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Ninot petit e Petrerchin,

Caron, Petrus de fortis e Brugier

Bidon, e Carpetras e Gioan martin.
Eraui Verdeboth, e Reinier,

Gasparo, Perison, et Ochenghem,
Molinet, Gian iapart, Orto e Cordier.
V'era Gianes, Isach e Tandighem,

Crispin, Gioan Pinarol, e metre Gian,
Infantis, Philippon, e Gioanstochen,
Haine, quel de le Rue, quel da Luran,
Costanzo, Don Michel e Marietta,
Don Thimoteo, Marchetto e Maseran.
V'era ancho in questa trionphante setta

Dalida, il Tromboniem, et Andrea antico
Ogniben et Angelica e Lauretta,

Nel canto XXII le Muse ed i loro principali seguaci fanno intorno ad Apollo un santo choro, sí che il Poeta è tutto assorto nell'ammirazione del maraviglioso spettacolo e,

Dir uolea a me stesso, hor qui ti specchia
abbraccia la uertú, che tai presenti

et altri, a chi la segue, ancho apparecchia,
quando mia moglie udendo certi accenti
che dormendo io facea, ver me si uolse,

e temendo che fosser accidenti

d'incubo o d'altro, dal sonno mi sciolse.

Cosí finisce questa visione, ed a chi l'ascoltò sino alla fine, il Poeta rivolge questa preghiera:

E dagli morditor tu mi difendi

ma per dar fine, se t'ho col dir mio offeso

non me né lui, ma te stesso riprendi

che non me l'hai (la tua mercé) conteso.

Messe in evidenza le imitazioni dantesche, del tutto formali, riportate le terzine nelle quali si ricordano i medici e gli artisti più famosi del tempo, credo non rimanga piú nulla di veramente importante in questo mediocrissimo poemetto, che nes suno vorrà reputar degno di una vera e propria edizione.

Modena, decembre 1898

LUIGI MARIO CAPELLI

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Nella fervida fantasía dei poeti antichi e moderni l'Umbria esercitò sempre un fascino irresistibile, per il sentimento della natura che il verde di quella campagna desta in ogni cuore gentile, per le bellezze di cui anche l'arte arricchí oltremodo quella regione, per la storia primitiva delle sue genti e le memorie ascetiche e civili dei tempi di mezzo. A quelle e a queste ispiravasi anche la mistica anima dell'Alighieri, in cui il poeta religioso non si disgiunge mai dal cittadino, che ama la patria, la libertà e odia, per conseguenza, la mala signoria che sempre accora; quindi egli, follemente innamorato del Santo, che fu tutto serafico in ardore, volendo darci una esatta topografia di Assisi, incomincia col dire :

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Intra Tupino e l'acqua che discende

del colle eletto dal beato Ubaldo, fertile costa d'alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldo da porta Sole . . . .

Dopo aver ricordato la prima fra le città guelfe, umbre, che sorge di faccia alla ghibellina Assisi - la quale, in quel primo quarto di secolo, come vedremo, ebbe a sostenere una lotta accanita coi Perugini non dimentica le altre due città che, quasi allineate dietro l'alto monte Subasio, rivolte verso la loro dominatrice, piangono per

'Paradiso, c. VIII, v. 73.

Giornale dantesco, VII (N. s., vol. IV) quad. VIII.

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il greve giogo che è stato loro imposto, e scontano cosí il peccato commesso, rimanendo fedeli alleate della patria di s. Francesco; il Poeta quindi soggiunge:

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Questa, che a me e, nella sostanza, anche a molti commentatori sembrerebbe l'interpretazione piú ovvia, non fu veramente giudicata tale da tutti; anzi, se si vuole, il numero e l'autorità di costoro (Pietro di Dante, Benvenuto da Imola, il Vellutello, il Blanc, il

