Sayfadaki görseller
PDF
ePub

-

più giace.... vale "piú bassa e meno pendente dell'altra,,; benissimo: ma nel (pag. 511) gli angoli in ce in d sono eguali: quindi le sponde ce e df, sebItezze, hanno però l'eguale pendenza, giacciono egualmente. XIX, 70-72. II io avviso la simonia di papa Nicolò III in nepotismo: ma Dante qui parla di bile che conoscesse il valore di questa parola: che poi abbia fatto bene o esti papi cosí severamente, è altra cosa. XXXI, 9; (p. 660) Il Poletto semso, ove dice: "dobbiamo supporre che i Poeti camminassero sopra un rialto, o dell'ordine dei ponti già percorso, se è vero, come è verissimo, che i vari vano propriamente alla sponda del pozzo„. Questo rialto, a mio modo di La ripa della quale parla il poeta (v. 8) non è altro che un argine, piú largo , tra l'ultima bolgia e il pozzo. Gli scogli erano un po' più alti degli argini, he della ripa; infatti al verso 52 del XXIX è detto che per vedere meglio liscesero in su l'ultima riva del lungo scoglio, e poi non lo risalirono piú. Il Nostro fa il pozzo tanto profondo quanto può essere la distanza tra l' umin gigante e per dare certo valore alla parola profondo (C. XVIII, 5) suppone rofondità complessiva del pozzo stesso, e per conseguenza vuole che la suovada abbassandosi fino al centro a guisa della superficie interna di un imò essere quando Dante dice che passeggiava fra le teste, e che la ghiaccia eva sembianza di vetro, cioè ben levigato. Dunque? È giocoforza ammettere gante alla ghiaccia vi sia un declivio, altrimenti il pozzo non sarebbe un a di una profondità minima in confronto della propria ampiezza. XXXIV, A mio avviso il Poletto interpreta questi versi in modo non conforme alDante. Il poeta vuol dire che la terra, che prima sporgeva nell'emisfero a di Lucifero fece velo del mare e venne nel nostro emisfero: e quella che ve trovavasi allora il poeta, cioè nell'emisfero australe, per fuggire Lucifero luogo ove presentemente trovavasi Dante, il luogo vuoto, quel luogo cioè dovevano risalire per rivedere le stelle; la terra poi che, prima della caduta va quel vuoto, in su ricorse e formò il monte del purgatorio. Con questo Virgilio, il poeta non può indicare la caverna infernale, dalla quale si era sse forse, poco prima: Qui è da man quando di là è sera? (Inf., XXXIV, ore grammaticale molto preciso, e sul suo significato non si può transigere e la materia che forma il monte del purgatorio fosse in volume eguale al ra si avrebbe una montagna enorme, visibile certamente appena oltrepassati emisfero; tale da sformare la configurazione del nostro pianeta. In questo vederlo, invece di cinque mesi sarebbero bastati pochi giorni dopo oltrepasstro emisfero. E poi non dice Dante che il sacro monte si estolle sopra g., I, 100). Io domando se si possa chiamare cosí una terra circolare avente za da Gerusalemme all' Italia. Osservo che anche il Poletto dall'orlo della

al centro della terra mette 3250 miglia. Purg., III, pag. 60. Il Nostro di› in quattro sezioni o scompartimenti circolari: pare invece che non vi siano queste varie classi di negligenti: la valletta amena non rappresenta un gicome la compagnia di Belacqua, non camminano; altre vanno per la coV, 100-102, (p. 92) Sta bene che i poeti per recarsi da Belacqua, girassero di fuori; non cosí, mi sembra, lo girarono per recarsi con Sordello alla ordello mentre stava attendendo i poeti volgeva le spalle al monte; quindi sinistra dei poeti che salivano; perciò questi, per recarsi alla valletta, doistra. Nel commentare poi i versi 43-45 del C. IX il Poletto dice che la re tra mezzogiorno e ponente, cioè a sud ovest del sacro monte. (p. 203) dal punto dl oriente dove trovarono Sord ello, impiegarono brevissimo alla valletta, segno che questa era vicinissima al punto piú orientale della Se alla mattina, stando ad oriente del monte, il poeta scorse le quattro anche la sera, stando dalla stessa parte, si potranno benissimo scorgere alite al luogo ove si trovavano le prime. Date poi le dimensioni immense

