Sayfadaki görseller
PDF
ePub

seche, chi cerchi per entro alla legenda stessa trova qualche cosa di più sicuro. Tentiamo di trovarlo noi."

Cinque compagni soltanto Dante ricorda fra i molti di san Francesco. Tre perché primi si scalzarono, li ricorda san Tommaso il venerabile Bernardo, Egidio, Silvestro (Par., XI, 79 e 83); due li nomina più tardi s. Bonaventura:

Illuminato ed Agostin son quici

che fur dei primi scalzi poverelli,

che nel capestro a Dio si féro amici.
(Par., XII, 130-32).

Ma di Leone, pecorella di Dio, di Angelo, di Rufino che insieme con Bernardo formano i cosí detti Soci,' nulla. Gli è che di questi tre fra Bonaventura non ricorda il nome, dove di Bernardo e d' Egidio, di Silvestro, d' Illuminato e d'Agostino non solo rammenta il nome che sarebbe poco ma lumeggia anche e fa spiccare

la figura.

Il venerabile Bernardo dice il Poeta si scalzò primo, e Bonaventura scrive che de' seguaci di s. Francesco primus extitit vir venerabilis Bernardus,' poi Egidio, poi Silvestro (n. 29 e 30). Anche l'ordine della successione è lo stesso.

Dove ne' Tre Soci è ricordato per primo Bernardo (Boll., ib. n. 27) ma secondo Silvestro (30) e poi Egidio (32); ed è inoltre fatto il nome di Sabatino, di Morico, di Giovanni di Capella, etc. (35).

La Vita Prima del Celano ricorda: 1° quidam de Assisio puer (o, come legge il Rinaldi: quidam de Assisio pium ac simplicem spiritum gerens); 2° frater Bernardus (Boll., ib. n. 24); 3° vir alter Assisi; 4o Egidio, poi un anonimo e finalmente frate Filippo, che septenarium numerum adimplevit. E di Silvestro niente (Boll., ib. 25).

Ravvicinamenti molti da s. Bonaventura, dalle due Vite del Celano, dai tre Soci tentò anche il p. Michele da Carbonara nel suo bello studio su Dante e s. Francesco (Studi danteschi, v. 1o, Tortona, Rossi, 1890); ravvicinamenti non formali, ma piuttosto a commentare con le antiche legende la storia del Santo e il pensiero del Poeta. In ogni modo la tèsi sostenuta dal valoroso dantista non può assolutamente essere accettata da noi: per lui è « certo che il Poeta conobbe > tutte le antiche legende (tre Soci, Celano, Bonaventura) e l'« ebbe innanzi agli occhi quando dettò il canto » suo (p. 50). Non l'avvertiremmo se non vedessimo l'opinione sua rinfrescata ed accettata da un valente studioso di Dante, il Murari, nella ristampa ch'egli dette del saggio del Da Carbonara su Dante e Pier Lombardo. (Collezione di Opuscoli danteschi, n. 44-45, pag. VIII-IX). A confutare la quale opinione noi non sappiamo di meglio che pregare l'arguto lettore, istruito dello stato odierno degli studi francescani, di leggere attentamente il libro del Da Carbonara, sempre del resto utilissimo, badando che i luoghi dei tre Soci e del Da Celano che parrebbero piú facilmente ravvicinabili alla parola di Dante, sono passati nella legenda di san Bonaventura.

[blocks in formation]

Che fonte al Poeta possa per questa parte essere stata la 2a Celani, non è quasi il caso di discutere: scritta a compimento della 1", l'autore di essa

[ocr errors]

non ritorna

e non doveva ritornare su quanto ha prima scritto, se non quando abbia da meglio precisare o da aggiungere qualche cosa.

De' primi convertiti egli ha già parlato (1a Cel., 22-25); ritornerà, è vero, a meglio lumeggiarla, sulla conversione di Bernardo « minorum ordinis prima plantula », ma soggiungerà anche: « longum esset de singulis persequi, qualiter bravium superne vocationis attigerint » (2a Celan., 1, 10). E, molto più avanti, l'aver dovuto parlare di Silvestro, l'indurrà anche a raccontare di lui la conversione; ma non al posto che sarebbe logicamente stato opportuno e avrebbe richiamata l'attenzione del lettore sul nome de' primi convertiti all'ordine francescano (2 Cel., 3, 52).

