Sayfadaki görseller
PDF
ePub

voluzione che ne fu la conseguenza. Trascorso il 1250 più non si rinviene un sol trovatore, nelle cui composizioni vi șia qualche cosa d'individuale e d'ingegnoso; il numero di coloro, che scrivevano ancora per abitudine, di giorno in giorno decresceva; e dal 1270 al 1300, appena possono annoverarsene alcuni che non facevano se non rimestare freddamente le idee, le tradizioni, le formule di una poesia che più non intendevano, di una poesia che si estingueva su i loro labbri. Difettando la Provenza di trovatori, non potevano affluire al di là delle Alpi; decaduta e spregiata la loro arte nella propria culla, non poteva essere accolta con entusiasmo nelle corti italiane.

Tuttavia il manco di trovatori provenzali in Italia non trasse seco incontanente lo abbandono della lingua e della letteratura provenzale. Si era formata di buon'ora in Italia una scuola di poesia provenzale, e i trovatori italiani formati a questa scuola dopo essere stati per lungo tempo gli emuli e gli ausiliari dei loro maestri provenzali, occuparono alfine il loro posto quando questi mancarono.

Non posso ristarmi dal far qualche cenno di questa scuola italiana di poesia provenzale; ma mi limiterò a quanto è più notevole, e cercherò di esser breve.

I poeti provenzali avevano frequentato l'Italia per più di un secolo; desiderati, chiamati, accolti, ammirati, com'ei furono, in tutte le parti del paese, era impossibile che non avessero imitatori fra gli Italiani, e ne ebbero. Potrebbe credersi a prima vista che questi imitar volendo i Provenzali, dovessero imitarli nel loro proprio idioma, in italiano piuttosto che in provenzale.

Però non avvenne in tal guisa; gli Italiani non adottaron soltanto la sostanza, i sentimenti e le idee della poesia provenzale, ma pure la lingua e si resero in tal modo provenzali per quanto da loro dipendeva. Questa maniera di pro

[ocr errors]

cedere era molto più naturale di quanto potrebbe sembrare in sulle prime: era, siccome il vedremo in appresso, molto più facile apprendere il provenzale per far versi provenzali, anzichè farne in italiano, come si tentò e si fece più tardi.

Gli Italiani poetarono in provenzale sin dalla seconda metà del XII secolo; ma sono ignoti, i primi verseggiatori, perciocchè pria che alcuno si distinguesse per ingegno, ve ne furon parecchi che vissero oscuri ed obliati.

Il primo Italiano che si distinguesse qual poeta provenzale è Alberto Malaspina, uno di quei marchesi Malaspina di cui ho parecchie volte favellato. Egli fioriva alla fine del XII secolo verso il 1180, e viveva ancora nel 1204.

L'ultimo o l'uno degli ultimi trovatori italiani è maestro Ferrari da Ferrara, che visse sino alla fine del secolo XIII.

Così vi è più di un secolo d'intervallo tra l'epoca in cui gli Italiani cominciarono a coltivare la poesia provenzale, l'epoca in cui questa poesia dispariva nello splendore della poesia novella creata da Dante.

In questo intervallo di più di un secolo vi furon certo gran numero d'Italiani che si distinsero come poeti provenzali ; ma la maggior parte son caduti in oblio, e non se ne conoscono oggi se non ventiquattro o venticinque, fra i quali cinque o sei soltanto possono esser citati siccome celebri al loro tempo, e sono: Sordello da Mantova; Lanfranco Cicala da Genova; Bonifacio Calvo da Genova ; Bartolomeo Zorzi da Venezia; Lambertino di Bualello da Bologna; Lanfranchi da Pisa.

Vi è poco a dire sul merito intrinseco delle composizioni provenzali di questi Italiani, e non ne farò che breve cenno: queste composizioni si rinvengono fra le stesse poesie dei trovatori provenzali, fanno, siccome quelle, parte integrante del corpo dell' antica poesia provenzale, e valgono nè più nè meno quanto le mediocri fra quelle pocsie.

Sordello, solo fra tutti questi trovatori italiani, merita di essere particolarmente considerato pel suo ingegno, per la singolarità romanzesca delle sue avventure, e per avere ispirato a Dante uno de' più stupendi tratti del Purgatorio; ma mi riservo, a parlarne in appresso quando spiegherò questo tratto (1).

(1) Vedi la lezione su Sordello alla fine di questo volume.

VIII LEZIONE

INFLUENZA DELLA POESIA PROVENZALE IN ITALIA.

Pria di parlar della influenza che la letteratura provenzale ebbe nel secolo XIII su i costumi e l'incivilimento d'Italia, è mestieri provare un fatto. Gli Italiani non solo conobbero la parte della letteratura provenzale che fu presso di loro e per loro prodotta sia dai trovatori della scuola italiana, sia da quelli delle scuole di Provenza, ma sibbene conobbero e possedettero intera questa letteratura. Nel lungo corso delle loro comunicazioni coi paesi di lingua provenzale, tutti i generi di letteratura de' Provenzali divennero loro familiari, anche quelli che giammai non imitarono, o che imitaron più tardi, come i romanzi epici. È certo, e tosto il vedrémo, che dovettero conoscere questi romanzi, e gli conobbero infatti sia in francese, sia in provenzale. È certo del pari che i trovatori provenzali che frequentaron l'Italia, sin dalla metà del XII secolo, vi recarono successivamente tutto che i loro antecessori prodotto avevano di più distinto ne' diversi generi lirici. In una parola, la poesia provenzale fu introdotta in Italia nella sua interezza, con tutto che aveva di originale, di caratteristico e di rinomato. Non influì dunque con qualcuna delle sue parti isolate sulla cultura e sulla civiltà italiana, ma con tutte le sue parti e senza veruna eccezione.

Però per indicare quale fosse in realtà l'influenza di questa poesia è mestieri dir sommariamente ciò che era in sè stessa e qual ne fossero il principio e lo scopo.

Ridotta a quanto avea di essenziale, la poesia provenzale, comprendeva due grandi generi di componimenti: dapprima i narrativi, nei quali rappresentava il valore guerriero esercitantesi nell' interesse della fede cristiana, dell'umanità, della debolezza e della giustizia oppresse; aveva inoltre componimenti lirici, destinati ad esprimere i sentimenti dell'amore.

L'eroismo e l'amore, dipinti e celebrati nelle composizioni provenzali non son quelli cantati nell'antica poesia classica; il valore guerriero, secondo il tipo ideale de' poeti provenzali, ha qualche cosa di più esaltato, di più generoso, di più disinteressato del valore antico; egli combatte sempre per la religione, la giustizia o la debolezza; l'amore, descritto e celebrato da loro, è un amore pieno di delicatezza e di entusiasmo, scevro di sensualità, principio di ogni onore e di ogni virtù è lo esaltamento della donna. In una parola, l'eroismo. e l'amore, argomento generale della poesia provenzale, sono quell' eroismo e quell' amore che la cavalleria avea concepito nel XII secolo, e la poesia provenzale non è se non la espressione più o men fedele dei sentimenti, delle idee e dei costumi cavallereschi, che dominavano particolarmente nel mezzogiorno della Francia.

:

Si è tanto parlato della cavalleria in generale, e le occasioni di parlarne si presentano si sovente nell' istoria del medio evo, che non evvi alcuno che non possa formarsene o non se ne formi un' idea qualunque. A dir breve, la cavalleria fu il risultato di diversi tentativi religiosi o politici, fatti nella barbarie del medio evo, per convertire la forza egoista e brutale delle classi guerriere in una forza umana, generosa e protettrice della società.

« ÖncekiDevam »