Bello mio socio, juroti, perdici la persone, AMANTE A mene non aitano amici, nè parente; 140 Istranio mi son, carama, in fra esta bona iente; Bella, da quello iorno son feruto. MADONNA Ahi tanto 'nnamorastiti già de lo traito, Avanti in mare gittomi al profonno. AMANTE Se tu nel mare gittiti, donna cortese e fina, MADONNA Segnomi in Patre, e in Filio, e in Santo Matteo: 108. Perdici la persone: ci perdi la vita. 115 120 125 112. Carama: mia cara. 104. Traiulo, la coda della veste, che in antico italiano dicevasi traino, ed in lingua normanna train: modificazioni tutte di un vocabolo latino, derivato da trahere: trascinare. 115. Iorno: giorno; alla siciliana. 116. Trailo: lo stesso che traiuto. 122. Misero: metterò. 123. Trobareti, ti troverei. anche a di nostri così in Sicilia per arena, sabbia. 125, Pec care: qui sta nel significato di congiungersi carnalmente; ed è espressione tutta siciliana, usata anche adesso dal popolo. 127. Relico: eretico: pronunziato alla siciliana. E cotali parabole non udii dire anch' eo; AMANTE 430 Bene lo saccio, carama, altro non posso fare Si m'hai preso com'è lo pesce all'amo: MADONNA 135 Saccio che m'ami, ed amoti di core, paladino, Tè la mia fede, che m'hai in tua baglia. AMANTE 140 Per ciò che dici, carama, niente non mi movo, Ahi compli mio talento, amica bella, MADONNA Ben saccio, l'arma doleti, com' omo, ch'ave arsura, 130. Disdutlo: i dotti dichiarano, piacere, diporto. 139. Faglia: fallo. 132. Accomplimi: mi compi, concedi. 445. Infella inflela, diviene amara come il flele. 145 150 AMANTE Te' l'evangelie, carama, ch'eo le porto in sino, Chè l'arma me ne sta in suttilitate. MADONNA 155 Meo Sire, poi iurastimi, eo tutta quanta incenno, Sono alla tua presenzia, da voi non mi difenno. S'eo minispreso aioti, mercè, a voi mi arrenno. Allo letto ne gimo alla buon' ura, Chè chista cosa m' è data in ventura. 151. Te': tieni, prendi. gidi in Sicilia si dice: patrinu o parinu. 460 152. Patrino: prete, og 153. Mino: meno. 155. Sullilitate: consunzione. La tisi in Sicilia si chiama male sottile, perciò muriri di mali suttili, importa morire consunto. 156 Poi: poichè. - Incenno: incendio, usato intransitivam., cioè ardo, avvampo. 158. Minispreso: oltraggiato, maltrattato. Aioti: ti ho. Arrenno: arrendo. 159. Ura: ora, pronunziato alla siciliana. 160. Chista: questa; voce sicil. FOLCACCHIERO DE' FOLCACCHIERI Folcacchiero de' Folcacchieri, cavalier sanese, sebbene i più credano fiorisse nel 1200, è stimato da parecchi moderni scrittori l'autore del più antico monumento di poesia italiana che ci sia pervenuto. Dicono questi, che nato nel 1450, nel 1177 cantasse versi d'amore, e ne desumono la prova dal primo verso con cui comincia la canzone che qui appresso riportiamo: Tutto lo mondo vive sanza guerra Ed eo pace non posso aver neiente. Or l'epoca si lieta in cui tutto il mondo vivea senza guerra, vogliono sia quella della pace di Costanza,..... Questa canzone è rozza, è oscurissima come opera di lingua appena nascente: m'a va distinta per alcune idee filosofiche, per la dignità con cui vi sono sostenuti i sentimenti d'amore e per essere finora il più antico esempio di questo genere di canzoni. CANZONE Tutto lo mondo vive sanza guerra, O Deo, come sostenemi la terra! Non paiono li fiori Pe me com' già soleano, agli albori. E quand' eo veggio li altri Cavalieri Sollazzo m' è tornato in pensieri : Nè so perchè m'avvene Forte la vita mia: Tornato m'è lo bene in dolori. Ben credo ch' eo finisca, e n' ho 'ncomenza, Li drappi di vestir non mi s'agenza, Non so onde fuggire, Nè a cui m' accomandare. Tutte le pene amare in dolzori. Altro Deo non m'ha già a giudicare Chè l'Amore è di tale signoria Ed io per ben servire S'io ragion ritrovassi, Non doveria fallire A lui così ch'i' amassi per cori. Dolce Madonna, poich' eo mi morraggio, Non troverai chi s' abbia in te servire Chè unque non volli, nè vo', nè vorraggio Se non di tutto a fare a piacere Alla vostra amistate. Mercè di me vi prenda, - di fori. |