Per questa prima parte, dunque, è lecito conchiudere che dell'altre vite sempre nei nomi, sempre nella disposizione e nell'ordine di questi differenti assolutamente non si serví.

se non

Dante

Bonaventura, di nomi deliberatamente parco, ricorda anche fra Morico (Boll., n. 49) e Pacifico (51) e Antonio (53) e Monaldo (53), ma cosí di passata e quasi incidentalmente a testimonianza di qualche miracolo (n. 203).

Nei momenti piú solenni della narrazione invece spicca Illuminato, vir utique luminis et virtutis (n. 134). Illuminato è compagno di s. Francesco nel viaggio al Soldano a predicare

[ocr errors][merged small][merged small]

Illuminato leva di dubbio il Santo, se debba o no palesare a' compagni l'augusto mistero che s'era nelle sue carni compiuto (n. 194).

E quando il Santo muore, Agostino ministro in Terra di Lavoro, vir utique sanctus et iustus, presso anch'egli a morire, vede l'anima di lui volare verso il cielo e grida, ammiranti i compagni che attorniano il suo letto, aspetta me, o padre, aspetta; ecco ch' io vengo teco. E muore e s'accompagna con lui (n. 213).

Al sorger della nova religione compagni Bernardo, Egidio, Silvestro; al viaggio per avere la palma del martirio e alle Stimmate sante Illuminato; alla morte Agostino; cosí come li trova nel suo Autore, il Poeta li raggruppa ed eterna nell'opera sua. Ma altri luoghi ancora si possono avvicinare.

Scrive il Frate al compagno che per comando di lui gli scagliava ogni insulto avviliente, il Santo « exilaratus tum mente quam facie respondebat: Benedicat tibi Dominus, fili carissime, quia tu verissime loqueris et talia filium Petri Bernardonis decet audire. Ut autem se ceteris despicabilem redderet, non parcebat robori », etc. (n. 72). Or non c'è quí in embrione la terzina del Poeta ?

Ne gli gravò viltà di cor le ciglia,

per esser fi' di Pietro Bernardone,
né per parer dispetto a maraviglia, etc.

Giornale dantesco, VII (N. s., vol. IV) quad. I-II.

(XI, 88-90).

5

Qualche altro ravvicinamento ancora:

Scrive Bonaventura: «< caritatis ardore spiritum ipsius ad martyrium perurgente.... » San Francesco.... « multis se periculis constanter exposuit ut Soldani Babyilonie posset adire presentiam » (n. 133). Ma più tardi « videns.... se non proficere in conversione gentis illius, nec suum assequi propositum ad partes infidelium.... remeavit » (n. 138). E il Poeta:

E poi che per la sete del martiro,

nella presenza del Soldan superba

predicò Cristo e gli altri che il seguiro,

E per trovare a conversione acerba

troppo la gente....

reddissi etc.

(XI, 100-105).

Dove un altro ravvicinamento mi pare si possa anche fare: il Poeta scrive di Semiramis, regina di Babilonia antica, che

Tenne la terra che il Soldan corregge.

(Inf. V, 60).

Il Poeta sbagliò e con facile erudizione i commentatori corressero; ma quel Soldano e quella Babilonia che egli aveva trovati uniti nel libro che gli parlava del Santo suo, e uniti s'eran impressi nella memoria sua, non possono più tardi averlo fatto cascare nell'equivoco in che realmente cascò? Ipotesi, è vero, come tante si son fatte a spiegare o a giustificare l'errore del Poeta; ma ipotesi la nostra che trova il fondamento suo in una storia nota a Dante, e, vorremmo anche dire, nella leggenda. La quale se fu per avventura scritta dopo di Dante, dové però esser viva e correr per le bocche de' frati al tempo ch'egli fiorí. Alludiamo al racconto dello Speculum Vitae (ed. 1509, car. 55b) e dei Fioretti (cap. 24) dove pure si parla del « Soldano di Babilonia ». La leggenda, com'è costume suo, esagerò e falsò; ma non è il racconto che a noi importa, sí l'associazione dei nomi.

