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Qualche anno più tardi, quando si vide a capo della famiglia e, non solo padrone delle avite sostanze, ma pieno zeppo di debiti e incamminato a rovina totale, ripensò a pigliar moglie. Era tempo da far sul serio, e perciò si pose nelle mani d'un sensale! Questi, che già lo aveva aiutato a contrarre debiti, gli suggerì, mercè una buona mancia, una damina di Bologna, di famiglia illustre e con dote cospicua E nel settembre del '96 egli si mise in viaggio per andare a conoscere la donna del suo cuore! Per via, un amico che lo accompagnava, il conte Gatti, intimo della famiglia di lei, lo veniva persuadendo che le bellezze son passaggiere e le virtù consolano per tutta la vita „: un' antifona molto morale, ma promettente poca estetica! Io gli davo ragione „,, osserva Monaldo, perchè inclinavo alla filosofia; ma nè egli nè io riflettevamo che anche la filosofia deve proporzionarsi all'età, che un volto non dispiacente è una filosofia persuadentissima per un giovane di vent'anni, e che un tratto poco geniale abbatte le forze di qualunque argomento più sodo „. Giunti a Bologna, non gli si permise di veder subito la promessa, bensì il padre di lei, col quale fissaron la dote in ventimila scudi, e il giorno dell'incontro. Questo doveva avvenire in casa del principe Lambertini, zio della Diana. Il conte Gatti persuase l'amico che in simili casi non bisogna lasciar la brigata. sospesa con tormento e noia di tutti; perciò se la sposa non gli spiaceva, cavasse subito con disinvoltura il fazzoletto bianco dalla saccoccia, ed egli avrebbe pensato al resto Il sultanuccio, in attesa, stringeva in tasca il fazzoletto fatale. Finalmente arriva la Diana. “Un inchino, due parole, un'occhiata.... e il fazzoletto è fuori „. L'amico prudente " dice alla giovane qualche cosa all'orecchio, e poi tutti: Viva gli sposi! bravo conte Gatti! quanto siete di spirito! quanto sapete far bene! E il matrimonio rimase concluso così „. Ma ripensando a codesta scena da commedia, Monaldo sempre più si convinceva che il fazzoletto si era cavato fuori con troppa precipitazione e che " di

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venti anni, e con la testa piena degli entusiasmi amorosi che avevo letti nei romanzi e volevo sperimentare in me stesso dice, “quelle nozze non facevano al caso mio „. E a poco a poco cadde nella più tetra malinconia e quasi nella disperazione „. Chiese soccorso all'amico; ma questi accolse la sua ritrattazione come una bestemmia E fu stabilito il giorno degli sponsali!

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Quasi per istordirsi, il contino si diede a commettere mobili ricchissimi, carrozze, abiti, livree; barattò le gioie antiche di casa con altre più in moda; comprò nuovi cavalli; costruì un'altra scuderia e una rimessa, demolendo le antiche; chiamò a Recanati artieri da ogni parte: e tutto ciò sopra debiti! L'anticipo della metà della dote avrebbe poi sopperito. Ma sul più bello, ecco che il suocero gli scrive di non potergliela sborsare nel tempo stabilito! Un tal ritardo era finanziariamente un disastro, ma anche una buona ragione per farla finita; e Monaldo, per sollecitare il sospirato scioglimento, scrisse una serie di lettere anonime al non desiderato suocero per rivelargli la nessuna sua simpatia per la figliuola. Tutto fu difatto sconcluso. Sennonchè di li a due mesi il non più suocero mandò a richiedere al genero dimissionario: la restituzione dei danari prestatigli pel baratto delle gioie, “e i frutti passati e futuri di quella somma; e 400 scudi, preteso danno sofferto nel corredo per il decadimento della moda; e 50 scudi per il notaro che aveva scritta l'apoca privata; e 12 scudi per una cameriera tenutasi in Bologna a mio conto scrive il disgraziato; e 65 scudi per un abito da viaggio fattosi alla sposa a mio suggerimento; e forse qualche altra bazzecola che non ricordo „. Facendone una questione d'onore, ei pagò tutto, " sin all'ultimo quattrino „; e, beato lui!, pure innanzi a simili spropositi ammira la singolare quadratura della sua mente!“ Per quella età e per le idee che in quel tempo mi bollivano in testa, mi pare che mi condussi saggiamente abbastanza „! Tanto saggiamente, che, fatti i conti, quelle trattative fallite gli costarono “ più di ventimila scudi o piastre romane „!

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Non posso qui ritrarre a pieno di tutte le altre follie commesse in quel torno da Monaldo; e mi giova saltar col racconto alla metà del 1797, quando egli s'ammoglia davvero con colei che fu poi la madre di Giacomo Leopardi.

Ascoltando la messa solenne, nella chiesa di San Vito, il 15 giugno '97, il conte non lasciò di rimirare la marchesina Adelaide Antici. “Feci malissimo „, confessa," perchè nella casa di Dio si deve essere occupati soltanto nel venerarlo; ma troppe cose ho fatte male nel corso della vita „. Pigliamone atto! Peggio si comportò alla processione del Corpus Domini, il 18, tenendo sempre gli occhi su quella giovinetta, la quale era già promessa a un altro conte. (Per crear Conti i papi avevan la mano sciolta!) Il 21, avendo saputo che codesti trattati eran rotti, mandò un amico ad offrirle la sua mano. Non fu accettata subito, perchè già un altro pretendente, conte anch'esso, s'era fatto avanti. Ma Monaldo aveva su costui un notevole vantaggio: circa venti anni di meno; e finì col trionfare.

