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borrito conte Alfieri!), è da giurare che, se avesse fiutato il gallicismo, si sarebbe sforzato di diventar più cruschevole, de' figli! Il racconto procede a volte sconnesso, e accanto alla notiziola ghiotta, spesso trova posto l'aneddoto insignificante o il pettegolezzo, una disquisizione morale o una tirata politica. Da ogni pagina poi trapela l'affetto indomabile per la piccola patria, cara a lui quanto invisa a Giacomo.

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S'intende com'ei si fosse dato molto da fare per compilare l'albero genealogico dei Leopardi; ed ebbe la sodisfazione di mettere in sodo che essi discendono in linea retta da un Attone morto il 1207. Dio l'abbia in gloria! Tuttavia codesti antenati, bisogna confessarlo, non valsero gran che, specie in letteratura; e Monaldo dichiara con dignitosa modestia: non so che la famiglia nostra avesse mai soggetti letterati, ma non ha mai dominato in essa lo spirito dell'ignoranza, e tutti i miei antenati ebbero più o meno qualche coltura „. Molto esigua però, se si pensa che in casa egli, che doveva poi raccogliervi una biblioteca senza pari nella provincia (Epist. I, 55), non trovò se non qualche centinaio di tomi, adatti agli usi giornalieri. Honny soit qui mal y pense!

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Nemmen la contea era molto antica: il primo che n'ebbe il titolo fu l'avo del poeta, un Giacomo anch'esso. Nome che si direbbe fatale pel povero Monaldo: giacchè s'ei fu poco stimato da Giacomo figliuolo, fu addirittura vilipeso da Giacomo padre. Questi venne a morte curiosa coincidenza: tanto più che in casa Leopardi si era longevi! a soli trentanove anni, quando il primogenito ne contava appena quattro; eppure, nel suo testamento, avrebbe voluto posporlo al secondogenito! Non so, osserva Monaldo, quale ragione poteva suggerirgli quel proponimento, ma credo che se viveva con me alcuni altri anni, non avria sentito vergogna di essermi padre „. A meno che l'anima del nonno non rivivesse nel prodigioso nipote! Da giovinetto, nei giuochi, a passeggio, allo studio, ei voleva sempre sopraffare fratelli e compagni; e il fatto sta confessa, che la

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natura o l'abitudine a sovrastare mi è sempre rimasta, e mi adatto malissimo, anzi non mi adatto in modo veruno, alle seconde parti. Voglio piegarmi, voglio esser docile, rimettermi a tacere; ma in sostanza tutto quello che mi ha avvicinato ha fatto sempre a mio modo, e quello che non si è fatto a modo mio, mi è sembrato malfatto „. Come in questo ritratto riconosciamo il tormentatore di Giacomo! Gli è che Monaldo si credeva e si proclamava, tranquillamente, un uomo perfetto e infallibile. Scrive:

Non vorrei adularmi, e non ho interesse alcuno per farlo; ma in verità mi pare che il desiderio di vedere seguita la mia opinione non sia tutto orgoglio, bensì amore del giusto e del vero. Ho cercato sempre con buona fede quelli che vedessero meglio di me, ed ho trovato persone saggie, persone dotte, persone sperimentate; ma di ingegni quadri da tutte le parti e liberi da qualunque scabrosità ne ho trovati pochissimi, e ordinariamente in qualche punto la mia ragione, o forse il mio amor proprio, mi hanno detto: tu pensi e vedi meglio di quelli!

Avendo letto in Seneca come ogni uomo abbia la sua parte di pazzia, egli si die' a ricercare in che consistesse la sua. Non avrebbe dovuto andar molto lontano; ma fruga e rifruga, lo credereste?, non la trovò! E allora mi è venuta le tentazione „, conclude, "di credere che la mia mente fosse superiore a molte, non già in elevazione, ma in quadratura! „ Monaldo fu educato in casa. Ebbe a precettore un ex-gesuita ed ex-gentiluomo nato nell' America settentrionale, don Giuseppe Torres. S'indovina l'italiano, ma questi insegnava orrendamente tutto: “ l'ottimo Torres fu l'assassino degli studi miei, ed io non sono riuscito un uomo dotto, perchè egli non seppe studiare il suo allievo, e perchè il suo metodo di ammaestrare era cattivo decisamente „. Non indaghiamo quel che altrimenti l'alunno sarebbe riuscito; ma il metodo del maestro, che quegli espone, è davvero tale da farci inorridire." Nell'età di anni quattordici racconta il mal capitato, dissi fra me che, avendo figli, non avrei permesso ad alcuno di straziarli tanto barbaramente; e ricordo pure di aver

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pianto sopra me stesso per il danno involontario che mi arrecava un uomo degno altronde di tanta stima Difatto, padre, egli curò poi scrupolosamente ed egregiamente l'educazione dei figliuoli, così da potere scrivere, il 3 aprile del 1820, col cuore amareggiato dalla ribellione di Giacomo, all'avvocato Pietro Brighenti:

Lo sconvolgimento fatale della ragione umana, che ha disonorata la nostra età, mi fece ravvisare malcauto l'affidarli ad estera educazione; e l'affetto mio sviscerato non mi permetteva allontanarli da me. Li ho educati io medesimo, e li ho fatti erudire in casa mia quanto meglio ho saputo e potuto. Ho sacrificata per essi tutta la mia gioventù; mi sono fatto il compagno dei loro trastulli, l'emulo dei loro studi, e niente ho lasciato di quanto poteva renderli contenti e grati. Rimasi forse troppo contento dei loro progressi, e per alcun tempo lo fui della loro riconoscenza e della loro condotta.