della montagna, come vuole il Poletto, i poeti, se avessero dovuto voltare a destra, avrebbero dovuto percorrere ben 5/8 della circonferenza del cono del purgatorio vicino alla sua base: volgendo a sinistra la distanza sarebbe stata di 3/8 soli, ma, a mio avviso, ancor troppo sproporzionata al tempo impiegato. XIII, 13-15 (p. 296). Qui il Poletto prende una solennissima cantonata: "E si metta bene attenzione (e non sarà mai ridetto abbastanza) a due cose, che cioè l'arco del Monte era amplissimo (cfr. Purg., XV, 139-141) e che i Poeti d'ogni cerchio non percorrono che una settima parte, percorso cosí un giro intero a viaggio compiuto. „ Sta bene che l'arco del monte era amplissimo; ma non sta per nulla che i poeti girino una settima parte di ciascun cerchio e che perciò a viaggio compiuto si abbia compiuto anche il giro del monte. Dal poema risulta che la porta del purgatorio e relativa scala erano rivolte ad oriente, e questa saliva verso ponente: l'ultima scala invece era a ponente e saliva nella direzione di levante, se è vero, come é verissimo che i poeti appena sul ciglio del paradiso terrestre avevano il sole nascente in faccia. Se i poeti avessero girato intiero il monte, allora al levar del sole si sarebbero trovati ancora ad oriente della montagna, o del paradiso terrestre, e camminando verso il centro di questo avrebbero avuto il sole alle spalle. Del resto il Poletto stesso, nel seguito del suo commento, specialmente colla scorta del padre Antonelli, dimostra apertamente che del sacro monte i poeti girarono solo la parte settentrionale, da dove unicamente risplendeva il sole; prova questa che lo svarione è più effetto di inavvertenza che d'altro. Ma il Poletto però che tanto, e giustamente, si mostra ammiratore del dotto calasanziano da riportarne l'intiero discorso sulla costruzione del sacro monte, perché nel commento propone la figura del Caetani che, graficamente considerata, è la meno felice di tutte?

Sarebbe poi stata ottima cosa se il Poletto avesse attinto più largamente alle migliori illustrazioni uscite in questi ultimi quattro anni ed avesse curato un po' meglio la eleganza e la proprietà del dettato.

L'edizione del commento fa senza dubbio onore alla casa editrice: ma lascia a desiderare in quanto ad accuratezza nella stampa, che è piena zeppa di errori tipografici, e, spesso, non lievi.

Lodi, ottobre 1894,

GIOVANNI AGNELLI.

NOTIZIE

Il signor Augusto Schwatal, direttore e proprietario dell'Istituto italiano-tedesco in Napoli (Santa Maria la Nova, 27 bis) ha con lodevole pensiero incaricato il professore Arturo Giordano di un corso di lezioni su Dante, che viene svolto con conferenze o letture domenicali, gratuitamente. I temi sin qui trattati sono i seguenti: 1o La riabilitazione in amore? nella divina Commedia: (lettura inaugurale); 2o Dante nella letteratura, nella politica e nella religione del l'età che fu sua; 3° la società rispetto a Dante nel tramite tra l'antica e la moderna civiltà; 4° il passato nella formazione degli ideali di Dante Alighieri; 5° l'altra vita nella tradizione, nel dogma e nell'arte; 6° le visioni precedenti la visione dantesca.