Dopo tanti ravvicinamenti di pensiero e di forma, mi par dunque sia lecito concludere definitivamente una vita di s. Francesco Dante sicuramente conobbe : quella di frate Bonaventura.

Nella quale noi a pagina 101-2 dello studio nostro abbiamo ravvisato la fonte d'un altro luogo dantesco e il ripensarci sempre più ci conferma nell'avviso. Bonaventura compendiava da Tommaso da Celano (2. Cel. 3, 63); questi, come risulta dalla pubblicazione del Sabatier, dallo Speculum Perfectionis (c. 60), e il frate che vide la << bellissima sedia ornata di pietra preziosa e di tutta gloria » era Pacifico « qui in seculo vocabatur rex versuum nobilis et curialis doctor cantorum »>.

Speculun Perfect., p. 109. Per fra Pacifico ci sia concesso di rimandar ad un nostro prossimo studio su' lui.

Cosí l'estasi d'un poeta, senza che l'uno sapesse dell'altro, ché il nome Tommaso da Celano e Bonaventura tacciono, dava vita alla visione d'un altro, re del canto anch'egli e non per rumor fugace di popolo, ma per genio proprio fatto tale.

Ma quanta di questa divina poesia francescana dové fiottare giú nell'animo di Dante, e noi non sappiamo !

Chi la vuol sentire tutta legga il testo che ha or ora pubblicato Paul Sabatier. Non è questo il luogo di discorrere delle spinose questioni che intorno ad esso si agitano: qui basta notare l'intima spirituale parentela fra il s. Francesco di frate Leone e la ideale figurazione dantesca.

Virtú maravigliosa d'artista!

Selvaggio e luminoso insieme - Idice il Sabatier

era il misticismo di Ubertino;

si urtano in lui i piú violenti contrasti, cosí che tu pensi involontariamente alle tele del Murillo. Il s. Francesco suo s'avvicina piú al tipo francescano fatto popolare in Spagna dall'opera d'Alonso Cano, che al poeta del Cantico del Sole sbozzato da frate Leone."

Dante lo Speculum certo non conobbe, mentre aveva letto in Ubertino, derivato anzi da lui partiti e modi alla rappresentazione sua; ma non è che ciò gli noccia e nella luminosità sua felicissima la figurazione del Santo rimane sempre quella che i primi compagni di lui s'erano conforme a verità e al sentimento formata: lo sposo lieto di madonna Povertà. È l'intuizione del genio che previene la scienza e nell'arte propria trova la propria salvezza,

Ma il libro del Sabatier non giova solo alla comprensione generale dell'episodio dantesco gli schiarimenti e le note dottissime di che l'erudito uomo l' ha fornito, portan lume anche sui compagni del Santo che il Poeta ricorda.

I commentatori sono per questa parte del tutto deficienti, dove il Sabatier addensa in poche righe un cumulo di fatti. Basti ad esempio la nota su Illuminato, che riporto tradotta, a persuadere il lettore della verità di quanto dico, e ad invogliarlo a ricorrere direttamente al libro come ad inestinguibile fonte.

<< Fr. Illuminato da Rieti è uno de' frati citati come testimoni a sicurtà del loro racconto dai Tre Soci nella dedica alla loro leggenda. Era stato, nel secolo, signore della Rocca Accarina tra Spoleto e Rieti, come è provato da uno strumento del 15 ott. 1238 pubblicato da A. SANSI: Documenti storici inediti in sussidio allo studio delle Memorie Umbre, Foligno, 1879 p. V, p. 269. (Cfr. PAPINI, Storia, I, p. 121 n. 6). Egli accompagnò Francesco in Egitto: BoN. 134 (IX) e all'Alvernia: Bon. 194

Il lettore che desidera di formarsene un'idea, veda specialmente: Miscellanea francescana di storia, di lett. etc., (v. VII, fasc. 1o e 2o), recensioni di mons. FALOCI-PULIGNANI, del P. EDUARDO D'ALENÇON, del P. MANDONNET; F. Tocco in Archivio storico ital. (1898); I. DELLA GIOVANNA, in Giorn. stor. d. Lett. ital., (v. XXXIII, p. 63), U. Cosмo, in Rivista storica ital. (luglio-ottobre 1898).

