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un assai noto fabliau di Jean Bodel (su questa attribuzione v. RAYNAUD, Les Congés de J. B.; Paris, 1880, ext. de la Romania, p. 3 e BÉDIER, Les fabliaux; Paris, Bouillon, 1893, pp. 441). Qual significato desse precisamente l'Alamano al vocabolo non mi è facile vedere.

20 Oillz ubertz: correzione, che non ha bisogno di spiegazioni.

"Descadec. I RAYNOUARD: « chute, renversement » e reca dal Rom. de Flamenca (vv. 1058-59) una frase, che il Meyer traduce: « Je me tiens à quatre pour ne point vous jeter dehors la tête la première ».

27 18. Sos cors entrels pros. Sarebbe strano che Bertrando negasse a Blacas il diritto di stare con i prodi. È noto che mos cors, sos cors, ton cors, valgono io, egli, sẻ. Cfr. i vv. 31 e 38. "No fara lo. Non farà ciò, ch'è detto innanzi, di essere, di trovarsi con quelli.

20 Cfr. G. FAIDIT, Ara cove: « ni vir los hueils ni'l cors ves autre latz ». Per l'uso del singolare cfr. DE LOLLIS, Vita ecc., n. al v. 25 del n.o III, dove bisognerebbe aggiungere che anche in italiano si disse e si dice l'occhio per gli occhi.

1 Gardacors. Fu il segnale di una dama amata da S. di Mauléon e che, attesta U. di S. Circ, preferendo a lui un altro, « per estaing camiet son aur fin valen ».

19 Acre.... ni Surs. Cfr. R. DE VAQUEIRAS, Ar vei: « ab que'n fos sieus Acres e Surs ».

Mi proverò a tradurre, con quanta fedeltà potrò:

Altri si dolga e si sconforti; io sono spinto naturalmente da fine gioia a cantare d'amore e di altro, onde ho gaudio e diletto al cuore: sebbene sia giunto ad un porto scosceso, mi piacciono i beni e i mali d'amore.

E mi compiaccio con i Provenzali, perché senza guiderdone né gradimento, e malveduti e disonorati, permettono pene ed affanni mortali del loro signore legittimo spogliato d'onore e di terra.

E chi biasima i due tangheri del Balzo, bene, se lo meritarono, perché ciascuno de' due sciagurati imprudenti si comportò come dovette; ché il conte va a danno loro con gli occhi aperti, ed essi con gli occhi chiusi a dar il gambetto a lui.

Il cucúlo spossessato, male avveduto e peggio esperto, si crede d'esser offerto a Dio perché l'hanno introdotto in corte, ed ha levato la croce in ispalla per andar sicuro per i deserti.

Mai non crebbe in pregio Blacas da quando un morso gli trasse giù un filo del costato ; perciò non credo che il prode sia tra essi, poi che non si allieta: non lo farà, se volge l'occhio verso canti e diporti ben altrimenti piacevoli.

Lo stolto si dia bel tempo fra tanti danni e tradimenti: cotali perfidi baroni, vili, imbelli, sono in Provenza, cui manca il cuore, men valenti di Giudei e di Mori di qua dal mare e di là da Tiro.

Cosi ben tagliato é Corsetto, che io non bramerei tanto possedere Acri, né Edessa, né Tiro.

Senza contare le parole, le espressioni, le imagini identiche o somiglianti (el faducs, del faduc de terra scorchat, scorjatz la crotz per l'argen va 'l comps oil hubertz ez ill cluç, volares hueilh cluc), il serventese di Bertrando presenta con quello di Sordello affinità di tèma e di contenenza innegabili. Anche il primo « fu ispirato da un momento in cui era massima l'eccitazione dei baroni contro Raimondo Berlinghieri di Provenza ». Anche il primo allude a Blacas, piuttosto col desiderio che non con la sicurezza che non sia tra i nemici di Raimondo, al conte di Tolosa, il cucúlo spossessato, alla ostilità tra i signori del Balzo e Raimondo. Chi determinasse con sufficiente esattezza il tempo, in cui fu composto il primo, non saprebbe, per ciò stesso, quando fu composto il secondo? Ricerca, per buona fortuna, non difficile. I due del Balzo, accenna Bertrando, ebbero la peggio per la loro inettezza quando vollero

