SONETTO LIV. 259. QUANTA invidia ti porto, avara terra ; Ch' abbracci quella, cui veder m' è tolto; Dove pace trovai d'ogni mia guerra! Quanta invidia a quell' anime, che 'n sorte Ch' avendo spento in lei la vita mia, Stassi ne' suoi begli occhi, e me non chiama ! SONNET LIV. WHAT envy do I bear thee, greedy clay; Who dost her wrested from my sight embrace; Whose beauties chas'd my warring woes away! And midst themselves so eagerly could place Heav'ns, that to others rarely ope their way! Who, in her life extinguishing my own, Dwells in her beauteous eyes, nor deigns to call me hence! SONETTO LV. 260. VALLE, che de' lamenti miei se piena; Fiume, che spesso del mio pianger cresci ; Che l'una, e l'altra verde riva affrena; Aria de' miei sospir calda, e serena ; Dolce sentier, che sì amaro riesci ; Colle, che mi piacesti, or mi rincresci, Ov' ancor per usanza Amor mi mena ; Ben riconosco in voi l' usate forme, Non, lasso, in me; che da si lieta vita Son fatto albergo d' infinita doglia. Quinci vedea 'l mio bene; e per quest' orme Torno a veder, ond' al ciel nuda è gita Lasciando in terra la sua bella spoglia. SONNET LV. THOU vale, that with my plainings dost resound; Where, my accustom'd guide, Love still is found; Your wonted forms full well again I know, But not mine own: this frame, so late th' abode I see, as from those tracks I bend mine eyes, SONETTO LVI. 261. LEVOMMI il mio pensier' in parte, ov' era Quella, ch' io cerco, e non ritrovo in terra: Per man mi prese, e disse: "In questa spera "Sarai ancor meco, se 'l desir non erra ; "I' son colei che ti die tanta guerra, "E compie' mia giornata innanzi sera: "Mio ben non cape in intelletto umano: "Te solo aspetto; e quel, che tanto amasti, "E laggiuso è rimaso, il mio bel velo." Deh perchè tacque, ed allargò la mano? Ch' al suon de' detti sì pietosi, e casti, Poco mancò ch' io non rimasi in cielo. |