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C. Procedura dei Lavori del Concilio.

Í Lavori del Concilio procedevano per Congregazioni e per Sessioni.

Le Congregazioni erano tante diverse riunioni, nelle quali si portavano in esame le singole materie da trattarsi, studiate prima. privatamente dai Teologi e dai Padri.

Le Congregazioni erano alcune generali, altre particolari; tenevansi quasi ogni giorno per due o tre ore prima del pranzo e per altrettante dopo. Di ordinario le Congregazioni generali si raccoglievano nella Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Nelle Congregazioni si presentavano le proposte, si discuteva sul pro e sul contra di ogni argomento, si prendeva una risoluzione; dopo la discussione, i Padri decidevano. Le Congregazioni specialmente nell'ultimo periodo del Concilio, quando si trattò delle riformazioni più importanti, si ripartivano per nazionalità; tre erano composte soltanto di Italiani; una spagnuola si raccoglieva

pe modum oppressa est; sed ipsi etiam, ut homines circumdati infirmitate, ad tantum onus tollendum impares vires nostras esse sentiebamus. Nam cum pace opus esse intelligeremus ad liberandam et conservandam a plurimis impendentibus periculis rempublicam, omnia invenimus odiis et dissensionibus plena, dissentientibus praesertim Principibus iis inter se, quibus summa rerum poene omnis a Deo permissa est: Cum unum ovile et unum pastorem Dominici esse gregis, ad integritatem Christianae religionis, et ad coelestium bonorum spem in nobis confirmandam necessarium duceremus; schismatis, dissidiis, haeresibus erat Christiani nominis divulsa jam poene et lacerata unitas: cum tutam atque munitam ab infidelium armis atque insidiis rempublicam optaremus; nostris erratis, nostraque cunctorum culpa, Dei videlicet ira peccatis imminente, Rhodus fuerat amissa, Hungaria vexata, concep tum et meditatum contra Italiam, contraque Austriam et Illiricum terra marique bellum: cum impius et immitis hostis noster Turca nullo tempore requiesceret, nostrorumque inter se odia et dissensiones suam bene gerendae rei occasionem duceret. Igitur, ut dicebamus, in tanta haeresum, dissensionum, bellorumque tempe state, tantisque excitat s fluctibus, cum essemus ad moderandam et gubernandam Petri naviculam vocati, nec viribus ipsi nostris satis fideremus, primum conjecimus in Domino cogitatus nostros, ut ipse nos nutriret, animumqne nostrum firmitate et robore, mentem consilio sapientiaque instrueret. Deinde animo repetentes, majores nostros sapientia admirabili et sanctitate praeditos, saepe in summis Christianae reipublicae periculis, remedium optimum atque opportunissimum aecumenica concilía et episcoporum generales conventus adhibuisse; ipsi quoque animum ad generale habendum Concilium adjecimus; exquisitisque principum sententiis, quorum nobis videbatur utilis in primis et opportuna ad hanc rem esse consensio, cum eos tunc non alienos ab hoc tam sancto opere invenissemus, oecumenicum concilium et generalem eorum episcoporum, aliorumque patrum, ad quod pertineret, conventum in civitate Mantuae indiximus, anno Incarnationis Domini, sicut litteris et monamentis nostris testatum est, millesimo quingentesimo trigesimo septimo, pontificatus nostri tertio, ad decimum Kal. Iun. inchoandum: spem prope certam habentes fore, ut cum illic in nomine Domini essemus congregati, ipse, sicut promisit, Dominus in medio nostrum adfuturus, et bonitate ac misericordia sua omnes temporum procellas omniaque pericula spiritu oris sui facile depulsurus esset ».

Poscia Mantova non potè essere la sede del Concillo, nemmeno Vicenza e fu Trento,

presso l'Arcivescovo di Granata; una francese si raccoglieva presso il Cardinale di Lorena.

Nelle Sessioni si prendeva sopra i varii argomenti una deliberazione definitiva. In forma solenne i Padri approvavano i varii Decreti, alla presenza di notai e di testimoni.

