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delli terzi e delli quarti; l'altra si è, ch'esso Marte disecca e arde le cose, perchè il suo calore è simile a quello del fuoco; e questo è quello per che esso appare affocato di colore, quando più e quando meno, secondo la spessezza e rarità delli vapori che 'l seguono; li quali per loro medesimi molte volte s'accendono, siccome nel primo della Meteora è determinato. E però dice Albumassar, che l'accendimento di questi vapori significa morte di Regi e trasmutamento di Regni; perocchè sono effetti della signoria di Marte. E Seneca dice però, che nella morte d'Augusto imperadore vide in alto una palla di fuoco. E in Fiorenza, nel principio della sua distruzione, veduta fu nell' aere, in figura d'una croce, grande quantità di questi vapori seguaci della stella di Marte. E queste due propietadi sono nella musica, la quale è tutta relativa, siccome si vede nelle parole armonizzate e nelli canti, de' quali tanto più dolce armonia resulta, quanto più la relazione è bella, la quale in essa scienza massimamente è bella, perchè massimamente in essa s' intende. Ancora la musica trae a sè gli spiriti umani, che sono quasi principalmente vapori del cuore, sicchè quasi cessano da ogni operazione; si è l'anima intera quando l'ode, e la virtù di tutti quasi corre allo spirito sensibile che riceve il suono. El cielo di Giove si può comparare alla geometria per due proprietà; l' una si è, che muove tra due cieli, repupugnanti alla sua buona temperanza; siccome quello di Marte, e quello di Saturno; onde Tolommeo dice nello allegato libro, che Giove è stella di temperata complessione, in mezzo della freddura di Saturno, e del calore di Marte l'altra si è, che intra tutte le stelle, bianca si mostra, quasi argentata. E queste cose sono nella scienza della geometria. La geometria si muove intra due repugnanti ad essa; siccome tra 'l punto e 'l cerchio (e dico cerchio largamente ogni ritondo, o corpo, o superficie) chè, siccome dice Euclide, il punto è principio di quella", e, secondo ch'e' dice, il cerchio è perfettissima figura in quella, che conviene però aver ragione di fine; sicchè tra 'l punto e 'l cerchio, siccome tra principio e fine, si muove fa geometria. E questi due alla sua certezza repugnano; che 'l punto per la sua indivisibilità è immisurabile, e il cerchio per lo suo arco è impossibile a quadrare perfettamente, e però è impossibile a misurare appunto. E ancora la geometria è bianchissima, in quanto è sanza macula d'errore, e certissima per sè, e per la sua ancella che si

1 Cioè, facienti contrasto. P 2 Cioè, della geometria.

chiama prospettiva. E 'l cielo di Saturno ha due propietadi, per le quali si può comparare all'astrologia: l'una si è la tardezza del suo movimento per dodici segni; chè ventinove anni e più, secondo le scritture degli astrologi, vuole di tempo lo suo cerchio: l'altra si è, che sopra tutti gli altri pianeti esso è alto. E queste due propietà sono nell'astrologia: che nel suo cerchio compiere, cioè nello apprendimento di quella, volge grandissimo spazio di tempo, si per le sue dimostrazioni, che sono più che d'alcuna delle sopraddette scienze, si per la sperienzia che a ben giudicare in essa si conviene. E ancora è altissima di tutte l'altre; perocchè, siccome dice Aristotile nel cominciamento dell' Anima, la scienza è alta di nobiltade, per la nobiltà del suo suggetto e per la sua certezza; e questa più che alcuna delle sopraddette è nobile e alta per nobile e alto suggetto, ch'è del movimento del cielo è alta e nobile per la sua certezza, la quale è sanza ogni difetto, siccome quella che da perfettissimo e regolatissimo principio viene: e se difetto in lei si crede per alcuno, non è dalla sua parte; ma, siccome dice Tolommeo, è per la negligenza nostra, e a quella si dee imputare.

CAPITOLO XV.