Domenica 18 corr. il prof. cav. Giovanni Franciosi inaugurò le serie delle conferenze illustrative del divino poema che egli tiene, in questo anno scolastico, nella sala della scuola superiore femminile Erminia Fuà-Fusinato, alla Palombella. Ecco il programma di tutto il corso: 1o L'idea germinale del poema di Dante; 2° il Prologo; 3° la riviera d'Acheronte; 4° il cerchio della bufera; 5o Dante appiè della tomba di Farinata; 6o la selva degli alberi strani; 7° Ulisse nella visione dantesca; 8° la ghiaccia di Cocito; 9° i commentatori dell'“Inferno, nell'arte del bello visibile; 10o Casella e Manfredi; 11o Buonconte e la Pia senese; 12° Sordello e l'invettiva contro le discordie italiane; 13° Matelda; 14o la donna trionfale; 15o la Firenze di Cacciaguida; 16o la predizione dell'esilio; 17° i tre mondi raffrontati tra loro; 18o i fantasmi dell'antichità classica nell'anima di Dante; 19° della sincerità di Dante nell'arte; 20o Dante nel secolo che muore. I signori Macmillan e co., di Londra, han pubblicato in due volumi splendidamente stampati da I. Davy, Readings on the "Inferno, of Dante by di Lord William Warren Vernon., Il nostro Giornale si occuperà, in uno dei prossimi quaderni, di questo importante lavoro del dotto e benemerito dantista inglese.

È uscito il fasc. XI-XII del Bullettino della Società dantesca italiana, contenente, tra altro, un copioso indice delle materie trattate nella prima annata della nuova serie di quella importante rassegna.

[ocr errors]

In Perugia, nello scorso ottobre, si è costituita una Società umbra di storia patria che di già conta un numero grande di aderenti: ciò che, del resto, era da prevedere, in una provincia dov'è sí ricca ed abbondante mèsse di documenti storici, letterari ed artistici in gran parte ignoti o mal noti. La nuova società, valendosi del diritto riconosciuto dal governo alle prossime Marche, ha chiesto di costituirsi in r. Deputazione umbra per la storia patria, e di godere il relativo assegno governativo. Presidente del sodalizio è il cav. Luigi Fumi, nome noto e carissimo agli studiosi e autore di lavori lodati su l'arte e la storia umbra.

Tutte le opere di Dante Alighieri, nuovamente rivedute nel testo, ha publicate in questi giorni il Moore, pei tipi dell'Università di Oxford.

La signora Linda Villari ha tradotto in inglese la Storia di Firenze del suo illustre marito, il senatore Pasquale Villari. Questa traduzione sarà presto publicata a cura della casa editrice T. Fisher Unwin di Londra.

66

Libri pervenuti in dono al Giornale dantesco,,.

[ocr errors]
[ocr errors]

Agresti Alberto. Ancora del vero velato da Dante nel canto VIII del " Purgatorio : memoria letta all'accademia Pontaniana, ecc. Napoli, tip. della r. Università, 1894, in-8°. (Dall'autore).

Alighieri Dante.

La divina Commedia: nuova edizione annotata per uso delle scuole da Felice Martini. Roma, G. B. Paravia e C., (figli di I. Vigliardi-Para via), 1894, in-16o. (Dal prof. F. Martini).

Alvisi Edoardo.

[ocr errors]

Nota al canto XI del Paradiso „, (versi 73-75). Città di Castello, S. Lapi tip. editore, 1894, in-16o. (Dall'editore).

Bacci Peleo. Brano inedito del commento medico-fisico di Filippo Civinini alla Commedia di Dante. Pistoja, coi tipi Costa-Reghini e Biagini, 1894, in-8°. (Dall' autore).

Bartolini Agostino. Il viaggio di Dante a Oxford (a proposito di un articolo di Gladstone). Roma, tip. ed. romana, 1894, in-8°. (Dall' autore).

