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Non poria mai in più riposato porto
Nè 'n più tranquilla fossa

Fuggir la carne travagliata e l'ossa.
Tempo verrà ancor forse,

Ch'all'usato soggiorno

Torni la fera bella e mansueta:
E là 'v' ella mi scorse
Nel benedetto giorno,

Volga la vista desiosa e lieta,
Cercandomi; ed, o pieta!
Già terra infra le pietre
Vedendo, Amor l'inspiri
In guisa che sospiri

Si dolcemente che mercè m' impetre,
E faccia forza al Cielo,

Asciugandosi gli occhi col bel velo.
Da' be' rami scendea

(Dolce nella memoria)

Una pioggia di fior sovra 'l suo grembo; Ed ella si sedea

Umile in tanta gloria,

Coverta già dell'amoroso nembo.

Qual fior cadea sul lembo

Qual su le trecce bionde,

Ch' oro forbito e perle

Eran quel di a vederle;

Qual si posava in terra, e qual su l'onde;

Qual con un vago errore

Girando, parea dir: qui regna Amore.

Quante volte diss' io

Allor pien di spavento:

Costei per ferme nacque in Paradiso !
Così carco d'obblio

Il divin portamento

E'l volto e le parole e 'l dolce riso

M' aveano, e si diviso

Dall' immagine vera

Ch'i' dicea sospirando:

Qui come venn'io, o quando?

Credendo esser in Ciel, non là dov'era.

Da indi in qua mi piace

Quest 'erba sì, ch'altrove non ho pace. Se tu avessi ornamenti quant' hai voglia, Potresti arditamente

Uscir del bosco e gir infra la gente.

CANZONE XII.

Lontano da Laura, si riconforta trovando la sua bella immagine da per tutto.

In quella parte dov' Amor mi sprona,
Conven ch'io volga le dogliose rime,
Che son seguaci della mente afflitta.
Quai fien ultime, lasso, e qua' fien prime?
Colui che del mio mal meco ragiona,
Mi lascia in dubbio; sì confuso ditta.
Ma pur quanto l'istoria trovo scritta
In mezzo 'l cor, che si spesso rincorro,
Con la sua propria man, de' miei martiri,
Dirò; perchè i sospiri,

Parlando, han triegua, ed al dolor soccorro.
Dico che, perch' io miri

Mille cose diverse attento e fiso,

Sol una donna veggio e 'l suo bel viso.
Poi che la dispietata mia ventura

M'ha dilungato dal maggior mio bene,
Noiosa, inesorabile e superba :

Amor col rimembrar sol mi mantene :
Onde s' io veggio in giovenil figura
Incominciarsi 'I mondo a vestir d'erba,
Parmi veder in quella etate acerba
La bella giovenetta, ch' ora è donna :
Poi che sormonta riscaldando il sole,
Parmi qual esser sole

Fiamma d'amor che'n cor alto s'indonna:

Ma quando il dì si dole

Di lui che passo passo addietro torni,
Veggio lei giunta a' suoi perfetti giorni.

In ramo fronde, ovver viole 'n terra
Mirando alla stagion che 'l freddo perde,
E le stelle migliori acquistan forza ;
Negli occhi ho pur le violette e 'l verde
Di ch'era nel principio di mia guerra
Amor armato si ch'ancor mi sforza ;
E quella dolce leggiadretta scorza
Che ricopria le pargolette membra
Dov' oggi alberga l'anima gentile,
Ch' ogni altro piacer vile

Sembrar mi fa; si forte mi rimembra
Del portamento umile,

Ch' allor fioriva, e poi crebbe anzi agli anni,
Cagion sola e riposo de' mie' affanni.
Qualor tenera neve per li colli

Dal Sol percossa veggio di lontano,
Come'l Sol neve mi governa Amore,
Pensando nel bel viso più che umano,
Che può da lunge gli occhi miei far molli,
Ma da presso gli abbaglia, e vince il core
Ove, fra 'l bianco e l'aureo colore,
Sempre si mostra quel che mai non vide
Occhio mortal, ch'io creda, altro che 'l mio ;
E del caldo desio,

