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non è altro che lo stesso dialetto di Firenze o dei luoghi circonvicini. Mi duole di non poter dare a questa asserzione tutto lo sviluppo che richiederebbe. Egli è una quistione che per miserabili motivi è stata miseramente inviluppata nel paese cui appartiene il risolverla; ma non posso dubitare che nuovi studi più gravi, più liberi e meglio diretti non mettano alfine la verità in evidenza.

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FAURIEL

LA DIVINA COMMEDIA

FRAMMENTI (1)

I.

FACOLTA' INTELLETTUALI DI DANTE

Darò principio con un' osservazione generale sull'epoca letteraria, alla quale Dante appartiene. Potrebbe facilmente immaginarsi esser una di quelle epoche primitive dell' umanità, in cui la poesia è un' arte necessaria, un' espressione unica e spontanea di una società giovane ancora, di cui l'imma

(1) Le lezioni che precedono furon seguite da parecchie altre che trattavano della poesia popolare e della lingua italiana, A richiesta de' suoi uditori, il Fauriel riprese l'anno seguente queste due materie e ne fece il subbietto di un intero corso, che formerà il secondo volume della presente pubblicazione e riempirà la lacuna che son costretto a qui lasciare. Dopo le lezioni di cui parlo, il Fauriel cominciò la spiega di Dante, spiega quasi improvvisata, in modo che di questa parte principale del suo corso non rimangono che un ammasso di analasi di diversi canti della Divina Commedia, di traduzioni parziali, di studi istorici e di note che gli servivano per preparar le sue lezioni, ma che non offrono un tutto che possa mettersi a stampa, Nondimeno, il Fauriel ha riunito un picciol numero di tratti, di cui gli uni contengono alcune idee generali sulla Divina Commedia, e gli altri alcune ricerche particolari su di alcuni personaggi importanti di cui Dante favella. Io qui gli riunisco, eccetto la vita di Brunetto Latini, che ha già veduto la luce nel volume XX dell' Istoria letteraria di Francia, pubblicata dall' Accademia delle iscrizioni (Nota di Giulio Mohl)

ginazione è la facoltà dominante. Questa idea sarebbe inesatta. L'epoca letteraria di Dante è un'epoca di civiltà già complicata, di civiltà novella, nella quale rappresentano una gran parte le tradizioni di un'antica civiltà passata; è un'epoca alla quale più non basta la poesia, ma ha bisogno della scienza; che ha o vuole avere giureconsulti, filosofi, cruditi, che ammira più de' suoi poeti per popolari che si fossero.

A tali epoche non bisogna aspettarsi di trovar genii esclusivamente poetici; ma genii più o men complessivi, le cui facoltà poetiche potranno ben esser le facoltà dominanti, ma non le sole, e che alla cultura della poesia sposarono più o men felicemente quella della scienza.

Queste osservazioni si applicano particolarmente a Dante, poichè egli non solo è un genio complessivo, ma forse il più complessivo della sua epoca. Alla più viva ed entusiastica immaginazione congiunge il più caldo interesse; alle più grandi facoltà poetiche, un gusto scientifico più distinto; al bisogno di dipingere ciò che più colpisce, quello di conoscere gli avvenimenti accaduti nei tempi e nei luoghi più lontani. Pieno delle ispirazioni del medio evo, ne cerca e ne trova ancora nell'antichità. In una parola, vi sono nel genio di Dante due lati distinti, quello della scienza e quello della poesia.

