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anche a trovarsi fuorviati nelle loro credenze rispetto alla dottrina professata dalla Chiesa di Roma, pure questa non cessa di considerarli sempre nell'orbita sua, in quanto che sono i suddetti iudividui sempre nell'orbita del Cristianesimo, come gli eretic, gli scomunicati, gli apostati.

e) « Vel praescriptae vel propositae » ). Per ragioni di tempo, di luoghi e di persone, la Chiesa detta alcune regole, le quali, in circostanze diverse, essa muta o abroga; sono le cosiddette leggi ecclesiastiche positive in senso ristretto, dettate dalle mere contingenze della vita. E si dice in questo caso: « praescriptae. »

Vi sono poi altre norme che la Chiesa deduce dal diritto divino e naturale, le formula, ne munisce l' osservanza anche con misure afflittive, ma esse si rapportano sempre al diritto divino e naturale e sono perpetue e stabili. E si dice in questo caso: « propositae ».

3. II Diritto Canonico Pubblico e Privato.

Il Diritto in genere si ripartisce in Diritto Pubblico e Privato; << Hujus studii duae sunt positiones, publicum et privatum. Publicum jus est, quod ad statum rei romanae spectat, privatum, quod ad singulorum utilitatem pertinet » (1).

Nel corso della storia il concetto dello Stato subisce le sue modificazioni, il concetto della Personalità privata si allarga o si restringe di fronte alla concezione dello Stato; ma resta sempre la duplice ripartizione del Diritto in Pubblico e Privato. Chi dice convivenza civile, società politicamente organizzata, dice coordinazione dei diritti proprii a quelli degli altri e della stessa società in generale; chi dice società civile, dice Potere Pubblico, che limitando la libertà dei singoli individui assicura e guarentisce la libertà di tutti. Questo Potere Pubblico determina i diritti di ciascuno e di tutto il corpo sociale, coordina la libertà individuale nell'organismo della società. L'ordinamento giuridico delle relazioni private dei varii individui presi uti singuli costituisce un complesso di Leggi di ordine privato; quindi un Ius Privatum, quod ad singulorum utilitatem pertinet. L'ordinamento giuridico della società come ente collettivo, cioè degli stessi individui ma presi uti universi, il coordinamento del Potere e degl'interessi generali

(1) Iustinianus. ult. Iustit. de Iust. et Iur.

della società, colae un atto organico, ecco quanto costituisce il Ius Publicum, quod ad statum reipublicae spectat.

La medesima ripartizione è stata fatta pel Diritto Canonico; quindi u Diritto Canonico Pubblico ed un Diritto Canonico Privato; P+blico, in quanto che considera la Chiesa nel suo reggimento, nella sua amministrazione e nella sua gerarchia; Privato,

quanto che si attiene a regolare la posizione e lo stato di ciasean fede nella cerchia dalle private facoltà, regolando le azioni ela corrispondenza dei diritti e dei doveri di ciascuno.

Il Diritto Pubblico Ecclesiastico è quello, quod totius Ecclesiae, ejusque Rectorum jura et officia determinat ».

Il Diritto Privato Ecclesiastico è Complexio earum legum, quibus christiani populi jura et officia determinantur» (1).

Nella trattazione del Diritto Pubblico Ecclesiastico si discorre dell'origine e del fondamento divino della Chiesa, della potestà alla medesima affidata per volere divino, delle Autorità da Cristo medesimo costituite pel governo della Chiesa e di tutto ciò che è sottoposto al potere di esse Autorità; poscia si discorre delle prerogative e delle funzioni di esse Autorità preposte all'andamento della Chiesa. Laonde è larga materia di studio il Diritto Ecclesiastico Pubblico così come il Privato (2).

L'uno e l'altro si distinguono appunto fra loro per l'Obbietto, di cui si occupano.

Gli antichi Canonisti, trattando del Diritto Canonico, non separavano il Diritto Privato dal Pubblico, ma discutevano dei singoli argomenti in modo da non tralasciare veruno di quelli che si attenessero alla materia, o che si riferissero al Diritto Pubblico

· (1) Soglia: Institutiones juris publici ecclesiastici. Cap. I. V.