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Contenti gli Antici, furon desolati i Leopardi. Ai quali, bisbetici e generosi, dava pur noia che per l'Adelaide ci fosse tanta ressa di domande, e per la sorella maggiore, l'Amalia, "giovane carissima e amabilissima „,, nulla! Meno male se Monaldo avesse riparato lui a un simil torto! Ma poi, il marchese Antici non offriva che una dote di seimila scudi in moneta erosa, equivalenti appena a tremila scudi veri d'argento „. I Leopardi ricorsero perfino al papa, domandando l'interdizione dell'erede testardo; e la madre un giorno giunse a inginocchiarglisi davanti, scongiurandolo a desistere. Commosso, il figlio cadde anch'egli in ginocchio innanzi a lei; ma non mutò di proposito. Fissò anzi un appartamento a Pesaro, per trasferirvisi con la sposa. Si sarebbe, oh potenza dell' amore, staccato perfin dall' adorata Recanati! E quando s'avvicinò il di delle nozze, fece chiedere dal precettore Torres alla madre e agli zii se permettessero che, prima di lasciar il nido, egli e la moglie

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fossero andati a baciar loro la mano Fu accordato; e il 27 settembre, celebrato il matrimonio nella cappella degli Antici, mentre le carrozze erano già attaccate e pronte a partire per Pesaro, gli sposi andarono a congedarsi dai vecchi Leopardi. La contessa madre abbracciò la nuora, li benedisse, e si fece promettere che sarebbero ritornati fra otto giorni; ma lo zio Ettore gridava all'ostinato nipote: "la vostra sposa appartiene ora alla nostra famiglia, e voi non ce la toglierete „; mentre che lo zio Pietro, sciogliendosi in lagrime, chiedeva scusa delle opposizioni, e li scongiurava a rimanere. L'Adelaide stringeva sempre più fortemente il braccio di Monaldo; e questi, interpretando alla rovescia, si protestava irremovibile dalla decisione presa. Lo zio Ettore mise fine agli equivoci: corse così come si trovava, senza cappello, in casa Antici, annunziò la riconciliazione, e fe' staccare i cavalli.“ Mia moglie „, conclude il narratore, è vissuta sempre „, d'allora in poi, coi “ miei cari congiunti, amandoli ed essendone amata sinceramente, come appunto se fosse nata nella nostra famiglia

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E qui dà il suo giudizio su codesta donna, a cui la storia ha il diritto e il dovere di chiedere stretto conto delle angosce mortali di uno degli spiriti più singolari ed eccelsi.

Iddio, nell'ampiezza della sua misericordia, non poteva accordarmi una compagna più saggia, affetttosa e pia di questa mia buona moglie. Ventisei anni già compiti di matrimonio non hanno smentita un momento solo la sua condotta irreprensibile e ammirata da tutti; e questa donna forte, intenta solo ai doveri e alle cure del suo stato, non ha mai conosciuto altra volontà, piacere o interessi, se non quelli della famiglia e di Dio. Le obbligazioni che io le professo sono innumerabili, come è illimitato l'affetto che sento per lei; e il suo ingresso nella mia famiglia è stato una vera benedizione.

Un panegirico, come si vede, che tutti gl'indizii conferman meritatissimo. Tuttavia il furbo padre dell'eccelso scrittore sente di dover far suo uno scrupolo immaginario dei lettori. “Dunque si domanda, avrò io potuto sottrarmi avventatamente a quella

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mano che castiga visibilmente tutti quei figli i quali disgustano i proprii genitori, e si maritano senza consenso loro? E risponde inaspettatamente:

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No, no. Io restai inesorabile al pianto che la mia cara madre versò ai miei piedi, e ne sono punito terribilmente. Gli arsenali delle vendette divine sono inesausti, e tremino quei figli che ardiscono di provocarle. Il naturale e il carattere di mia moglie e il naturale e il carattere mio sono diversi, quanto sono distanti fra loro il cielo e la terra. Chi ha moglie conosce il valore di questa circostanza; e chi non l'ha, non si curi di sperimentarlo!

Pare una barzelletta, e ne sorridiamo volentieri; ma il riso ci muore di necessità sulle labbra quando consideriamo che codesta differenza di caratteri fu una delle ragioni principalissime della infelicità di Giacomo Leopardi. Quel matrimonio fu il primo atto di una commedia che ebbe tragica catastrofe.

IV.

Quando fu scoperto e sventato il disegno della fuga dalla casa paterna, il marchese Filippo Solari, un de' magistrati governativi di Macerata che aveva aiutato Monaldo a cavarsi d'impiccio, gli scrisse, congratulandosi, queste misteriose parole (Epist. I, 221 n.):

Sono ben contento che il tutto sia finito, e senza l'intesa della Contessa, che se ne sarebbe rammaricata al sommo grado; e che d'altronde, mi sia permesso il dirlo con franchezza, per la sua eccessiva severità potrebbe aver dato luogo a risoluzioni così sconsigliate.

Un amico di casa, dunque, getta la responsabilità dell' intollerabile tenore di vita imposto a Giacomo e ai suoi fratelli, non già sul padre come facevano i figli, bensì sulla madre. Or chi guarda le cose da fuori, e senza passioni, spesso vede meglio. Oltrechè ai figli, in certe case patrizie soprattutto, son ta

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