Ch'è quando, i' sospirando, ella sorride,
M' infiamma sì, che obblio

Niente apprezza, ma diventa eterno ;
Nè state il cangia, nè lo spegne il verno.
Non vidi mai dopo notturna pioggia
Gir per l'aere sereno stelle erranti,
E fiammeggiar fra la rugiada e'l gelo,
Ch'i' non avessi i begli occhi davanti,
Ove la stanca mia vita s' appoggia,
Qual' io gli vidi all' ombra d'un bel velo:
E siccome di lor bellezze il cielo

Splendea quel dì, così, bagnati ancora,
Li veggio sfavillar: ond' io sempr' ardo.
Se'l Sol levarsi sguardo,

Sento il lume apparir che m'innamora :
Se tramontarsi al tardo,

Parmel veder quando si volge altrove,
Lassando tenebroso onde si move.
Se mai candide rose con vermiglie
In vasel d'oro vider gli occhi miei,
Allor allor da vergine man colte;
Veder pensaro il viso di colei
Ch'avanza tutte l'altre maraviglie
Con tre belle eccellenzie in lui raccolte :
Le bionde trecce sopra 'l collo sciolte,
Ov' ogni latte perderia sua prova;
E le guance, ch'adorna un dolce foco.
Ma pur che l'ôra un poco

Fior bianchi e gialli per le piagge mova,
Torna alla mente il loco

E'l primo dì ch'i' vidi a l'aura sparsi
I capei d'oro, ond' io sì subit'arsi.
Ad una ad una annoverar le stelle,
E'n picciol vetro chiuder tutte l'acque
Forse credea quando in sì poca carta
Novo pensier di ricontar mi nacque
In quante parti il fior dell' altre belle,
Stando in sè stessa, ha la sua luce sparta,
Acciocchè mai da lei non mi diparta:
Nè farò io; e se pur talor fuggo,

In cielo e'n terra m' ha racchiusi i passi ;
Perchè agli occhi miei lassi

Sempre è presente, ond'io tutto mi struggo;
E così meco stassi,

Ch'altra non veggio mai, nè veder bramo, Nè 'l nome d'altra ne'sospir miei chiamo. Ben sai, Canzon, che quant'io parlo è nulla Al celato amoroso mio pensiero,

Che dì e notte nella mente porto;
Solo per cui conforto

In così lunga guerra anco non pero :
Che ben m'avria già morto

La lontananza del 'mio- cor, piangendo ;
Ma quinci dalla morte indugio prendo.

CANZONE XIII.

Nemico de' luoghi abitati, ama le solitudini per isfogarvi il suo cuore.

Di pensier in pensier, di monte in monte
Mi guida Amor; ch' ogni segnato calle
Provo contrario alla tranquilla vita.
Se 'n solitaria piaggia, rivo o fonte,
Se'n fra duo poggi siede ombrosa valle,
Ivi s'acqueta l'alma sbigottita;
E, com' Amor la 'nvita,

Or ride or piagne or teme or s'assicura :
E'l volto che lei segue, ov' ella il mena,
Si turba e rasserena

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Ed in un esser picciol tempo dura:

Onde alla vista uom di tal vita esperto
Diria questi arde, e di suo stato è incerto.
Per alti monti e per selve aspre trovo
Qualche riposo; ogni abitato loco
È nemico mortal degli occhi miei.
A ciascun passo nasce un pensier novo
Della mia donna, che sovente in gioco
Gira il tormento ch'i' porto per lei;
Ed appena vorrei

Cangiar questo mio viver dolce amaro,
Ch'i' dico: forse ancor ti serva Amore
Ad un tempo migliore;

Forse a te stesso vile, altrui se'caro:
Ed in questa trapasso sospirando:

Or potrebb' esser vero? or come? or quando?
Ove porge ombra un pino alto od un colle,
Talor m'arresto, eppur nel primo sasso
Disegno con la mente il suo bel viso.
Poi ch'a me torno, trovo il petto molle
Della pietate; ed allor dico: ahi lasso,
Dove se' giunto: ed onde se' diviso!
Ma mentre tener fiso

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