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tratta, sono infatti non solamente ruvidi, ma di una ruvidezza tutta germanica.

Ciò puossi particolarmente affermare del tratto più notevole di questi costumi, del punto di onore legato alla vendetta personale delle offese ricevute, ma fa maraviglia il vedere quali profonde radici questo barbaro principio di giustizia avea gettato in Italia, ad onta delle abitudini e delle idee di giustizia della romana legislazione rimaste nel paese. Il famoso proverbio italiano. Vendetta di cento anni tiene i lattaiuoli: questo proverbio, io dico, non è che una traduzione poetica del principio; in virtù del quale l'offeso credevasi autorizzato a vendicar la offesa sui parenti e sui discendenti dell' offensore fino al quarto grado degli uni e degli altri.

Un altro tratto dei costumi del nobili Italiani al medio evo, men conosciuto, ma più strano forse del precedente, la cui origine non è facile a rintracciarsi, si è la passione straordinaria e quasi superstiziosa pel palazzo, pel castello natale. Un nobile poteva morire in terra straniera, ma non vi poteva essere seppellito: era d'uopo che la sua spoglia fosse inviata a' suoi e riunita a quella degli antenati, sotto pena di disonore per questi ultimi e per lui. Da ciò nacque nel secolo XIII un uso, che non so come dinotare.

Vi erano allora molti nobili esiliati all'estero, siccome nelle diverse parti d' Italia, e molti ve ne morivano. Il rispetto dovuto ai loro avanzi, richiedeva fossero inviati alla prima dimora; ma le miserie e gli imbarazzi dell'esilio si opponevano che questo invio si facesse con molta cerimonia, e che costasse grandi spese. Si contentavano dunque d'inviare, invece dei loro corpi, le loro ossa imbianchite ed accuratamente spolpate, non dirò in qual modo, per non offrire al pensiero immagini insolite, alle quali avrebbe repugnanza. Altri tratti dei costumi italiani, nei quali traspariva più

chiaramente la influenza de' costumi barbari, si erano l'abitudine di mutilare e d'insultare sul campo di battaglia i cadaveri de' vinti nemici, la durezza delle leggi per le donne, che in certi luoghi ed epoche eran bruciate vive per causa d'infedeltà a' loro mariti.

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Dal XII secolo in poi vi furon cause diverse, il cui effetto combinato influi a raddolcire e a raffinare questi barbari costumi, naturali avanzi di una barbara dominazione. Queste cause diverse si riassumono agevolmente in due principali influenze, che sovente pure confondonsi per agire di accordo. Parlerò della influenza delle istituzioni politiche. Avro occasione altrove di parlar della prima; qui parlerò della seconda, facendone un cenno che terminerà questo abbozzo della organizzazione delle repubbliche italiane del medio evo.

È da deplorarsi che gli statuti, le leggi, le ordinanze di queste repubbliche siano, per la maggior parte ancora, sepolti in archivi, ove non è facile il penetrare. Io son convinto, dal poco che ho potuto vederne, che vi si troverebbero gran numero di testimonianze interessanti della avventurosa parte che ebbero le repubbliche d'Italia all'incivilimento generale del paese, all' abolizione degli usi barbari, alla diffusione della cultura e de' lumi, e delle abitudini di benevolenza e di umanità.

Per non parlare che degli statuti e delle leggi di una sola di queste repubbliche, di quella di Siena, io vi ho rinve nuto gran numero di tratti interessanti per l'istoria della civiltà italiana; vi họ rinvenuto leggi che interdicono non solo le vendette personali, ma le abitudini e gli usi che mantenevano il furore di queste vendette; vi ho rinvenuto una legge che proibisce a tutti i cittadini di disonorarsi con atti di barbarie su i cadaveri de' nemici vinti; vi ho veduto la religione felicemente e spesso chiamata in soccorso di una

politica generosa ed umana. Era commovente il vedere tutte le grandi feste cristiane celebrate colla liberazione di gran numero di prigionieri, accumulati giornalmente dalle sventure di guerra, dai rigori della politica e dalle proscrizioni de' partiti.