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misurarsi col conte di Provenza; e noi sappiamo che, prima del luglio 1231, Ugo del Balzo era in prigione ad Aix e, che nella primavera del 1233, era prigioniero con lui il suo figliuolo Gilberto. In quella primavera i nemici del conte tenevano in prigione Bertrando. Alla sconfitta e alla prigionía di Ugo si riferisce quel passo di Sordello:

qe fols plus caus d'un sanbuc
sai qe n'a penedenza,

tradotto dal De Lollis: « so che se ne pente »; invece di : « so che ne porta la pena ». E dicendo Bertrando il cucúlo spossessato è stato introdotto in corte ed ha preso la croce, allude, come ad eventi recentissimi, al doloroso viaggio, che il conte di Tolosa dovette fare a Parigi nel 1229 per conchiudervi la pace, per cui perdette gran parte de' suoi possessi, alla prigionía di lui nel Louvre, al giuramento da lui dato in quella occasione, prendendo la croce, di andare in Terra Santa e rimanervi non meno di cinque anni. Per concludere, senza restringer di troppo il tempo della composizione, il serventese è anteriore al mese, nel quale lo stesso Bertrando e i due del Balzo ricuperarono la libertà, al mese di maggio 1233; il serventese oscuro di Sordello, che degli stessi fatti discorre, è anteriore al maggio del 1233. Ripeterebbe il De Lollis: « a noi non risulta e deve sembrar addirittura inverosimile che della guerra » tra i conti di Provenza e di Tolosa << durata dal 1230 al 1233 fosse stato spettatore e partecipe Sordello ? >>

XVI.

Volle il De Lollis, per parecchie ragioni, porre la data del pianto in morte di Blacas dopo la battaglia di Cortenuova (novembre 1237); ed io parecchie considerazioni gli opposi. La sua «< conclusione » gli parve « in qualche modo avvalorata dal fatto che per ragion del suo contenuto non sembra essere anteriore al 1240 la parodía che del compianto fece, dopo di Bertran di Lamanon, anche Peire Bremon Ricas Novas ». Ed io, riferite testualmente queste righe, osservai che la ragion del contenuto si

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Gli fu permesso di uscirne il 14 luglio per negoziare una tregua tra i due conti, a patto di tornarvi, se, da quel giorno al mese di settembre, Raimondo di Tolosa fosse entrato col suo esercito in Provenza. BARTHÉLEMY, 243.

Aix, 14 maggio 1233; convenzione tra Raimondo Berengario e l'inviato dell' imperatore per la liberazione di Ugo del Balzo e di suo figlio Gilberto. Ivi, 248; Winkelmann, op. cit., 630.

<< Item convenerunt, quod dictus nobilis Ugo de Baucio et Insbertus eius filius manulevent super se et rebus suis Bertrandum de Alamannona etc. qui sunt in captione vel manulevatione adversariorum domini comitis, etc. »

<Item statim post absolutionem nostram, assumemus pro poenitentia nostra crucem de manu dicti legati contra Sarracenos, et ibimus ultra mare ab instanti passagio mensis Augusti usque ad alium passagium mensis Augusti proxime futurum, ibidem per quinquennium continuum integre moraturi ». Hist. Gen. de Lang., III, preuves, 331.

riduce, a voler essere esatti, al contenuto dell'ultima strofe. Ora mi accusa di essermi attaccato « a battere un argomento secondario, appena accennato da lui nel testo, e svolto poi in nota »; tace di quelle altre considerazioni; chiede e risponde:

E il T. che fa? Trova, (e senza difficoltà perché la cosa era rilevata dallo Springer), che qui però non cita, in una nota a quei versi del Bremon, trova che il sultano Malek-Kamel, morto nel 1238, avea manifestata l'intenzione di farsi cristiano e senz'altro conclude....

Cosí egli legge gli argomenti, che si accinge a confutare. Potevo io, nella nota dello Springer, trovare quello, incredibile, ma vero che non c'è? Eccola qui,

tal quale.

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35. Saudan de'l Cayre. Der Sultan Kamel (1218-1238) hatte 1229 mit Friedrich II. Frieden geschlossen (cf. Wilken, Gesch. der Kreuzzuge VI 516). Während dieses Waffenstillstandes mit den Sarazenen machte der Papst Gregor wirklich durch Entsendung von Mönchen den Versuch, die muhammedanischen Fürsten zum Christentum zu bekehren, naturlich ohne Erfolg. (Wilken VI 562). [Il Sultano Kamel (1218-1238) aveva nel 1229 conchiuso pace con Federico II (cfr. W., ecc.) Durante questa tregua con i Saraceni, il papa Gregorio fece davvero, per mezzo di monaci, il tentativo di convertire al Cristianesimo i principi maomettani; naturalmente invano].

