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STAMPATI DOPO LA RACCOLTA PUBBLICATA NEL 1852.

1

DEDICATORIA DELLE SUE POESIE.

[15 aprile 1836.1

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Queste giocose rime, ond' io solea
Giovinetto ingannare i lunghi, incerti
Giorni ch' io vissi nel natal paese,
A te, solo amor mio, vengono, e teco,
Fatte cagion d'invidia al padre loro,
La vita breve consumar potranno.
Esso, poichè la pace e la speranza
Lasciò fuggendo questa dolce terra,
Ove desio di te lo riconduce,
Perde l'ingenuo riso, e inaridita
Senti la vena del vivace ingegno:
Da quell' ora altri studj, altri pensieri
All'
egro sconsolato animo han tolto

I miti scherzi e la gentil follia.

Come la gioia un tempo, or segue il verso
La nuova qualità del cor doglioso.
Tu sai come la mente, in quel soave
Vaneggiar primo, le terrene cose
Del suo dolce color tutte dipinge;
E come l'alma che ad amare è presta,
Una gentile immagine si crea,
Beltà, virtude, amor tutta spirante.
lo, giovin peregrino, il santo obietto
Cercava in terra, e sospirando a lui

M' era fuggito il ventunesim' anno.
Ov' eri, angelo mio? Perchè si tardi
Fosti concessa a sì lungo desire?
Quell'aerea beltà che da molti anni
Mi s' avvolgeva per la mente, io vidi
Prender terrena forma, e viva e vera
Nel tuo volto divin manifestarse.
Cor mio, dimmi gli affanni e i gaudj, e come,
Purificato dell' interna guerra,
D'ogni basso desio ti dispogliasti.
Ah mille volte me 'l ripeti, ed io
Le note melanconiche raccolgo,
Ma dire al verso non le seppi ancora.
So ch'amo ed amerò finchè in me spenta
Non fia d'amare e di voler la possa:
Come l'aere che spiro, è quest' amore
Necessario alimento al viver mio.
Oh se quando ti colse una sventura
Desiderasti mai narrar gli amari
Casi a un cor che dividerli sapesse;
Se all'intime ferite unqua ti scese
Il refrigerio dell'altrui compianto;
Memoria serberai di me, che un tempo
Benignamente riguardar solevi;
Poichè, se dato m'è sperar corona

Delle lunghe vigilie e della vita

Miglior che imprendo, è tua mercè. Tu prima,
Tu m'insegnasti a piangere d'amore,

E di te sola la continua cura

Ai sublimi pensier m'assuefece.
Oh! compi l'opra: il tuo lontano amico
Sempre ti chiuse in petto, e di te pieno,
Dei cari anni perduti il pensier mesto
Spesso vesti di flebile armonia;

E spesso l'ira generosa e il santo
Amor di patria l'ispirò. Macchiata
Con la lode dei vili ei non ha mai
L'arte divina che di sè lo infiamma,
Chè l'immagine tua rende sincero
Il loco che l'alberga, e invïolata
Virtù vi spira della tua presenza.

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