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INDICE ALFABETICO

DEL CANZONIERE

SONETTI

Ahi, bella libertà, come tu m' hai!
Al cader d'una pianta, che si svelse
Alma felice, che sovente torni
Almo Sol, quella fronde ch' io sol amo
Amor, che meco al buon tempo ti stavi
Amor, che 'ncende 'l cor d'ardente zelo
Amor, che nel pensier mio vive e regna
Amor, che vedi ogni pensiero aperto.
Amor con la man destra il lato manco
Amor con sue promesse lusingando
Amor ed io sì pien di maraviglia
Amor, Fortuna, e la mia mente schiva
Amor fra l'erbe una leggiadra rete
Amor, io fallo, e veggio il mio fallire
Amor m'ha posto come segno a strale
Amor mi manda quel dolce pensero

Amor mi sprona in un tempo ed affrena
Amor, Natura e la bell' alma umile
Amor piangeva, ed io con lui talvolta .
Anima bella, da quel nodo sciolta
Anima, che diverse cose tante

A piè de' colli ove la bella vesta
Apollo, s' ancor vive il bel desio .

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» 138-

D 22

→ 38

Arbor vittoriosa trionfale

Aspro core e selvaggio, e cruda voglia

Aura che quelle chiome bionde e crespe
Avventuroso più d'altro terreno

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Beato in sogno, e di languir contento
Benedetto sia 'l giorno e 'l mese e l'anno.
Ben sapev' io che natural consiglio

Cantai; or piango, e non men di dolcezza
Cara la vita, e dopo lei mi pare.
Cercato ho sempre solitaria vita.
Cesare, poi che 'l traditor d' Egitto

Che fai, alma? che pensi? avrem mai pace?
Che fai? che pensi? che pur dietro guardi
Chi vuol veder quantunque può Natura
Come 'l candido piè per l'erba fresca
Come talora al caldo tempo sole
Come va 'l mondo! or mi diletta e piace
Conobbi, quanto il Ciel gli occhi m'aperse
Così potess' io ben chiuder in versi

Da' più begli occhi e dal più chiaro viso

Datemi pace, o duri miei pensieri

Deh porgi mano all' affannato ingegno
Deh qual pietà, qual angel fu sì presto

Del cibo onde 'l Signor mio sempre abbonda
Del mar Tirreno alla sinistra riva

Dell' empia Babilonia, ond'è fuggita
Dicemi spesso il mio fidato speglio
Dicessett'anni ha già rivolto il cielo

Di di in dì vo cangiando il viso e 'l pelo.
Discolorato hai, Morte, il più bel volto
Dodici donne onestamente lasse .
Dolce mio caro e prezioso pegno.

Dolci durezze e placide repulse
Dolci ire, dolci sdegni e dolci paci
Donna, che lieta col principio nostro

Due gran nemiche insieme erano aggiunte
Due rose fresche, e colte in paradiso.
D'un bel, chiaro, polito e vivo ghiaccio

E mi par d'or in ora udire il messo
E questo 'l nido in che la mia fenice.
Era 'l giorno ch' al Sol si scoloraro
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi.

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Mentre che "lo vendetta di colei

Mia stella (se 'l Cielo ha forza in noi)
Fiamma dal ciel su le tue trecce piova
Fontana di dolore, albergo d'ira.
Fresco, ombroso, fiorito e verde colle
Fu forse un tempo dolce cosa amore .
Fuggendo la prigione ov' Amor m'ebbe

Geri, quando talor meco s' adira.
Già desiai con sì giusta querela

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Già fiammeggiava l'amorosa stella

» 38

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I begli occhi ond' i' fui percosso in guisa
I di miei più leggier che nessun cervo
I dolci colli ov'io lasciai me stesso
l'ho pien di sospir quest' aer tutto
I' ho pregato Amor, e nel riprego
Il cantar novo e'l pianger degli augelli
Il figliuol di Latona avea già nove

Il mal mi preme, e mi spaventa il peggio
Il mio avversario, in cui veder solete
Il successor di Carlo, che la chioma
I'mi soglio accusare; ed or mi scuso.
I' mi vivea di mia sorte contento

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In mezzo di duo amanti onesta altera

In dubbio di mio stato, or piango or canto

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. 166

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• 147

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• 168

• 170

५ 74
» ivi

In nobil sangue vita umile e queta
In qual parte del Ciel, in quale idea
In quel bel viso ch'i' sospiro e bramo
In tale stella duo begli occhi vidi
Io amai sempre, ed amo forte ancora
lo avrò sempre in odio la fenestra
Io canterei d'amor si novamente

Io mi rivolgo indietro a ciascun passo
Io non fu' d'amar voi lassato unquanco
Io pensava assai destro esser su l'ale
I' sentia dentr' al cor già venir meno
Io son dell'aspettar omai si vinto
Io son già stanco di pensar sì come
Io son sì stanco sotto 'l fascio antico.

