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Cosi celata, del mondaccio vano
L'ire no, ma i pettegoli dispetti
Arriveranno a te, come d'insetti
Ronzio lontano;

Ed aspri e crudi i versi ti parranno,
Temprati al cupo scroscio del mal fiume,
E affummicati nel funereo lume

Del disinganno.

Ma che? Dei santi vati di Giudea
Saccheggerò la pagina ispirata,
Se il pollice dei furbi ha-screditata
L'Arpa Idumea?

Inchiostro sciuperò, tempo e rimario

Gridando « Italia mia? » Serbo il polmone,
Se comincia così fin la canzone

D'un Commissario;

E co' poltroni impoltronito il boia

Lascia cantare e compra. Ora capisco:
Santa o libera ciarla oggi è del Fisco
La scorciatoia.

FRAMMENTO CHE POTREBBE FORSE INTITOLARSI

IL POETA TRASCENDENTALE.

Se di parole inutili tu vuoi

Che due pagine io t' empia della Strenna;
O di versi che, messi o prima o poi,
Non passano al di là della cotenna;
Eccomi pronto a entrar di compagnia
Col vaniloquio della zucca mia.

Vuoi tu quattro firate in stil sublime?
(Che per farne di più non regge il volo)
O perdonando alle pedestri rime,

Mi lasci a modo mio strisciare al suolo?
Vuoi l' arpa o il colascione? amore o lutto?
Chiedi e domanda pur: son pronto a tutto.

La sua superbia, il suo fare alla peggio
Il ciarlatano secolo m' infuse;
Io, come nulla, svoltolo e maneggio
Non solo nove ma diciotto muse,
E disinvolto me ne vo' fra i dotti
Poeta giuocator di bussolotti.

2
di struzzo accompagna
Me la stella polar del francescone,
E battendo la comoda campagna
Del cacoete e della confusione,
Tengo la testa arcanamente vuota
Nelle nuvole, ei piedi nella mota.

I burattini delle nuove muse (aveva scritto).

2 Nel mio volo di rondine, poi cancella e scrive di struzzo.

Di certe frasi ho pronta una gran filza
Che mi servon di zeppe e di puntelli,
Quando mi prende al genio il mal di milza,
Quando il buon senso ed io siamo ai capelli,
E il cranio aereostatico m' ascende

Nel vano su dove nessuno intende.

Da gran tempo (oramai lo voglio dire)
Mi ronza per la testa un gran progetto:
Vo'rimestare e vo' ricostruire

Il mondo paralitico e imperfetto:
Saran da me rimpasticciate ab ovo
Le cose vecchie in un tegame novo.

Nei sonni miei, quando la notte oscura
Di fantasmi si popola e di larve,
A farmi palpitar dalla paura
Un pellegrino spirito m'apparve,
Al volto, ai panni ..

FRAMMENTO.

Chi vien dalla campagna,

E è avvezzo a conversar coi contadini,
I bontonisti d'imitar pretende:
Compra cavalli inglesi e cappamagna,
Del campicello suo l' entrate spende
Alla Pergola, ai Balli e col Massini;1
Poi finiti i quattrini,
Itterico,

e trito in canna,

Pieno di mal umore,

Vive o ritorna sotto il curatore,
Galante anfibio, alla natia capanna.

Avvezzo alle bistecche,

Alle lingue salate ed ai confetti
Di Doney, di Bernard e di Vitali,
Per lui le rape e le castagne secche,
Un fritto, uno stracotto di galletti,
Un' arista di porco, e cose tali,
Son cose dozzinali.

Perduto il gusto dell'antica fame,
Lo stomaco bisbetico

Di stimolo ha bisogno e di solletico,
E si rifiuta all' unto del tegame.

Solito andare a letto

Sull' alba, e sazio vigilar su i molli
Tappeti o nei sofà del Bonaiuti,
Ei crepa dalla rabbia e dal dispetto
Dovendo andare a nanna come i polli
Secondo l'uso de' villan cornuti.`

1 Celebre sarto in Firenze.

Le belle contadine

Rossette, disadatte e colorite,
Per lui non han le solite attrattive;
Assuefatto a queste cittadine
Acciughe elegantissime imbottite,
Di lussuria anelanti e semivive.
Scordate ha le native

Grazie del dir, che invidia al suo paese
Il prosator Lombardo,

E di linguaggio e d'anima bastardo,
E veste e parla e pensa Anglo e Francese.

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