La dignità dell' animo gentile. Che vale il senno e l'abito dell' arte, Se piega a terra la più nobil parte? La mala invidia e la calunnia e il bando Da via di verità Michel non torse, Nè mai l'animo altiero ebbe venduto. Ma la patria magnanimo soccorse Del divo ingegno multiforme; e quando Piangea Fiorenza il suo splendor caduto, Non vide per virtù del gran rifiuto « La mano che obbedisce all'intelletto »> Di nuovi gioghi a tirannia ministra. Perchè volga fortuna equa o sinistra, Abbia la patria intero il nostro affetto. O iniquo o maledetto Il parricida che di quella a oltraggio, L'armi rivolse o della mente il raggio. Voi cui dall' Alpe al bel Trinacrio lito Questa misera terra, immensa copia Novellamente si sgomenti e tremi. In voi non sono, ma negletti e sparsi Ponno volendo ancor rinnovellarsi. Qual è fra voi che di private glorie E di nomi e d'imprese e di sventure Sapran per quante vie d' odii e d' inganni, M'abbian condotto a miserando fine, E svelto il fior delle virtù latine. Tolgano il loco al vizio e alla menzogna. Nessun de' figli toglierà dal fango? Cinque secoli son che aspetto e piango! GITA DA FIRENZE A MONTECATINI. LETTERA A GIUSEPPE VASELLI. [1846.] Sai che l'uomo propone e Dio dispone, O l' uggia, o gl' intestini, o il mal de' nervi Nove, un anno per l'altro, e dieci mesi. Solita fine de' nostri e di noi! Essi ci danno la vita, ci danno |