Sayfadaki görseller
PDF
ePub

IX LEZIONE

POESIA CAVALLERESCA ITALIANA

Scuola siciliana

Il sistema di costumi, di sentimenti e di opinioni, di cui la poesia era la espressione ideale, era un sistema complicato, bizzarro, artificiale, ma ben concepito nel tutto. Questo sistema avea le sue formole consacrate, il suo linguaggio particolare, linguaggio, se non abbondante, almeno raffinato ed originale, e nato, per così dire, simultaneamente da un sol getto colle idee alle quali era stato adattato. Tradurre questo sistema in tutt' altra lingua era un' impresa necessariamente difficile, un'impresa che anche in una lingua già ricca o pulita non poteva riuscire che mercè di saggi delicati od arditi.

Ora i dialetti italiani, fino a quel punto circoscritti a produzioni informi e destinate alle infime classi del popolo, non avevano ancora nè l'arrendevolezza, nè la eleganza, nè la stabilità richieste per gareggiare col provenzale, pervenuto due secoli prima di loro allo stato di lingua letteraria. Era più facile per gli Italiani che tendevano alla poesia cavalleresca di toglierla bella e fatta dal provenzale, che di trasportarla in italiano; e fu certo questa una delle ragioni che favorirono la introduzione e la cultura della lingua provenzale in Italia.

Però era impossibile che presto o tardi, con più o men difficoltà, gl' Italiani non applicassero i loro idiomi volgari alla espressione di quelli stessi costumi e di quelle stesse idee cavallerésche espresse dapprima in provenzale. Queste idee e questi costumi erano, siccome abbiam veduto, facilmente penetrati in Italia, e vi avevano esercitato una straordinaria influenza, non solo nei castelli e fra le classi feudali, ma nelle stesse città fra la nobiltà urbana e la borghesia. Con una specie di emulazione, che forma uno dei tratti caratteristici della civiltà italiana al XII e al XIII secolo, la democrazia signoreggiante in tutte le città, volendo sembrare ed essere più eroica della stessa nobiltà feudale, aveva tolto, con più entusiasmo di questa, le parti elevate e poetiche delle istituzioni. cavalleresche. Ora era impossibile che colle nuove idee e coi nuovi costumi, che avevano su di lei preso sì rapido impero, questa democrazia non avesse alfine la poesia di questa idee e di questi costumi; e la nazionalità italiana, agendo con più energia nelle città e sulle masse della popolazione, anzichè nei castelli e sui nobili, per la maggior parte di razza straniera, era ben naturale e necessario che l'idioma nazionale fosse applicato a questa nuova poesia.

Vi fu dunque in Italia una poesia cavalleresca in lingua italiana; e di questa poesia dar voglio l'idea meno incompiuta e meno oscura che dar si possa in questa e nella seguente lezione. Materialmente parlando, il compito non è considerevole; ma nondimeno presenta difficoltà di più generi.

E sulle prime è ben difficile il poter ispirare per questa antica poesia quell' interesse che incoraggisca a studiarla e che ne faciliti l'intelligenza. Non se ne conoscono tutti i monumenti; molti ne rimangono inediti, che non sono stati finora che rarità da gabinetto, e di cui si aspetta la pubblicazione senza molta impazienza. Quanto a quelli che son messi a stampa, si leggon poco, o se si leggono non è che per dirli

monotoni, insipidi ed oscuri, e per meravigliarsi dell' importanza che vi mettono un piccol numero di eruditi, amatori delle antichità letterarie, amatori un poco sospetti di scambiar troppo facilmente lo antico pel bello.

Riguardati sotto l'aspetto volgare della letteratura, i monumenti di cui si tratta possono infatti giustificare o dar motivo a tali giudizi. Ma è d'uopo considerarli sotto un aspetto più elevato e più storico onde giudicarli con più aggiustatezza e rilevare la influenza da loro esercitata nello sviluppo dell' umanità.

Rozzi infatti ed informi che siano in generale, questi monumenti han dritto alla nostra attenzione ed al nostro studio. Essi sono i primi sforzi del genio italiano fatti per ingentilire gli idiomi volgari del paese, per isvincolarsi dal giogo del latino, che sebben morto siccome lingua sociale, era tuttavia rimasto lingua letteraria. - Essi contengono dunque i dati più preziosi per l'istoria della cultura della lingua italiana, e sono importanti come espressione dei sentimenti e delle idee delle classi elevate della società italiana ai tempi più caratteristici del medio evo, e infine non mancano di bellezze, poichè vi si rinvengono gran numero di tratti originali e felici, e gran numero d' ispirazioni ingenue, che se ivi non fossero, ne difetterebbe la poesia italiana.

