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a tutti i tempi, che l'Imperatore terreno sia ispirato da Colui che presiede all'armonia di tutti gli esseri. Solo Dio è dunque colui che assegna il potere imperiale; (1) esso solo il genere dal quale dipendono le due forme speciali della politica e della religiosa autorità; queste due autorità, l'una indipendente dall'altra, hanno un proprio mandato ed una speciale direzione, ma trovano il loro termine di riunione nell' Essere Supremo, omnium spiritualium et temporalium gubernator, il quale ispira tanto i cardinali del conclave come i principi elettori della dieta (2).

(1) Quae quidem veritas ultimae quaestionis non sic stricte recipienda est, ut romanus princeps in aliquo romano pontifici non subjaceat; cum mortalis ista felicitas quodammodo ad immortalem felicitatem ordinetur. Illa igitur reverentia Caesar utatur ad Petrum, qua primogenitus filius debet uti ad patrem, ut luce paternae gratiae illustratus, virtuosius orbem terrae irradiet. Queste parole colle quali finisce il trattato non sono punto, come opinano alcuni, una contraddizione di quanto il nostro autore ha sostenuto e dimostrato colle argomentazioni del terzo libro. La dipendenza che qui viene enunciata dell'Imperatore dal papa non è già una politica ma una morale e religiosa dipendenza: a siffatta dipendenza ogni altra autorità, gli uomini tutti sono obbligati; e Dante l'accenna cosi rapidamente e qui soltanto dopo d'avere compiuta la sua confutazione, quasi tema per aliena castra discurrere, colpa che ha digià rinfacciato ai suoi oppositori (Lib. III, 3).

(2) Lib. III, 15.

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La Monarchia di Dante e la riforma
politico-religiosa...

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ruscito repubblicano, aveva tentato il ritorno nel suo municipio e il trionfo della borghesia per mezzo dell' armi di un partito, e la sconfitta e l'esilio gli diedero modo di conoscere l'intiera nazione; Dante, uomo politico italiano, aveva sperato il riordinamento della patria per mezzo del ghibellinismo e delle armi degli imperatori alemanni, e l'esito infelice della spedizione di Arrigo VII gli diede modo di conoscere le vere condizioni e i bisogni del suo paese e di proporre scientificamente la teoria del rinnovamento politico dell' Italia. Il pensiero politico di Dante

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si era adunque sviluppato su di una scala ascendentale; il primo grado di questa è caratterizzato dal municipalismo, l'ultimo dalla monarchia universale: solo in questo ultimo grado si può dire che il pensiero politico di Dante sia riformatore.

Il trattato intorno alla Monarchia è appunto il risultato dell'ultimo periodo della vita politica di Dante e rappresenta la soluzione finale che dava il filosofo del Medio Evo al difficilissimo problema del riordinamento dell'Italia, divisa fra due grandi istituzioni, incerta fra una gloriosa tradizione e la nuova vita che si agitava in seno delle popolazioni latine, perplessa fra il diritto feudale e la libertà popolare, oscillante fra due opposti sistemi, dei quali l'uno tendeva al discentramento delle vetuste tradizioni italiote, l'altro all'accentramento della tradizione romana, smembrata insomma fra le Repubbliche e le Signorie, la Chiesa e l'Impero.

Abbiamo di già esaminato minutamente quali differenti soluzioni nel secolo XIV si offerissero al problema italiano; quale fosse lo spirito dei tempi di fronte alla questione risoluta da Dante; e nell' analisi minuta delle teorie svolte nel trattato de Monarchia abbiamo potuto considerare e il carattere della soluzione dantesca e il pensiero di quell'epoca sulle due grandi autorità che nella propria storia riassumono la storia di tutto il Medio Evo. Dante, mentre ai suoi contemporanei col loro metodo stesso e pren

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dendo le mosse dalle loro dottrine, rivelava l'opera del proprio genio, ha dato ai posteri un quadro vivacissimo dei sistemi storici, filosofici e teologici sui quali erano fondate le teorie politiche di quei tempi; questo quadro ci parve un complemento troppo importante alla presente trattazione per trascurarlo o riprodurlo con tratti troppo rapidi e generali. Ora ci resta di riannettere il libro de Monarchia alla nostra tesi, considerando in sè stessi i principii generali che dominano quel trattato, ed i varii significati che bisogna attribuire a quella teoria umanitaria per rintracciarvi la soluzione di un problema particolare e lo speciale intento patriottico e civile dell'autore.

Come fu detto, l'intendimento di Dante nel trattato sulla Monarchia è doppio e consiste in una restaurazione ed in una riforma, restaurazione dell'Impero, riforma della Chiesa; e l'analisi che fu data del libro ci ha mostrato in quale senso Dante intendesse questa restaurazione, e come la riforma della Chiesa consistesse appunto nello stabilire l' assoluta indipendenza del potere politico dall' autorità ecclesiastica.

Dissero l'idea monarchica di Dante essere null'altro che una utopia e che il suo sistema politico, il quale considerato astrattamente rappresenta senza dubbio lo stato più perfetto dell' umanità, non può nè potrà mai avere una reale applicazione appunto

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