Poscia questi Decreti erano pubblicati.

Gli Atti del Concilio si distendevano dai suoi uffiziali; fra tutti si segnalava Angelo Massarelli.

Nelle Congregazioni era ammesso il pubblico; ma in quantità limitata; vi rimaneva sin dopo che si fossero recitate le preghiere dal Legato presidente.

Il Concilio soffri varie interruzioni. Convocato dal Papa Paolo III, tenne la sua prima Sessione nel dicembre del 1545; venne trasferito nel 1547 da Trento in Bologna; fu poscia sospeso; ripigliaronsi i Lavori in Trento nel maggio dell'anno 1554, sotto Giulio III; stette riunito sino all'aprile del 1552; quindi venne prorogato, e dopo ancora sospeso, rimanendovi sino al 4 dicembre 1563, giorno in cui pose termine ai suoi Lavori. Si può dedurre da questa citazione di epoche che il Concilio rimase legalmente convocato per circa diciotto anni; ma effettivamente non sedette che circa quattro anni e mezzo.

Il Concilio può considerarsi come ripartito in due parti a riguardo delle grandi proporzioni storiche e religiose, che esso ebbe.

La prima fu durante la guerra di Smalkalda; si dichiararono i dommi per condannare le dottrine dei Riformatori; si stabill la dottrina sopra la giustificazione (1).

La seconda si aggirò dal 1562 al 1568; si definirono i principii della gerarchia, la legislazione sui matrimoni; si provvide sopra le riformazioni d' uso più frequenti.

Per le materie, di cui il Concilio era chiamato successivamente ad occuparsi, il Pontefice trovavasi in piena corrispondenza e continua comunicazione coi Principi di varii Stati, per le materie cioè risguardanti i costumi e le pratiche esterne del culto. E

(1) I provvedimenti del Concilio di Trento presi in questa prima parte si pubblicarono stampati nell'intervallo d'interruzione, prima che il Concilio fosse ripreso sotto Giulio III

V. Synodi sacrosanctae oecumenicae Tridentinae Decretum de justificatione in sessione VI factum, quae celebrata fuit die 13 januarii anno 1547 - Decretum aliud ejusdem Synodi de sacramentis Ecclesiae, de residentia ac reformandis in Ecclesia moribus, factum VII sessione, die vero 3 martii 1547 ». Coloniae in officina Melchior Novesani, 3 augusti 1547.

ció allo scopo di togliere occasione agli scontri ed ai contrasti ed alle divergenze di ogni sorta e per accrescere facilità all' esecuzione dei Decreti. Erano degne di speciale ammirazione le pratiche attivissime del Nunzio pontificio, che Pio IV aveva mandato nella Spagna e nel Portogallo per concertarsi coi rispettivi Principi sulla prossima riassunzione del Concilio, che era stato già per circa un decennio sospeso (1).

Lodevole fu anche il modo con cui vennero presentate le materie da svolgersi nel Concilio. È vero che non si lasciò la piena libertà ai vari Padri congregati a Trento nella iniziativa delle proposte, e che in vece questa iniziativa restò tutta assorbita nelle mani dei presidenti. Ma in un'Assemblea cosi numerosa, composta di Persone di sì diverse nazioni, immezzo alle difficili condizioni politiche e religiose dell' epoca, con un ordine ed un complesso si vasto di materie, fu salutare che l' Uffizio di presidenza avesse assorbito nelle sue mani tutto l'indirizzo della Procedura per menare a termine i lavori del Concilio (2).