Appresso le comparazioni ch' i' ho fatte delli sette primi cieli, è da procedere agli altri, che sono tre, come più volte s'è narrato. Dico che il cielo stellato si può comparare alla fisica per tre proprietà, e alla metafisica per altre tre; ch'ello ci mostra di sè due visibili cose, siccome le molte stelle, e siccome la Galassia, cioè quello bianco cerchio, che il vulgo chiama la via di santo Jacopo; e mostraci l'uno de' poli e l'altro ci tiene ascoso, e mostraci un solo movimento da oriente a occidente; e un altro che fa da occidente a oriente, quasi ci tiene ascoso. Per che per ordine è da vedere prima la comparazione della fisica, e poi quella della metafisica. Dico ch' il cielo stellato cí mostra molte stelle; chè, secondochè li savii d'Egitto hanno veduto, infino all'ultima stella che appare loro in meridie, mille ventidue corpora di stelle pongono, di cui io parlo. E in questo ha esso grandissima similitudine colla fisica, se bene si guardano sottilmente questi tre numeri, cioè, due, e venti, e mille: che per lo due s'intende il movimento locale, lo quale è da un punto a un altro di necessità e per lo venti significa il movimento dell'alterazione: chè, conciossiacosache dal dieci in su non si vada se non esso dieci alterando cogli altri nove, e con sè stesso; e la più bella alterazione, che esso riceva, si è la sua di sè medesimo; e la prima che riceva si è venti; ragionevol

mente per questo numero il detto movimento significa. E per lo mille significa il movimento del crescere; chè, in nome, cioè questo mille, è il maggior numero, e più crescere non si può se non questo multiplicando. E questi tre movimenti soli mostra la fisica; siccome nel quinto del primo suo libro è provato. E per la Galassia, ha questo cielo grande similitudine colla metafisica. Perchè è da sapere che di quella Galassia li filosofi hanno avuto diverse opinioni. Chè li Pittagorici dissero che 'l sole alcuna fiata errò nella sua via; e passando per altre parti non convenienti al suo fervore, arse il luogo per lo quale passò, e rimasevi quell'apparenza dell'arsura. E credo che si mossero dalla favola di Fetonte, la quale narra Ovidio nel principio del secondo di Metamorfoseos. Altri dissero (siccome fu Anassagora e Democrito) che ciò era lume di Sole ripercosso in quella parte. E queste opinioni con ragioni dimostrative riprovarono '. Quello che Aristotile si dicesso di ciò, non si può bene sapere; perchè la sua sentenza non si trova cotale nell' una traslazione, come nell'altra. E credo che fosse l'errore de' traslatori; chè nella nuova par dicere, che ciò sia uno ragunamento di vapori sotto le stelle di quella parte, che sempre traggono quelli; e questa non pare avere ragione vera. Nella vecchia dice che la Galassia non è altro, che moltitudine di stelle fisse in quella parte, tanto picciole, che distinguere di quaggiù non le potemo; ma di loro apparisce quello albore, il quale noi chiamiamo Galassia. E puote essere che il cielo in quella parte è più spesso, e però ritiene e ripresenta 2 quello lume; e questa opinione pare avere, con Aristotile, Avicenna e Tolommeo. Onde conciossiacosachè la Galassia sia uno effetto di quelle stelle le quali noi non potemo vedere, se non per lo effetto loro intendiamo quelle cose, e la metafisica tratta delle prime sustanze, le quali noi non potemo simigliantemente intendere se non per li loro effetti; manifesto è che 'l cielo stellato ha grande similitudine colla metafisica. Ancora, per lo polo che vedemo, significa le cose sensibili, delle quali, universalmente pigliandole, tratta la fisica; e, per lo polo che non vedemo, significa le cose che sono sanza materia, che non sono sensibili, delle quali tratta la metafisica; e però ha 'l detto cielo grande similitudine coll' una scienza e coll' altra. Ancora, per li due movimenti, significa queste due scienze; chè per lo movimento, nel quale ogni di si rivolve, e fa nuova circulazione di punto à punto, significa le cose na