Questa è la nota, in cui trovai, — si osservi bene — senza difficoltà, senza difficoltà, « che il sultano Malek-Kamel avea manifestata l'intenzione di farsi cristiano ». Questa è la nota, per la quale, a proposito della voce corsa della conversione di Malek-Kamel, avrei dovuto citare lo Springer.

Scrissi che nella stanza del Bremon Gerusalemme non appare tre !!! del De Lollis, il quale dimentica ormai troppo spesso e volentieri il libro » - caduta nelle mani degli infedeli: « se ciò fosse avvenuto, in qual modo Gui de Guibelhet avrebbe potuto difendere contro i Saraceni la testa di Blacas mandata a Gerusalemme ? » Che ti pensa egli? Prende dallo Springer la traduzione tedesca dei due versi :

E Gui de Guibelhet, car a fin pretz valen,
garde be la vertut per la payana gen,

e afferma su l'« arma » di chi? solo cosí si posson tradurre alla lettera ». Cosí? << Und Gui von Guibelhet mag, weil er hohe Trefflichkeit besitzt, die Reliquie für das Heidenvolk wohl hüten? Mi dispiace per il signor Springer e per il signor De Lollis per, in provenzale, ha, tra tanti altri, il significato di a cagione di, al quale io mi accostai di molto, quando dal canto mio interpretai : « Gui.... riceve l'esortazione a custodir bene la reliquia contro i Pagani ». Bel complimento avrebbe rivolto il Bremon al valoroso guerriero, se l'avesse esortato a custodire la reliquia, a custodirla bene, per poi darla alla gente pagana! L'uffizio commesso a Gui non differisce da

Per il De Lollis, « non è certo » che Malek-Kamel morisse nel 1238. Veda nel suo caro Schirrmacher (III, p. 189) l'anno, il mese e il giorno della morte: 8 marzo 1238. Veda se questa data non gli « risulti » da qualche altra delle sue « ottime fonti ».

quello commesso, in una delle strofe precedenti, al re di Francia Idi difender bene il suo pezzo di cuore dai bricconi :

e 'l reys cui es Paris gart lo be de 'ls bricos.

Il senso della frase: garde be la vertut' è determinato dal pianto di Bertrando d'Alamano, dove alle donne valenti, che devono dividersi il cuore di Blacas perché « en loc de vertutz lo tenran per s'onor », si raccomanda: e gart lo ben e genz, più volte, e gart lo autressi com fai son cors cortes, o si esprime fiducia: per leis er gen gardatz, e taing qe'l garde ben. Le reliquie non si custodivano con tanta cura e diligenza perché passassero intatte in mani indegne, per esempio in quelle dei mussulmani. E continua il De Lollis: « Comunque poi s'abbiano a intendere in correlazione al testo » << essi »>, i due versi, « prudentissima riserva ! ranno mai a distruggere il fatto che il Bremon manda la testa di Blacas ad un principe saraceno, a Gerusalemme. » Davvero? Non cambiamo i dadi. Il Bremon manda la testa di Blacas a Gerusalemme, inclina anche a donarla al Soldano del Cairo ; ; ma ad un patto, gravissimo, purché il Soldano si battezzi, altrimenti non se ne farà niente :

«

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lay a 'l Saudan del Caire, s'el pren batejamen,

e presenti'l la testa, may estiers la'y defen.

non var

Confronti, confronti la traduzione dello Springer: « wofern er die Taufe nimmt, und ich schenke ihm das Haupt, doch im anderen Falle versage ich es ihm ». E vuole, inoltre, << si aggiunga che del battesimo di Malek-Kamel s'era parlato molti anni innanzi che il Bremon scrivesse la sua parodía; in occasione, cioè, della pace da lui conclusa con Federico II nel 1229 ». Come aggiungere ? Sapevo che le relazioni tra Federico e Malek-Kamel furono cordialissime dal 1229 in' poi; non sapevo che del battesimo si fosse parlato in occasione della pace, unicamente in quella occasione: ho cercato ora << questo particolare »>; ma non m' è riuscito di rinvenirlo. Come avrebbe esso dovuto darmi da pensare? Perché mi correva l'obbligo di tenerlo presente? » Presente lo avrei tenuto, a giudizio suo, se non mi fossi << contentato di citare il Paris di seconda mano, e se, una volta adocchiata la nota dello Springer, ne avessi compreso tutto il senso ». La nota dello Springer sta quassú, in tedesco e in italiano; a me non era permesso metterci un senso, e, peggio, dei fatti, che l'autore non ci aveva messi. La citazione del Paris, so bene ora che cosa avrei guadagnato a farla di prima mano; ossia, parliamoci chiaro, se fossi andato a compulsare il volume con le mie proprie mani, e, ritrovato il passo sotto l'anno, nella pagina, che il Del Giudice aveva già indicati, avessi, in apposita nota, riferito il titolo, la data dell'edizione, la pagina, magari la colonna e le righe. Di príma mano non può significare altro in questo caso. Quante volte il De Lollis, in questo senso, ha citato di seconda, di terza, di quarta mano! Tutto questo artifizio perché? Io conosco e stimo il Del Giudice, deve conoscerlo e stimarlo il De Lollis, per diligente ed