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(2) Iustinianus jus civile Romanorum dlvisit in publicum et privatum, et relicto publico, privatum duntaxat tractavit, quo satis ostendit jus unum sine altero consistere, atque adeo haec membra dividentia veras esse species Iurisprudentiae civilis, nec unam ad alterius integritatem necessario desidarari posse... Utraque ergo cum objectum separatum habeat, et unaquaeque speciali difficultate circumspecta sit, est separata scientia separatim a Iurisperitis discutienda. Verum ad id uberius explicandum, in quo Ius Ecclesiasticum publicum et privatum differunt inter se, accomodata videtur ea Iuris divisio in constituens et constitutum: quam apud quosdam Auctores praesertim veteres legimus. Ius constituens vocant jus constituendarum legum: Ius vero constitutum ipsas leges constitutas. Qua posita partitione Iuris, dicimus nihil aliud esse Ius Publicum Ecclesiasticum, quam Ius constituens, quandoquidem de hoc uno in lure publico disseritur, scilicet quae quantaque Ecclesiae sit costituendi leges, imperandique potestas; neque itidem quidquam aliud esse Ius privatum quam Ius constitutum, quatenus Ius privatum versatur in recensendis, illustrandisque Canonibus sive legibus, quas Ecclesia constituit. Uro Verbo, Ius publicum Ecclesiasticum tradit quid Ecclesia possit constituere; Ius vero privatum quid Ecclesia constituerit (Francesco Schimier: De Iurisp. publ. Imp. Romanogermanici. Sect. 1.2 1.

o vvero riguardassero il Diritto Privato. Mell'andare del tempo, si avvertì la necessità metodica di nna tratezione distinta.

Giovanni Adamo Ickstatt scrisse un Opuscolo: De studio Iuris ordine atque methodo scientifica instituendo. Ingolstadii. MDCCXLVII; e poco dopo Giovanni Nepomucen Endres sorirse una dissertazione: « De necessario Iurisprudentiae noturus up ecclesiastica nexu. Virceburgi. MDCCLI. Essi considerarono qof 16do di trattare il Diritto Canonico poco adatto alla istituzione della gioventù studiosa, stimando in vece essere mestieri distinguere il Diritto Pubblico dal Privato. Antonio Schmidt S. I. nell' anno MDCCLXXI diè l'esempio di cacciar fuora le Institutiones Iuris Publici Ecclesiastici come una trattazione indipendente dal Diritto Privato. Ed in seguito altri Canonisti ne imitarono l'esempio (1).

4. Ripartizione dei Canoni.

Triplice è l'obbietto del Diritto Canonico: la fede, i costumi, la disciplina (fides, mores et disciplina).

a) Canoni della fede (Canones fidei); b) Canoni dei costumi (Canones morum); c) Canoni della disciplina (Canones disciplinae).

Non possiamo tralasciare di notare che ordinariamente la ripartizione degli Scrittori di Diritto Canonico riducesi a due classi: a) Canoni dommatici (Canones dogmatici), e b) Canoni disciplinari (Canones disciplinares).

Tale duplice classificazione si fa derivare dal criterio seguente, che nella vita dei Cristiani è mestieri distinguere la regula credendi dalla regula agendi e che nella regula credendi si comprendono i dogmi e nella regula agendi si comprendono i costumi e la disciplina.

(1) In senso contrario alla disinzione scrisse Zecliny: « Cum enim auditorum nostrorum intersit, utriusque hujus Iuris Publici et Privati notitiam simul unaque opera haurire, hinc sicut in ipso corpore Iuris materiae istae inter se permistae sunt; ita urgens causa hujusque non apparuit, ut in publicis scholis ad invicem separentur (Praecognita Iuris canonici. Libri IV).

In senso favorevole alla distinzione scrisse Zallinger: « quia non pauci exstitere, qui obtentu emendandae, methodi rem ipsam in pejus mutarunt, Sacrumque Ius corruperunt locis plurimis: idcirco necessitatem mihi ante annos decem impositam credidi, ut Publicam Iurisprudentiae Canonicae partem a Privato Iure, in quo praelegendo versabar maxime, segregatam ederem; ut hac etiam parte nihil deesset iis, qui ingenio atque otio abundarent, cum Iuri Sacro dant operam » (Prolegomena ad Institutiones Iuris Ecclesiastici. cap. 8).

Il Pontefice Leone XII emise fuori la Costituzione« Quod divina sapientia per l'insegnamento del Diritto Pubblico Ecclesiastico nelle università di Roma e di Bologna.

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Noi parlar distalamente delle tre categorie per maggiore chiarezza di trattazione scientifica.

A Canoai delia fede (Canones fidei).

I Canoni sila fede sono quelli, nei quali si propone di credere qualche cosa. Il loro obbietto è qualche verità divinamente rivelata, cui i fedeli debbono credere fermamente e professare.