Casini, il Poletto ecc.) stanno contro di me, quantunque non mi dispiaccia di essere in buona compagnía coll'Ottimo, col Daniello, col Tommaseo ecc....; del resto, se tutte le questioni dovessero risolversi coll'ipse dixit, sarebbe inutile lo scalmanarsi tanto a discutere. Analizziamo piuttosto spassionatamente le ragioni degli uni e degli altri, cominciando dalle prime fonti, a cui attinsero, senza mai discostarsi, quelli che vennero dopo. Pietro di Dante intende che la causa del pianto sia solamente nel senso proprio, tutto geografico, vale a dire che Nocera e Gualdo piangano per esser poste dietro al monte, che è loro cagione di grave freddo: « ab alia parte dicti montis, qui detectus est ad tramontanam; est ibi grave frigus, de quo plangit, idest interdum dolet, illarum duarum terrarum Gualdi et Nuceriae ». Il Postillatore Cassinese aggiunge un'altra causa di pianto, conseguenza della climatica, la sterilità, cioè, di quelle campagne. Senza entrare, per ora, a discutere il significato topografico e quindi climatico e geologico, io mi domando: furono mai esaminate, come si doveva, le due interpretazioni?

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Quando si pensa che alcuni pongono Nocera e Gualdo in Romagna, altri in Puglia; alcuni le dicono sotto re Roberto di Napoli, altri sotto il ducato di Spoleto, altri sotto la Chiesa; alcuni collocano Gualdo in un altipiano, altri in un bassipiano; c'è chi lo chiama un villaggio e chi una città, e non manca perfino chi scambia il Subasio col colle eletto dal beato Ubaldo,' e chi questo colle confonde coll'Avellana, si può rispondere di no con certezza.

Io credo appunto che questa ignoranza assoluta della topografia e della storia delle due città abbia pregiudicato, come si dice, la questione; poiché, il fatto per cui anche chi ha visto la parte occidentale ed orientale dell'alto monte ha trovato in questa un certo squallore, che contrasta colla ubertosità di quella, fece si che i piú inclinassero, addirittura, verso l'interpetrazione geografica, senza curarsi d'altro.

Cominciamo dall'esaminare le sorti, quasi sempre insieme congiunte, delle due città, dal principio del sec. XIII a tutti i due primi decenni del XIV; il lettore, che

' Cfr. P. ALLEGHERII, Super Dantis ipsius genitoris Comoediam commentarium (ed. NANNUCCI), Florentiae, J. Piatti, 1845, p. 628.

« Dicta costa dextra (ov'è Assisi) frugifera est, et sinistra sterilis, propter grave iugum dicti montis, oppositum directe septentrioni; in qua costa sinistra sunt Nucerium et Gualdum plorantes, metaphorice loquendo, quia ita sunt positae in tam sterili loco et frigido, non in fertili, ut est alia costa dicti montis >>.

'Cfr. G. A. SCARTAZZINI, Enciclopedia dantesca, Milano, Hoepli, 1896, vol. I, [ad verbum]; cfr. in proposito gli Analecta umbra, in Bollettino umbro, anno III (1897), vol. III, fasc. II, pagg. 385-6; cfr. anche la recensione che G. CROCIONI ne fece in Rivista bibliografica italiana dir. da S. Minocchi, Firenze, maggio-giugno 1897 : « Gualdo non è un villaggio, ma una cittadina di circa 3000 abitanti, non sta in Romagna, ma nell'Umbria, non fra Perugia e Camerino, ma piuttosto fra Nocera (Umbra) e Fabriano, non sopra un altipiano, ma in un bassipia no. Non so poi come si affermi recisamente che Gualdo nel 1300 appartenesse al regno di Napoli ». 'Tanto è ciò vero che, nei docc. del tempo, spesso Gualdo è detto di Nocera o Nocerino; sembra anzi che, prima di cadere sotto la tirannia di Perugia, Gualdo fosse soggetta al Conte

avrà in questo modo esposti dinanzi a sé tutti i dati di fatto necessari od opportuni per giudicare con cognizione di causa, vorrà certo perdonarmi un'ampiezza, che altri menti potrebbe apparire soverchia.