Alla educazione sua invece nessuno dei parenti era stato al caso di pensare seriamente. La madre apparisce una vanésia, disadatta massaia e inetta educatrice; e gli zii buona gente, ma incuriosa e fatua. Così, a diciott'anni, egli non volle più saperne di studi. Il mondo perdette ohimè un dotto, ma, a sentir lui, guadagnò in compenso un uomo assennato e pratico. Non si può non sorridere leggendo:

Ho aperto infinità di libri, ho studiato infinità di cose, ma tutto senza scopo, senza guida e senza profitto; sicchè, arrivato agli anni maturi e aperti gli occhi, ho confessato a me stesso che io non so cosa alcuna, e mi sono rassegnato a vivere e morire senza esser dotto, quantunque di esserlo avessi nudrita cupidissima voglia.... Quanto apparisce in me non è dottrina e letteratura, ma prudenza, esperienza, buon senso, con qualche tintura apparente di scienza, perchè alla fine, a forza di leggere, qualche cosa mi sarà rimasta nella mente.

Verso don Torres e verso i gesuiti nell'animo del pio Monaldo non rimase rancore. Già per costoro i Leopardi avevano sempre avuta predilezione. Fino quasi dai giorni di sant'Ignazio essi avean fondato gesuitico, disciolto

e dotato in Recanati un collegio

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poi soltanto nel 1773 dalla bolla di Clemente XIV. E codesta persecuzione giovò, come suole, ai perseguitati: le reliquie disperse di quell'Ordine illustre e straziato, divennero " l'ordinario rifugio di chiunque cercava un uomo saggio, dotto e dabbene „. Ed è incredibile, assicura il conte, "quanto vantaggio recassero alle nostre provincie questi esuli rispettabili „; non alla cultura, davvero! Egli li ammirava tanto, che si compiaceva di chiamar sè stesso " un gesuita in veste corta „. Don Torres restò in casa Leopardi nientemeno che trentasette anni, fino al novembre del '21, quando il fido pupillo potè chiudergli gli occhi. Giacomo contava allora 23 anni. E chi sa quante delle sue sventure non rimontano agl'insegnamenti ed ai suggerimenti del vecchio gesuita!“ Questi „, dichiara Monaldo, è stato non già il mio precettore soltanto, ma il mio padre ed amico, e a lui devo la mia educazione, i miei principii, e tutto il mio essere di cristiano e di galantuomo Ahime!

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A sedici anni il contino senti la prima volta la battaglia d'amore: i Leopardi erano anche in questo precoci! Ed è bene farne ora la personale conoscenza. "Ero confessa, sano senza essere robusto, nè alto nè basso, non bello, ma senza alcuna bruttezza notevole Perciò non vantò mai la bellezza fisica a scapito della spirituale. Sdegnò di seguire la moda. "Al mio sarto racconta, ho lasciato sempre la cura di tagliarmi gli abiti a suo modo, ordinandogli solo di evitare qualunque ombra di affettazione, e mai ho saputo, come adesso non so, in qual foggia si vestano gli uomini di buon gusto „. Altero per educazione e per natura voleva che anche la foggia del vestito contribuisse a dargli dignità: se avessi avute altre inclinazioni, bisognava loro resistere, o cambiare vestiario, giacchè, con la spada al fianco e sempre in abito di parata, non si poteva cadere in bassezze, anche volendolo „. Gli è che nell'uguaglianza del vestiario ei vedeva, e non a torto, un altro attentato alla sua nobile casta.

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Coloro che hanno immaginato di sconvolgere gli ordini della società e di rovesciarne le istituzioni più utili e rispettate, hanno incominciato dall'eguagliare il vestiario di tutti i ceti, raccomandando la causa loro alla moda. Finchè i cavalieri portavano la spada al fianco, vestivano abiti ricamati e camminavano col servitore appresso, e finchè le dame si mostravano col corredo delle regine, la filosofia (!) poteva gridare a sfiatarsi; ma il popolo non s'induceva a credersi eguale a quelli che ammirava per sentimento, rispettava per abitudine, e lasciava grandeggiare per necessità.

Nel 1792, quando cominciò a provare il pizzicor d'amore, non ancora aveva assunto quel perpetuo abito da funerale. In quell'anno dovè accompagnare la madre a Pesaro; e lì, in casa dell' ava marchesa Mosca, i suoi occhi s'incontrarono in quelli d'una contessina superstite ed erede unica della sua famiglia S'intende: " eguali di condizione e di età racconta non senza grazia di scrittore Monaldo,

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spesso vicini al passeggio, al tavolino e al circolo, io m'innamorai perdutamente di lei, e credo che essa non restasse indifferente. Tutti conoscevano il nostro amore, e tutti ne parlavano; ma noi, comunicandocelo collo sguardo solo, non ebbimo il coraggio di palesarcelo con la voce, e si osservò costantemente un silenzio lungo, singolare e inopportuno. Il romperlo non era la sua parte, ed io che lo risolvei mille volte fra me stesso, e che non temevo di vedere sprezzate le mie dichiarazioni, ero poi nell'atto tanto lontano da quell'ardire, quanto lo sarei adesso dal recarmi sulla strada pubblica ad assassinare i passaggieri.

La nonna si lasciò rattenere dal sospetto che altri non l'accusasse di far troppo gl'interessi del nipote; la madre non era tagliata al maneggio degli affari „; ed egli ci mise tanta goffaggine, che tutto andò a monte.

Una sera, un cavaliere pronto e gioviale, sedendo vicino alla damina, mi chiamò e mi disse alla sua presenza: Poichè tutti lo sanno, confessami qui che tu fai all'amore colla contessina Teresa. Io, con le brace nel volto, dissi: Non è vero! e fuggìi. La giovane se ne offese, e quel momento, che poteva legarci per sempre, fu la tomba della nostra corrispondenza.

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