Claricini-Dornpacher (de') Niccoló. A che fatto alluse Dante nei versi 142-51 dell'“ Inferno, Padova, tip. del Seminario, 1894, in-8°. (Dall' autore).

[ocr errors]

Cosmogonia (La) nella divina Commedia (“Parad., XXIX). Milano, tip. san Giuseppe, 1894, in-16o. (Dalla tip. pont. di san Giuseppe).

Di Cesare Giuseppe. Note a Dante, per cura di N. Castagna. Città di Castello, S. Lapi tip. editore, 1894, in-16o. (Dall' editore).

Fiammazzo Antonio. Il codice dantesco della Biblioteca civica di Bergamo, illustrato. In Udine, tip. di G. B. Doretti, 1894, in-8°. (Dall' autore).

Iorio Nicola.

Il contado di Molise nel secolo XIII ed i primi anni di vita di Pietro d'Isernia. Aquila, tip. di Gius. Mèle, 1894. in-8°. (Dall' autore).

Savini Ferdinando. Saggio di una guida dichiarativa della divina Commedia. Ravenna, tip. Calderini, 1894, in-8°. (Dall'autore).

Scartazzini G. A.

Dantologia. Vita ed opere di Dante Alighieri. Seconda edizione, corretta, rifatta e ampliata dall'autore. Milano, Ulrico Hoepli, (Firenze, tip. di S. Landi), 1894, in-16o. (Dall'autore e dall' editore).

Tassis Pietro. Peccati e pene nell'Inferno, dantesco. Terza edizione. Macerata, stab. tip. Mancini, 1894, in-8°. (Dall' autore).

Vernon W.

[ocr errors]

Readings on the "Inferno,, of Dante. Chiefly based on the Commentary of Benvenuto da Imola. With an Introduction by the Rev. Edward Moore. London, Macmillan and Co., (I. Davy and Sons), 1894, voll. due, in-8°, figg. (Dall' antore).

Villani Niccola.

Le osservazioni alla divina Commedia di Dante Alighieri con prefazione e a cura di U. Cosmo. Città di Castello, S. Lapi tip. editore, 1894, in-16°. (Dall'editore).

Proprietà letteraria.

Città di Castello, Stab. tip. lit. S. Lapi, 30 di novembre 1894.

G. L. PASSERINI, direttore.

LEO S. OLSCHKI, editore-proprietario, responsabile.

[graphic][subsumed][merged small]

A che aggiunge il Giuliani:

[ocr errors]

"Or appunto nella Canzone Amor dacché convien pur ch'i mi doglia, Dante si piacque di far via piú conoscere al Malaspina con quanta forza e come amore di nuovo lo governasse, e proprio per quell' alpigiana del Casentino, che il Boccaccio nomina, annoverandola fra gli amori del sommo Poeta Non ricordandosi, il compianto maestro, che il Boccaccio di questi amori parla per detto altrui, per tradizione e molto confusamente, assegnando la gozzuta agli ultimi anni delia vita di Dante. Dunque per lei Dante avrebbe lasciato le sue assiduas meditationes, tam caelestia quam terrestria, cioè a dire il poema al quale appunto e cielo e terra posero mano? Bene il Bartoli riferendo il commiato della canzone ha richiamata la giusta osservazione del Dionisi;

O montanina mia canzon, tu vai;

forse vedrai Fiorenza la mia terra,
che fuor di sé mi serra,

vota d'amore e nuda di pietate.

Se dentro v'entri, va' dicendo: omai

non vi può fare il mio signor piú guerra;

là onde io vegno, una catena il serra
tal, che se piega vostra crudeltate,
non ha di ritornar piú libertate.

A qual circostanza della sua vita Dante alludesse, e qual fosse la catena che gli avrebbe impedito di ritornare a Firenze, anche se richia

1 Continuaz., e fine; cfr. quad. VII pag. 283, e quad. VIII pag. 361.

Giornale dantesco

25

« ÖncekiDevam »