Quanto a noi, sotto l'aspetto da cui dobbiamo riguardar l'Alighieri, è ben manifesto che questi due lati opposti del suo genio aver non possono lo stesso interesse e la stessa realtà; sembra però che egli avesse coltivato, collo stesso studio e collo stesso entusiasmo, tutte le sue facoltà, non ostante le loro differenze. Egli s'ingegno del pari di vestire le sue dottrine colla espressione poetica, onde renderle più interessanti; ma il tentativo non fu sempre felice; e se nelle opere di Dante, la poesia generalmente predomina sulla scienza, la scienza talvolta predomina sulla poesia. Infine, Dante par

ticolarmente si distingue fra tutti i grandi poeti, per quella specie di lotta tra le diverse facoltà, lotta i cui vestigi si trovano più o meno impressi nella maggior parte delle sue opere. Io mi propongo di considerarlo sotto questo ultimo aspetto. Per proceder con metodo, seguirò un ordine storico: dividerò la vita intellettuale di Dante in tre differenti periodi, ognuno dei quali è contraddistinto da una fra le principali opere dell' autore.

Il primo di questi tre periodi comprende nove anni circa, dal 1283 al 1292; e si manifesta nella Vita nuova.

Il secondo si estende dal 1292 al 1307. A questo periodo appartengono diverse opere di Dante che non possono andar disgiunte, ma bisogna considerarle nei rapporti che hanno tra loro. Queste sono da un lato alquanti suoi componimenti poetici, dell'altro, il Convito, e il suo trattato della Volgare eloquenza,

Il terzo comprende quattordici anni, dal 1307 al 1321, anno della morte di Dante. La Divina Commedia è l'opera principale di questo periodo e l'espressione più sublime di tutte le altre,

Secondo l'ordine e il progresso di questi tre periodi io vo' rapidamente considerare le opere di Dante, cominciando dalla Vita nuova.

Riguardo alla picciolezza del volume, questa Vita nuova, questa palingenesia del poeta fiorentino, meriterebbe appena il nome di opera: essa non è che un opuscolo di men che cento pagine, ma quest'opuscolo diviene singolarmente importante se, mettendo da parte il suo merito e i suoi difetti sotto il rapporto letterario, si voglia giudicarlo per quel che è, pel primo saggio, per la prima effusione di un genio maravigliosamente originale, che, senza ben conoscersi ancora, si rivela intero con tutto che ha di intimo e di elevato, di vario e di discrepante.

Dante scrisse la sua Vita nuova nel 1292, all' età di ventuno o ventidue anni, e riunì in questo opuscolo tutti i suoi componimenti poetici che avea scritto per Beatrice, morta da uno o due anni, legando tra loro tutti questi componimenti con una specie di commentario istorico, nel quale comprese, per quanto potè ricordare, i motivi che lo avevano indotto a scrivere queste poesie, e le impressioni di ogni genere in mezzo alle quali le aveva scritto. A questo commentario meramente istorico o psicologico, ne aggiunse un secondo, che era una specie di analisi di ogni componimento.

La Vita nuova è dunque, come si vede, una vera storia degli amori di Dante e di Beatrice. Solo per questo sarebbe molto importante; ma il carattere, la forma, la meravigliosa individualità di questo frammento di biografia poetica ne fanno un monumento unico nel suo genere. Io l'ho già detto, Dante non avea che ventun'anno quando scrisse quest' opera. Saremmo tentati a prima giunta di non vedervi altro che un passeggiero traviamento d' immaginazione, più tardi disapprovato o modificato dall' autore. Ma non è così: Dante più di una volta nell' età matura ebbe la occasione di ritornare su quest' opera della sua giovinezza, e ne approvò e confermò il contenuto.

La veracità poi e la buona fede colle quali Dante parla di lui in questo libro, non possono mettersi in dubbio. Dante si è dipinto qual era, è il ritratto è vero in ogni cosa. Fin la esagerazione del colorito fedelmente contraddistingue, se non i fatti esterni e le loro circostanze reali, almeno l' immaginazione a traverso la quale questi fatti ci son pervenuti, e questa immaginazione appunto è il fenomeno che noi abbiamo di mira.

Qual che si fosse l'idea che ognuno può aversi formato della purità tutta celeste delle teorie dell'amore cavalleresco dei poeti del medio evo, non potrebbe giammai Indo

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