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La bella donna che cotanto amavi
La Donna che 'l mio cor nel viso porta
La gola e 'l sonno e l'oziose piume
La guancia, che fu già piangendo stanca
L'alma mia fiamma oltra le belle bella
L'alto e novo mtracol ch' a' di nostri.
L'alto Signor dinanzi a cui non vale .
L'arbor gentil che forte amai molt'anni
L'ardente nodo ov'io fui d'ora in ora
Lasciato hai, Morte, senza sole il mondo

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Lasso, ch'i' ardo, ed altri non mel crede

56

» 137

Lasso, quante fiate Amor m' assale

L'aura celeste che 'n quel verde lauro

D 85

L'aura, che 'l verde lauro e l'aureo crine .

» 134

L'aura e l'odore e 'l refrigerio e l'ombra

. 163

L'aura gentil che rasserena i poggi

. 214

L'aura mia sacra al mio stanco riposo

» 433

L'aura serena che, fra verdi fronde
L'aura soave al sole spiega e vibra
L'avara Babilonia ha colmo 'l sacco
La vita fugge e non s'arresta un'ora
Le stelle e 'l cielo e gli elementi a prova
Levommi il mio pensierò in parte ov' era.
Liete e pensose, accompagnate e sole.
Lieti fiori e felici, e ben nate erbe

L'oro e le perle, e i fior vermigli e i bianchi
L'ultimo, lasso, de' miei giorni allegri

Mai non fu' in parte ove si chiar vedessi
Mai non vedranno le mie luci asciutte
Ma poi che 'l dolce riso umile e piano
Mente mia, che presaga de' tuoi danni

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Mentre che 'l cor dagli amorosi vermi
Mia ventura ed Amor m' avean si adorno

Mie venture al venir son tarde e pigre
Mille fiate, o dolce mia guerriera
Mille piaggie in un giorno e mille rivi
Mirando 'l Sol de' begli occhi sereno
Mira quel colle, o stanco mio cor vago
Morte ha spento quel Sol ch'abbagliar suolmi
Movesi 1 vecchierel canuto e bianco

Nè così bello il Sol giammai levarsi
Nell' età sua più bella e più fiorita
Nè mai pietosa madre al caro figlio
Nè per sereno ciel ir vaghe stelle

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Non dall' ispano Ibero all' indo Idaspe
Non d'atra e tempestosa onda marina
Non fur mai Giove e Cesare si mossi
Non può far Morte il dolce viso amaro
Non pur quell' una bella ignuda mano
Non Tesin, Po, Varo, Arno, Adige e Tebro
Non veggio ove scampar mi possa omai

O bella man che mi distringi 1 core.
O cameretta, che già fosti un porto
Occhi miei, oscurato è il nostro sole
Occhi, piangete; accompagnate il core
O d'ardente virtute ornata e calda
O dolci sguardi, o parolette accorte
O giorno, o ora, o ultimo momento
Ogni giorno mi par più di mill' anni
Oimè il bel viso, oimè il soave sguardo
O invidia, nemica di virtute
Oh misera ed orribil visione!
Onde tolse Amor l'oro e di qual vena
O passi sparsi, o pensier vaghi e pronti
Or che 'l ciel e la terra e 'l vento tace
Or hai fatto l'estremo di tua possa
Orso, al vostro destrier si può ben porre
Orso, e' non furon mai fiumi, nè stagni
O tempo, o ciel volubil, che fuggendo
Ove ch'i' posi gli occhi lassi o giri
Ov'è la fronte che con picciol cenno

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Pace non trovo, e non ho da far guerra
Padre del Ciel, dopo i perduti giorni
Parra forse ad alcun che 'n lodar quella

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