LETTERA ALLA SUA CUGINA ENRICHETTA MAZZUOLI. Io ti veggo di qua mandarti a male Dalle solite risa sgangherate, E dir ch'io sono nell' anno mortale; Vedendoti davanti spiattellate Quattro o sei carte di corbellerie, E anch'io scrivendo, senza dir bugie, Chi canta per amore e chi per rabbia, O l'uggia mi fa dare in ciampanelle, Sai che le cose mie son cosarelle, Che vo in Parnaso per la via maestra, Dall' altro carto, tu non sei maestra E ringraziamo Dio, che certi fumi Di poetesse e di letteratesse Son vanumi, vecchiumi e bastardumi. Che si direbbe d'uno che mettesse, D'uom che tu vegga tessere o filare La donna che non vale a intelaiarli, Colle cure di madre e di compagna, Ci fa la testa e l'animo per farli. Ma t'ho detto di scriver da campagna E da gala. vestito Mettendomi la testa in cappamagna. A DAMIANO ED EUGENIA CASELLI. FRAMMENTO. Voi, cara Eugenia, e tu, caro Damiano, Come chi soffre d' incubo, e si sogna E desto appena, tuttavia gli dura Della molesta vision la traccia, Qual se dinanzi al miope, spalancato Tu ponga un libro, tre braccia lontano, Ma non sa s'è la Bibbia o l' Alcorano; Gran tempo in me ragione e fantasia Così la smorta fiamma si ravviva арросо арросо allenta. E così dolorando mi sentia Brillar la vita alla superna stanza, Di meste larve in mezzo allo squallore, Pare e non pare a me da questa altura Come in gentil natura un suon di lode Li mi destava e mi faceva prode E già l'animo sorge, e si compiace Di molti errori alleggerito e scosso: |