Vi è dunque un vero interesse nelle produzioni troppo neglette di questo antico ramo della poesia italiana, che indico col nome di cavalleresca io farò rilevare questo interesse sebben difficile mi riesca.

Tutte le produzioni di questa poesia pubblicate finora, sono state alla rinfusa accumulate in diverse raccolte, senza scelta, senza critica, senza schiarimenti di alcun genere, senza stabile ortografia, senza cronologiche indicazioni. Queste produzioni riunite formano un ammasso considerevole. Gli autori, cui si attribuiscono, sono in gran numero: se ne conoFAURIEL 16

scono almeno un centinaio, e tutti non si conoscono. Del resto, fatta qualche eccezione, tutto quello che se ne sa sono i loro nomi e il loro paese; non si ha sulla loro vita alcuna notizia, che possa far meglio comprendere le loro composizioni; non vi ha alcuna data certa cui riferire la loro nascita o la loro morte; non vi ha per conseguenza alcuna data cronologica per classificare le loro opere e per indicare, mercè di questa classificazione, lo andamento, i progressi successivi, le variazioni o le rivoluzioni dell'arte. Tutto ciò che può dirsi con sicurezza della maggior parte di loro si è che vissero e morirono nel corso del secolo XIII. Non parlo degli errori frequenti, pe' quali si sono attribuite ad un poeta le composizioni di un altro; questi non sono i peggiori; ve ne sono più evidenti e grossolani, che riesce. impossibile il correggere; ve ne sono altri apparenti, che poco importa il rettificare.

Da ciò risulta che resta molto a farsi per presentare lo ammasso delle composizioni della poesia italiana del secolo XIII sotto il loro vero aspetto, per ordinarle storicamente, onde scoprirvi quel principio di movimento e di vita che dovean certo contenere,

[ocr errors]

Tutto ciò, ripeto, è da farsi e merita di esser fatto; è un bello compito riserbato agli Italiani, che soli hanno i mezzi di eseguirlo per quanto è possibile, dando così all'istoria della loro letteratura una base che tuttavia le manca. lo desidero vivamente che questo compito sia codotto a fine, tutto mi fa sperare che lo sarà, essendo questa la tendenza attuale degli spiriti e delle idee, Ma occupandomi di questa parte primitiva della letteratura italiana, mi son bene accorto del poco che si era fatto su questo riguardo, e ho dovuto dirlo pria di dare alcuni particolari su questo subbietto.

La prima cosa a dirsi della poesia cavalleresca italiana, pria di entrare nei particolari della sua storia o nell' esame

def suoi caratteri, si è che essa è un'imitazione, una modificazione di quella stessa poesia provenzale che l'avea preceduta, non solo nel mezzogiorno della Francia, ma pure in Italia, dove continuò a fiorire con essa in tutto il corso del 'secolo XIII. Egli è questo un fatto fondamentale, sì generalmente riconosciuto, che non è mestieri provarlo di nuovo, ma determinarlo, schiarirlo e dimostrarne le principali conscguenze.

Riconosciuto questo fatto, la prima domanda che si fa è questa Quali sono gli Italiani che cercarono i primi di applicare la loro lingna alla poesia cavalleresca imitata da quella de' Provenzali? In altri termini, qual è la parte d'Italia che può essere riguardata siccome la culla della poesia cavalleresca italiana?

Per semplice che sia la dimanda, non vi si può rispondere in modo positivo. Il Crescimbeni ed altri nominarono sette poeti che, secondo loro, dovrebbero essere riguardati siccome i creatori della poesia italiana, considerata come una imitazione della provenzale. Questi sono Folcacchiero de' Folcacchieri da Pisa, Lucio Drusio, pure da Pisa, Lodovico della Vernaccia, Mico da Siena, Guido Guinicelli da Bologna, Guido Ghisilieri, pure da Bologna, -infine fra Pacifico. Secondo il Crescimbeni, l' Allacci ed altri, questi poeti fiorirono tra il 1200 e il 1225.

Ma in queste indicazioni vi sono errori che giova il notare, se non per altro almeno per dimostrare la oscurità e le incertezze del subbietto.

E in sulle prime, quanto a Guido Guinicelli e Guido Ghisilieri, il Crescimbeni si è molto ingannato facendoli fiorire entrambi verso il 1220, cioè mezzo secolo prima. Le ricerche positive fatte posteriormente álle congetture arbitrarie del Crescimbeni, han dimostrato che Guido Guinicelli era morto in giovine età nel 1276; e le ricerche fatte su Guido Ghisilieri han prodotto il medesimo risultato.

« ÖncekiDevam »