'Nel G.de Rossillon il vescovo Floire « garde las vertutz » dei Santi Apostoli.

esatto scrittore. Mi fidai di lui, e feci bene; citai lui invece all'edizione del Paris da lui adoperata, e feci il dover mio. Cosí avesse il De Lollis citato lo Schultz-Gora quando abbelliva le sue note delle citazioni racimolate negli scritti dall'erudito tedesco! Il Del Giudice, al quale rimandai onestamente il lettore, aveva trascritto il passo, di cui mi valsi, esattissimamente.

Eodemque tempore Soldanus potentissimus qui moriturus etc. animam ad multorum dolorem exhalavit.... Quod cum cognovisset Imperator Romanorum Fredericus, inconsolabiliter per multum temporis dolens, mortem eius planxit lugubriter. Speravit enim eum, sicut idem Soldanus promiserat, baptismi sacramentum suscepturum, et Christianitatem per eum magnum aliquando suscipere foelicitatis incrementum.

Il De Lollis ha creduto di leggere che le speranze furono concepite da Federico, le promesse date dal Sultano, nel 1229, in occasione della pace; ma dove? No, non è andato a riscontrare la cronaca, se non ai luoghi già veduti prima dal Röhricht; altrimenti, in quella stessa pagina, nella colonna accanto, avrebbe letto dell'ambascería solenne, che portò in Francia le prime notizie dell'invasione dei Tartari, correndo l'anno 1238. Quella stessa pagina, quella stessa colonna, quello stesso capoverso gli avrebbe fatto capire che il Bremon nomina il Sultano del Cairo per antonomasia, non «< per sineddoche »; designa particolarmente Malek-Kamel, non, genericamente, << il principale rappresentante dell'oriente saraceno ».

Soldanus potentissimus qui moriturus liberaliter legavit redditus opulentissimos et pecuniam multam infirmis in domo hospitalis Christianis pauperibus commorantibus, et vinctos sclavos liberos multos, et alia multa opera charitatis fecerat, animam ad multorum dolorem exhalavit. Erat autem, licet paganus, veridicus, munificus, parcens, (in quantum permisit legis suae severitas, et vicinorum suspicio) Christianis.

Questo è il Saudan del Caire, che il Bremon poteva lodare quanto e piú dei principi cristiani di occidente, augurando che « prendesse il battesimo »><. Volendo spiegar i versi:

e si 'l reys d'Acre y ven, lays cobeitat d'argen
e sia larcx e pros e gart ben lo prezen,

Il De Lollis non mi perdona di essermi lasciato sfuggire ch'egli non indicava le fonti dei suoi, « si disse » a proposito della voce corsa in quel torno di tempo », nell'autunno del

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1240 che Malik-al-Muzaffar di Hamah e Malik-al-Salich Ismail, sultano di Damasco, intendessero « divenir cristiani ». Come! Egli aveva indicato luoghi del Röhricht e di M. Paris; egli non aveva affermato nulla che non fosse « derivato direttamente da ottime fonti ». Abbia un tantino di pazienza. In una delle sue solite note, che si sa dove cominciano, ma non si sa mai dove debbano finire, rimandò al Röhricht per notizie intorno all' impresa di Tebaldo di Navarra in Oriente e alla caduta di Gerusalemme in mano degl'infedeli (1239); poi passò alla « proposta burlesca » del Bremon al sultano del Cairo, « che non può non essere un'eco di quella che si disse fatta sul serio », ecc. (1240); poi aggiunse che la notizia, anzi la « nuova » delle <<< buone disposizioni » non più proposta del sultano di Damasco fu portata, ecc. ecc.; e qui citò il Paris, finalmente. Qual maraviglia che, dei si disse della proposta, a me paresse non veder indicate le fonti?

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