CONTRO UN GIORNALISTA. Tu dei pettegoli Non ti capaciti, Che nel frenetico Ciarlío d' adesso, Non vedi il misero Ferirti apposta, Cercar coll' animo Grullo e mendico La vanagloria Teme la rabbia D'un cane offeso, Ma via, pensandoci, No, no, compiangilo : Razzaccia querula Di melma uscita, Bestie che muojono FRAMMENTO DI UNA LETTERA. M' hanno creduto quasi, e senza quasi, Dica chi vuol: non me n' importa un' acca: Lascio la vanità, lascio la smania A chi dentro si rode e si dilania, Dicendo esci di li, ci vo star io; : E le grazie plebee limosinando Sfama l'orgoglio per l'amor di Dio. Ma io, che la bacchetta del comando So che scotta le mani, e avrei vergogna Salire in dignità di contrabbando; Che so filare un verso, se bisogna, Ma che fuori dei versi, e l' ho provato, Vorrei starmene qui dinoccolato A leggiucchiare e a scarabocchiare, o volere o volare, E di necessità fatta virtù, Quand' uno è in ballo, bisogna ballare. Andiamo avanti e speriamo in Gesù perversi a tu per tu. Ma qui mi casca l'asino dei versi, Chè in questi giorni è campato a stecchetto, E in gambe come me non può tenersi. A primavera ammanniscimi un letto, Che di venire in ogni modo a Siena Te l'ho promesso e te lo riprometto. Mi piace la città, mi rasserena L'aria, la lingua, il garbo della gente Ci ho da gran tempo, e ci ho Beppe Vaselli,` Dunque portando meco.. E di corbellerie colmo lo stajo |