D. Argomenti principali trattati nel Concilio di Trento.

Tema di grave controversia è questa tra gli Storici. O perchè si erano concepite maggiori speranze nei risultamenti del Concilio,

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(Il Pontefice, fra le altre materie, aveva molto a cuore quella della riforma delle Persone, riforma, che più di ogni altra andava soggetta a perplessita ed a pericoli. Il divisamento della Santa Sede fu comunicato al Re di Spagna; il Nunzio, che era a quel tempo il Vescovo di Santa Croce ebbe a scriverne al Cardinale Borromeo, il 22 novembre 1560, nei termini seguenti: Ultimamente perchè la Maestà sua per Monsignor d' Ischia ha fatto sapere a S. Santità qualche cosa intorno alle riforme, ora la Maestà sua avendo ripensato meglio, crede che questa attione nou si dovesse trattar di presente perchè potria dare molta occasione di ragionare a quelli che havessero voglia d'interprétar malamente quel che si fosse fatto. Poi, come si stabilisce del tutto quel che appartiene ad mores in Roma, restaria il Concilio occupato solamente circa dogmatu, et questo pareria tanto amaro a questi di mala mente, che sua Maestà giudicaria che sia meglio mescolarlo con quel che a loro par dolce, et desiderano molto, ch'e che si tratti parimente de moribus. Et in questo modo parendo che ci fosse da far per tutti ci si potriano condur forse più volontieri. Lauda ben sua Maestà che si vada riformando oggi una cosa, donian l'altra più con li effetti che con le parole, ma che nell'aprir del Concilio esca fuori una riforma quasi che non ci resti che far intorno a questo articolo, la Maestà sua come non l'approva, così l'ha voluto far significar alla Santità sua con quella aflettione et riverentia che deve ella ecc. (Manoscritto esistente per copia negli archivi generali a Torino,.

(2) Il Professore Le Plat di Lovanio distribuì e raccolse diligentemente in sette volumi i Documenti in cui si contengono i Lavori del Concilio e nella Prefazione ogli dice che, essendosi accinto a rivedere la serie intera di quegli atti « statim deprehendi varia occurrere de quibus altum apud fra Paolo silentium; alia quae rem aliter ac ipse narrat gestam esse evincant. Huic scriptori omnia haec ignota fuisse nullus sibi persuaderi patietur, qui horum copiam inspexerit, aut qui animo defaecato attenderit quam multa, quam praestantia eo in numero sint, ut scriptorem diligentem, modo bona fide ageret, nullatenus effugere potuerint « Lovanii ex ty. pographia Academiae 1781.

CONTUZZI- Istituzioni di Diritto Canonico. II.

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o perchè si interpretavano con ispirito di parte le deliberazioni prese nell' Assemblea; è certo che a cominciare dagli Scrittori di quell'epoca sino ai giorni nostri sono stati sempre opposti i giudizi riportati sul Concilio di Trento. Noi, più che seguire l'una o l'altra delle opposte correnti, ci faremo ad esaminare con la massima calma il contenuto delle deliberazioni principali, almeno delle più importanti e quelle che più contribuirono allo sviluppo del Diritto Canonico, considerando quel Concilio nelle sue grandi proporzioni storiche e religiose (1). Duplice era il suo scopo: mantenere la purità e l'integrità della fede cattolica, correggere gli abusi, che erano invalsi nella Chiesa tanto in rapporto agli ordini pubblici, quanto in rapporto ai costumi degl' individui. Le tre basi, sovra cui doveva posare l'opera del Concilio, erano la fede, la dottrina e la sollecitudine per le savie istituzioni (2). Ed i provvedimenti presi furono della maggiore importanza e degni di richiamare l'attenzione sia degli storici del Diritto Canonico in ispecie, sia dei Giureconsulti in genere. Fu un lavoro a larga base, in cui ogni materia trovò il suo posto naturale ed il suo adequato svolgimento: una sola discussione venne diligentemente tenuta da parte e fu quella relativa ai rapporti gerarchici tra il Concilio ed il Pontefice. Il Papa Paolo III era convinto che il Concilio non avrebbe esitato ad attribuirsi da sè la sovranità della Chiesa, se tale questione si fosse sollevata; laonde raccomandò espressamente ai suoi Legati di fare opera, che tale discussione si evitasse; e questi per parte loro si opposero prudentemente alle reiterate istanze di parecchi Vescovi, che avrebbero voluto attribuire al Concilio il titolo « Rappresentante la Chiesa universale»; i Legati pontificii ebbero l'accorgimento di agire in modo come se la superiorità del Pontefice sul Concilio fosse una verità indiscutibile ed un fatto, su cui non si potesse più ritornare.