A discernere quali sono i canoni della fede si sono indirizzate le investigazioni dei Canonisti. Veronio scrive: « Duo debent conjunctim adesse, quo doctrina aliqua sit fidei catholicae, alterum ut si rivelata a Deo per Prophetas, Apostolos, seu Auctores canonicos, alterum ut sit proposita ab Ecclesia. Si utrumque adsit alicui doctrinae, illa fide divina catholica est credenda si alterum desit, seu revelatio seu propositio Ecclesiae, non est fide divina catholica credenda. Sed secundum adesse non potest, quin primum reperiatur; quia cum Christus Ecclesiae promiserit assisteutiam Spiritus S., qui doceat eam ducatque in omnem veritatem, haec nunquam, stante Dei promissione, quae semper obtinet, docet aliquid esse revelatum, quod non sit revelatum » (Veronio in regula fidei catholicae, §. 2). A discernere il canone della fede non è necessario ricercare se la dottrina sia stata divinamente rivelata, ma basta sapere che la dottrina del canone sia stata proposta dalla Chiesa come dogma di fede. Il Canonista Melchiorre Cano ha formolato quattro regole, che si ponno sempre tener presenti a rignardo dell'argomento in parola; e tutti i Teologi e Canonisti le hanno accettate; le riportiamo secondo le parole medesime di Cano:

Prima, et ea quidem manifesta, si contrarium asserentes pro haereticis judicentur. Cujus rei exempla habes cap. DAMNAMUS de Sum. Trin. et cap. unic. de Sum. Trin. in 6, et Clement. unic. de Sum. Trinit. § 1.

Altera nota est, cum in hanc formam Synodus decreta praescribit: si quis hoc aut illud senserit, anathema sit: qualia permulta sunt in Concilio Toletano I. et in Synodo tridentina.

Tertia est, si in eos qui contradixerint, excommunicationis sententia ipso jure feratur. Exemplum est de haereticis cap. CUM CHRISTUS, et cap. AD ABOLENDAM.

Quarta est, si quidquam, aut expresse et proprie a fidelibus firmiter credendum, aut tanquam dogma fidei catholicae accipiendum dicatur, vel aliis similibus verbis aliquid esse Evangelio, doc

CONTUZZI Istituzioni di Diritto Canonico. II.

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trinaeve Apostolorum, co rarium. Dealur, nam, non ex opinione, sed certo et firmo decreto » (1).

Delle quattro regole citate la prima è chiara di per sè stessa. Chi si oppone a quanto i canoni vogliono è ritenuto refico; e, per altro verso, nessuno può essere ritenuto ereize, che non s opponga al dogma cattolico.

La seconda e la terza regola debbono intendersi in questa nae niera, che i canoni, a proposito dei quali è comminato anatens cioè la pena della scomunica avverso i contraddittori, allora su:tanto sono dommatici, quando in essi si tratta delle cose della fede; imperocchè vi sono canoni, che non riguardano la fede; eppure sogliono essere sanzionati con la medesima pena della scomunica. Tali sono i canoni del Concilio Romano redatti nella seguente maniera: « Si quis commatrem spiritualem duxerit in conjugio, anathema sit; si quis consobrinam suam duxerit in conjugio, anathema sit ».

La quarta regola riguarda quei canoni, nei quali, benché si discorra della fede, purtuttavia non vi è la nota dell'eresia, nè è comminato l'anatema contro coloro, che vi dissentano. Laonde saranno canoni dommatici, se si trovano proposti con parole tali, che esigano non già una semplice opinione, ma un giudizio fermo ed esplicito (2).

Gli antichi Collettori del Diritto Canonico raccolsero un certo numero di Canoni dommatici; e Graziano ne raccolse diversi e li inserì nel suo Decreto.

Tali sono quelcardanti la fede cattolica « de Unitate Dei, et Personarum Trinitate, de Dei praescientia et praedestinatione, de Angelorum et hominum creatione, de primi hominis lapsu, de Christo unico mediatore, de Sacramentis et eorum ef

1) Melchiorre Cano: De locis Theologicis. Lib. 5. cap 5. quaest. 4.

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(2) Licet enim opinio Durandi, reprobetur cap. Gaudemus de Divortiis, sed qui dixit. Verum absónum hoc videtur, et inimicum fidei Christianae, nol uit haereseos illos condemnare. Verbum enim Videtur judiciornm infirmat certitudinem. Praeterea, etiamsi verba canonis absoluta sint, planeque et ommino quidquam affirment vel negent, adhuc tamen ipsius canonis scopus investigandus est, ut certo intelligamus, an doctrina canonis impliciter asseratur, au etiam cen fidei dogm? proponatur. Nuda enim verba corticem canonis repraesentant, scopus autem ipsius naturam atque indolem manifestat. Igitur constitutio ecclesiastica, sive canon dogmaticus erit, si certum exploratumque sit, data opera conditum fuisse, ut amputatis dissens ionibus catholica veritas doceretur, vel ut haereses obortae supremo judicio dammarentur. Porro autem quae in Conciliorum aut Pontificium decretis vel explicandi gratia inducuntur, vel ut objectioni respondeatur, vel etiam obiter et in transcursu praeter institutum praecipuum de quo erat potissimum controversia, ea non pertinent ad fidem, hoc est non sunt catholicae fidei judicio » (Melchiorre Cano: De locis Theologicis. lib. 5. cap. 5. quaest. 4).

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