Un altro tratto caratteristico dello spirito legislatore delle repubbliche italiane, si è lo zelo ammirabile pel progresso di ogni ramo di sapere, di cui allora potevasi avere idea. Una città libera colla stessa sollecitudine con cui chiamava al suo servizio un podestà illustre, un capitano di guerra, chiamava un professore celebre di giurisprudenza, di filosofia o di grammatica. Gli statuti di Siena, tra gli altri, son picni di atti che dimostrano il sincero rispetto delle magistrature italiane per la scienza, che fan fede della loro sollecitudine a diffonderla, ad onta degli ostacoli che lo spirito di fazione suscitava troppo sovente ai magistrati ed ai cittadini. Un dottore in legge era reputato uguale ad un cavaliere, e ciò in tempi in cui la cavalleria era ancora onorata in Italia.

Il nobile ed appassionato sentimento delle arti è un altro tratto del genio popolare d'Italia in que' tempi. I più notevoli monumenti de' secoli XII e XIII, e ancora della fine dell' XI, potrebbero esser detti monumenti repubblicani, nel senso che furono destinati a soddisfar l'orgoglio patriottico de' popoli pei quali furon fatti, ed a commuovere le loro immaginazioni avide sempre d' impressioni vive e forti.

Infine quanto più si considerano le repubbliche italiane del medio eyo, quantò più si studiano le loro istituzioni e le loro leggi, tanto meglio vi si riconosce un energico e nobile istinto di civiltà, che iniziava per l'Italia un' era novella di gloria.

FAURIEL

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IV. LEZIONE

COSTITUZIONE DI FIRENZE.

Ho cercato nell' ultima lezione di dare un breve compendio della costituzione delle città libere d'Italia nel secolo XIII; ho cercato in questo compendio stabilir nozioni preliminari, mercè delle quali mi fosse più facile di dare un' idea della costituzione particolare di Firenze, scopo principale delle mie considerazioni.

Nel 1282 le istituzioni repubblicane di Firenze attinsero il più alto grado di sviluppo e di forza, che è lo stato nel quale mi propongo descriverle, In quest' epoca, queste istituzioni possono esser considerate siccome il risultato di tutte le rivoluzioni anteriori della repubblica fiorentina, siccome il riassunto di tutta la sua istoria. Spero dunque di far meglio comprendere queste istituzioni ed indicarne più precisamente il carattere, tentando di farle emergere da un rapido cenno di queste rivoluzioni è di questa istoria.

Non si sa nulla di certo o d'interessante di Firenze pria della fine del XI secolo; ma con un fatto strepitoso s'introduce nella storia del medio evo italiano, cioè col sollevamento contro l'imperatore Enrico IV nella guerra che questi dovette sostenere contro la contessa Matilde. Se questo solle

vamento ebbe luogo in virtù degli ordini e degli interessi della contessa, o fu spontaneo, non è indicato dalla storia. Solo è provato che nell' anno 1102, Firenze era una città libera, che non riconoscea che di nome la sovranità degli imperatori di Alemagna, e in alcun modo la denominazione degli antichi marchesi di Toscana; ma poco si sa sventuratamente della organizzazione di questa repubblica in questo primo periodo di sua esistenza.

Essa era, siccome tutte le altre città libere d'Italia a quell'epoca, governata da magistrati elettivi e temporanei, detti consoli, ed assistiti da un consiglio del pari elettivo. Firenze non ebbe in sulle prime che due consoli, con un consiglio di cento membri, chiamati senatori, o buoni uomini, denominazione generalmente allora impiegata per indicare la minoranza aristocratica della popolazione delle città, i personaggi distinti per nascita, grado, o fortuna.

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· L'aristocrazia di Firenze era molto confusa in quel tempo: componevasi di un centinaio di famiglie, a' cui membri si dava vagamente il nome di grandi, di nobili. Di queste famiglie, la maggior parte era di razza feudale, e più o meno antica. Alcune dovevano unicamente il loro lustro e il loro potere a grandi fortune ammassate col commercio. Tutte queste famiglie abitavano in palazzi fortificati, muniti di torri quadrate, alte da cento a centoventi braccia. In epoche non lontane da quelle di cui parlo, non vi erano in Firenze che cencinquanta di queste torri fortificate; ma il numero di giorno in giorno se ne accresceva.

Da queste famiglie privilegiate, nobili o plebee, e da quelle de' ricchi mercanti' erano scelti i membri del consolato e dei consigli. Tutte queste famiglie esercitavano di conserva il potere, che avean di conserva conquistato su i marchesi di Toscana e sugli imperatori di Alemagna.

Quanto al territorio di Firenze, era gremito di castelli e

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