1 Riprovarono, cioè provarono di nuovo, riconfermarono. E. M. 2 Cioè, lo ferma contro sè, e lo ribatte indietro. P.

2

turali corruttibili, che cotidianamente compiono lor via, e la loro materia si muta di forma in forma; e di questo tratta la fisica; e per lo movimento quasi insensibile, che fa da occidente in oriente per un grado in cento anni, significa le cose incorruttibili, le quali ebbero da Dio cominciamento di creazione, e non aranno fine, e di queste tratta la metafisica. E però dico che questo movimento significa quelle, che essa circulazione cominciò, che non avrebbe fine; chè fine della circulazione è redire a uno medesimo punto, al quale non tornerà questo cielo, secondo questo movimento, che dal cominciamento del mondo poco più che la sesta parte è vòlto; e noi siamo già nell'ultima etade del secolo, e attendemo veracemente la consumazione del celestiale movimento. E così è manifesto che 'l cielo stellato, per molte propietà, si può comparare alla fisica e alla metafisica. Lo cielo cristallino, che per primo mobile dinanzi è contato, ha comparazione assai manifesta alla morale filosofia; chè la morale filosofia, secondochè dice Tommaso sopra lo secondo dell' Etica, ordina noi all' altre scienze. Chè, siccome dice il Filosofo nel quinto dell'Etica, la giustizia legale ordina le scienze ad apprendere, e comanda, perchè non sieno abbandonate, quelle essere apprese e ammaestrate: così il detto cielo ordina col suo movimento la cotidiana revoluzione di tutti gli altri; per la quale ogni di tutti quelli ricevono e mandano quaggiù la virtù di tutte le loro parti. Che se la revoluzione di questo non ordinasse ciò, poco di loro virtù quaggiù verrebbe o di loro vista. Onde ponemo che possibile fosse questo nono cielo non muovere, la terza parte del cielo sarebbe ancora non veduta in ciascuno luogo della terra; e Saturno sarebbe quattordici anni e mezzo a ciascuno luogo della terra celato, e Giove sei anni si celerebbe; e Marte un anno quasi, e'l Sole cento ottantadue di e quattordici ore dico di, cioè tanto tempo quanto misurano cotanti di); e Venere e Mercurio, quasi come il Sole, si celerebbero e mostrerebbero; e la Luna per tempo di quattordici di e mezzo starebbe ascosa a ogni gente. Di vero non sarebbe quaggiù generazione, nè vita d' animale e di piante notte non sarebbe, nè dì, nè settimana, nè mese, nè anno; ma tutto l'universo sarebbe disordinato, e'l movimento degli astri sarebbe indarno. E non altrimenti, cessando la morale filosofia, l'altre scienze sarebbono celate alcun tempo, e non sarebbe generazione, nè vita di

1 Da occidente in oriente. P.

2 lo intendo la giustizia naturale espressa in leggi, che sono come parte della morale filosofia, P.

felicità, e indarno sarebbono scritte e per antico trovate. Per che assai è manifesto, questo cielo sè avere alla morale filosofia comparazione. Ancora lo cielo empireo, per la sua pace, simiglia la divina scienza, che piena è di tutta pace; la quale non soffera lite alcuna d' opinioni o di sofistici argomenti, per la eccellentissima certezza del suo suggetto, lo quale è Iddio. E di questa dice esso alli suoi discepoli: « La pace mia do a voi: la pace mia lascio a voi; dando e lasciando loro la sua dottrina, che è questa scienza di cui io parlo. Di costei dice Salomone: «Sessanta sono le « regine, e ottanta l'amiche concubine; e delle ancelle ado«<lescenti non è numero: una è la colomba mia e la per« fetta mia. » Tutte scienze chiama regine, e drude1, e ancelle; e questa chiama colomba, perchè è sanza macola di lite; e questa chiama perfetta, perchè perfettamente ne fa il Vero vedere, nel quale si cheta l'anima nostra. E però ragionata così la comparazione de' cieli alle scienze, veder si può che per lo terzo cielo io intendo la rettorica, quale al terzo cielo è assomigliata, come di sopra appare.

CAPITOLO XVI.

la

2

Per le ragionate similitudini si può vedere chi sono questi movitori, a cui io parlo; che sono di quello movitori; siccome Boezio e Tullio, li quali colla dolcezza del loro sermone inviarono me, come detto è di sopra, nell'amore, cioè nello studio di questa donna gentilissima filosofia, colli raggi della stella loro, la qual è la scrittura di quella 2. Onde in ciascuna scienza la scrittura è stella piena di luce, la quale quella scienza dimostra. E, manifestato questo, veder si può la vera sentenza del primo verso della canzone proposta, per la sposizione fittizia e litterale. E per questa medesima sposizione si può lo secondo verso intendere sufficientemente, infino a quella parte dove dice: Questi mi face una donna guardare; ove si vuole sapere che questa donna è la filosofia; la quale veramente è donna piena di dolcezza, ornata d' onestade, mirabile di savere, gloria di libertade, siccome nel terzo trattato, ove la sua nobiltà si tratterà, fia manifesto. E là dove dice: chi veder vuol la salute, Faccia che gli occhi d'esta donna miri, gli occhi di questa donna sono le sue dimostrazioni, le quali dritte negli occhi dello 'ntelletto, innamorano l'anima, li

1 Fedeli, familiari.

2 Della filosofia.

8 Mediante la sposizione.

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