* Sabatier, 1. c., p. CXLIX.

(XIII). Nel 1238 fu secretario di fr. Elia; divenne poi ministro della provincia dell'Umbria e fu eletto vescovo d'Assisi nel 1273. (SALIMBENE, ed. 1857 p. 11-12; SBARALEA, Bull., III, 106, 216 s: SBARALEA, 1. c., p. 483; Disamina di S. Rufino, p. 269 e 404). Io ho trovato negli Instrumenta diversa pertinentia ad Sacrum Conventum tre atti notarili ov' è ricordato (n. 29, 38 e 41 della raccolta n. 2, i due primi con la data 19 sett. 1278, il terzo 10 ap. 1279). È fatta menzione di lui in uno stromento dell'11 giugno 1280 e citato dall'Affò, Vita di fr. Elía, p. 78, n. 9.

<< Illuminato morí, vescovo, poco tempo dopo, perché nella bolla Militanti Ecolesie del 10 marz. 1282 Martino IV parla di lui cosí: pie memorie Illuminatus, (Potthast, 21868). Si deve anche notare che quantunque egli vivesse ancora quando Bonaventura scrisse la sua legenda, pure è uno de' frati a cui quelli giudicò di dover tributare i suoi elogi. Si troveranno le indicazioni delle fonti generali in ARTUR, Martyrol, p. 198 (5 Mag.) ».'

Succose notizie attinte, come si vede, direttamente alle fonti e non d'accatto; cosí per Bernardo, per Egidio e per Silvestro, per i quali del resto e per Illuminato stesso ricorra il lettore alla copiosa Tavola alfabetica, che dell' immensa materia è repertorio utilissimo.

Ma per Ubertino rimangono ancora fondamento sicuro ad ogni studio severo gli studî preziosi del padre Ehrle: lo scrivo qui perché a qualche mio benevolo, tirando certo le parole a peggior sentenza ch'io non volessi, è parsa troppo dura qualche mia espressione verso l'uomo illustre. Illustre veramente e degli studî francescani benemerentissimo.

Di tali studi avrebbe a nostro avviso dovuto trar piú largo profitto il Kraus là ove parla di quel da Casale. Che se, come egli dice giustamente, la biografia del battagliero frate è ancora da scrivere come mi sorride l'idea!

pubblicazioni dell' Ehrle sull'argomento,

2

[ocr errors]

pure dalle molte e dagli studi preziosi del Tocco, pare a me che più sicure e più larghe notizie egli potesse trarre di quelle che dà a pag. 738 del suo Dante.

3

Nel quale sulla religione del Poeta e sulle attinenze dell'opera sua col pensiero e con la letteratura francescana, il dottissimo alemanno scrive cose non discordanti da quanto io ebbi occasione di scrivere. Anch'egli ebbe sempre fede « che nuova luce potesse sorgere dallo studio degli scritti de' francescani spirituali coi quali Dante si mostra

'SABATIER, 1. c., p. 306, n. 3.

In Archiv für Litteratur und Kirchen-Geschichte des Mittelalters, passim per i vari volumi.

'F. X. KRAUS, Dante, sein Leben und sein Werk, sein Verhältniss zur Kunst und Politik. Berlin, Grote, 1897. Della quale opera m'è caro di poter aggiungere sulle bozze questo avvertimento nessuno studioso sul serio può passarsi di leggere la recensione dotta e arguta di VITTORIO CIAN (Bullet. dant., N. S. V fasc. 8-10).

« ÖncekiDevam »