fuga blasmo, 33 ed ami om che l'amenda.

Donzello che spera avcre perfetto pregio, per prima cosa s'innamori; perocchè l'amore fa avanzare in pregio parecchi; poi riponga tutte le sue speranze nell'essere adorno di cortesia. Sia gioial de e bel par

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latore; e melta il suo desiderio in onorare e servire cavalieri, e apprendere la professione dell'armi, e in saper leggiadramente cavalcare. Aspiri ad aver pregio, e conversi, e spenda, e tenga arnesi di gentile e bella forma, e si diletti di addestrare e allevare uccelli; e fugga ogni azione biasimevole, ed ami colui che lo corregge.

Legisto che buon pregio vuol seguire
Convien c'apprenda retto iudicare,
95 Ed in bel proferire e 'n bel parlare,
Error chiarare, quistion difinire;
Leale e franco a 'nalzar la ragione, 31
Ardito e pronto sempre a ben ovrare,
Accorto ed ingegnoso ad allegare

100 Leggi equitadi e bone oppenïone. 35
Il dritto pruovi

E nol ripruovi; 36

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105 E libri manti 39 ove ragion si truovi.

Legista che vuol seguire buon pregio conviene che apprenda il modo di giudicar rettumente, e si aldestri nell'arte di ben parlare e ben pronunziare, chiarire l'errore, definire una questione; sia leale e franco ad impedire che la ragione sia conculcata, ardito e pronto sempre a bene operare, accorto e ingegnoso nell' allegare sia leggi sia principii di equità sia le autorevoli opinioni de' giureconsulti. Nelle sue argomentazioni sostenga e provi il diritto, guardandosi bene dal sostenere e provare poi il suo contrario: le opere sue e il suo tenore di vita siano onesti. Gli bisogna avere il Codice, il Digesto, e libri parecchi contenenti fonti e materia di diritto. Se buon pregio vole aver Notaro, In leal fama procacci sè vivere, Ed in chiaro rogare e 'n bello scrivere,

Notaro.

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sima di esso diritto: vecchio costume, pur,troppo, di sofisti e di legulei.

Forma, intendi, di vita: rammenta il titolo dell'antico trattatello Forma di vita onesta, che, pure pel titolo, ebbi occasione di citare a un luogo della Cronica, III, xxx, 18. Cfr. anche appresso, v. 120. Soa e toa (dal provenzale) per sua » e « tua ».

38 Cosi nel Fioretto degli Imperatori: Costantino abbreviò la legge > del Codico e della Digesta».

39 Cfr. v. 82.

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