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Nocera e Gualdo, che già avevano fatto parte del Ducato spoletino, insieme con questo, cui non restò poi altro che il nome, passarono stabilmente alla Chiesa nel 1247;' entrambe, tuttavía, molto tempo innanzi, erano state soggiogate dai Perugini ; la prima, il 12 dicembre del 1202,' e la seconda, il 25 luglio del 1208. Sarebbe cosa difficile il potere stabilire quale di questi due Comuni, specie in codesto periodo, fosse il piú disgraziato. Nocera, « l'anno 1248, fu distrutta da' soldati di Federico secondo..... per haver presa la parte del Papa....; e per esser quelli in gran parte eretici e scomunicati abrugiarono e rovinarono le chiese dentro e fuori della città con gli edifizii e mura, cacciandone gli habitatori ». I particolari di codesti maltratta menti cosí ci sono narrati, nel loro crudo verismo, da un Cronista umbro: « circa illud tempus [an. 1248] Fulginates cum Theutonicis Nucerium invaserunt, perditionem facientes; qui in arce suprema manebant et dapredantes et spoliantes civitatem, expulsis civibus, eam destruxerunt. Tunc nucerina canonicha ecclesia effecta fuit cubile fornicatorum et stabulum inimicorum, quia Theutonici in ea comedebant et cum suis concubinis et uxoribus recubabant.... »; il Cronista, senza dubbio, è degno di fede perché conclude: «Omnia haec ab illis audivimus qui passi sunt et interfuerunt >.

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di Nocera; cfr. P. FR. EHRle d. C. d. G., Notizie sui mss. della Biblioteca di s. Francesco d'Assisi, in Miscellanea francescana, Foligno, 1887, vol. II, p. 36 [Cod. 341. Liber iste ystoria sancte ecclesie et religionis christiane et romane ymperii de diversis libris adsumptus et legendis sanctorum et cronicis etc.... membr., sec. XIV....; l'autore è umbro e forse assisiate e francescano; cfr. Mazzatinti, Inventario d. Biblioteca, com. di Assisi, pagg. 77-8]: « Tadinato derelicto, dispersi Tadinenses per castellula deinceps habitaverunt sub regimine comitis, qui in Nuceria annuatim ponebatur a republica romanorum principum et pontificum transmissi et sub duce ducatus Spoleti ». Difatti, nel 996 Monaldo Trinci, capitano di Ottone III e discendente di Ildebrando, duca di Spoleto, era stato dichiarato Conte di Nocera e di Tadino presso le cui rovine sorse poi Gualdo << Elesse Monaldo per sua residenza Nocera, restaurando a proprie spese l'antica ed inespugnabile sua rôcca, ove sorge al presente la chiesa cattedrale.... Ebbe.... tre figli, Alfredo, Arnolfo e Vico, soprannominato Lupo.... questi furono costituiti vicari imperiali in molte città e castelli dell' Umbria » ; cfr. R. CARNEVALI, Vita di s. Rinaldo, Foligno, Campitelli, 1877, p. 216; queste notizie son tratte da D. DORIO, Storia della famiglia Trinci, Foligno, 1637; cfr. in proposito M. FALOCI-PULIGNANI, Le arti e le lettere alla corte dei Trinci, in Giornale storico d. Lett. ital., anno I (1893), fasc. 2o e 3o; cfr. anche FEliCIANO FERRANTI, Il castello di Nocera (racconto storico), in La Rondinella, strenna umbra, Spoleto, 1844, pagg. 9-44.

Cfr. L. FUMI, I registri del Ducato di Spoleto, in Bollettino umbro cit., anno III (1897), fasc. III, p. 500.

'Cfr. M. FALOCI-PULIGNANI, Miscellanea di documenti vari dal sec. XIII al XVIII, in Archivio storico per le Marche e per l'Umbria, 1884, vol. I, p. 457.

' Cfr. M. FALOCI-PULIGNANI, Miscellanea cit., in Archivio cit., pag. cit.

Cfr. L. JACOBILLI, Di Nocera nell' Umbria, Foligno, Alterii, 1653, pag. 15.

Cfr. P. FR. EHRLE, Notizie cit., pagg. 22-25.

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