(1) Si consultino nei due sensi opposti le due Opere classiche dei grandi storici italiani sul Concilio di Trento: l'Opera di Fra Paolo Sarpi e laltra del Cardinale Sforza Pallavicino; l'una scritta allo scopo di detrattare, l'altra col proposito di giustificare l'operato stesso del Concilio. Un parallelo tra Sarpi e Pallavicino si può leggere nel Ranke: Histoire de la Papauté pendant les XVI et XVII siècles, e nel Cantù Schiarimenti e Note alla Storia Universale. Vol. VI numero XXVI. Torino 1884.

(2) Se la religiosa Assemblea per la parte dei dogmi poco altro fece che asseverare gli antichi già consentiti da tutte le generazioni cattoliche infin dai tempi degli Apostoli, ben assai più fece per l'emendazione degli abusi e la correzione dei costumi che gli altri Concilii non fecero. Puossi a giusto titolo affermare che, se non poté fare che i Protestanti diventassero Cattolici, impedi almeno che i Cattolici diventassero Protestanti (Botta: Storia d'Italia continuata da quella del Guicciardini. Lib. XI. in fine).

Il Concilio si riunì il 13 Dicembre 1545; v' intervennero tre Legati del Papa, quattro Arcivescovi e ventidue Vescovi, e si aprì la prima Sessione, dove, dopo le solite preci, il Vescovo di Bitonto fece un discorso, ed il Cardinale del Monte, Legato, lesse la Bolla. d' indizione. Nella seconda Congregazione, l'Arcivescovo di Aix pregò i Legati di attendere l'arrivo degli Ambasciatori del Re di Francia prima che si trattasse verun argomento essenziale. Nella quarta Congregazione si accordò il voto agli Abati e Generali degli Ordini, sui precedenti riconosciuti nei Concilii Fiorentino e Lateranese; furono incaricati tre Prelati di vedere le Procure dei Vescovi e di assegnare loro i posti. Nella quarta Congregazione si trattò e si decise sull'avviso del Papa, che i Procuratori (cioè rappresentanti di Vescovi) non avessero voto deliberativo nel Concilio. E fu allora che si presentò la questione sul titolo del Concilio, cioè quella sulla formola, dalla quale dovevano incominciarsi i Decreti. I Legati avevano ricevuta dal Papa la formola seguente: « Il Santo Concilio di Trento ecumenico e generale presidenti i Legali della Sede Apostolica »; e si opposero alle istanze di quei Padri, che proponevano si fosse tolta la parola «presidenti » e di quegli altri, che proponevano l'aggiunzione delle parole « rappresentante la Chiesa universale ».

Nella seconda Sessione il numero dei Vescovi asceso a 28; eranvi tre Abati Benedettini, quattro Generali di Ordini e venti Teologi. Si lesse la Bolla, con cui proibivasi il voto deliberativo ai Procuratori (rappresentanti) dei Vescovi assenti. Tutti i Padri del Concilio si divisero in tre classi; ciascuna fu presieduta da un Legato per preparare le materie da proporsi al Concilio.

Nella terza Sessione si conchiuse, sul parere di Andrea Vega Francescano, che la Volgata doveva essere dichiarata autentica, cioè senza errori a riguardo della fede e dei costumi.

Nella ottava Sessione si lesse il Decreto della traslazione del Concilio in Bologna, ma non v'intervenne numero sufficiente di Padri e non si apri la Sessione. Poscia insorsero difficoltà tra il Pontefice e l'Imperatore, ed il Concilio rimase sospeso per quattro anni. Nel 1549 moriva Paolo III e gli succedeva il Cardinale del Monte sotto il nome di Giulio III. Venne emanata una Bolla per la riapertura del Concilio di Trento.

Nella Sessione dodicesima furono ammessi gli ambasciatori dell'Imperatore e del Re di Francia Errico II.

Nella Sessione quattordicesima venne limitata la facoltà dei

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