Nelle paure della veglia bruna Te noma il fanciulletto; a Te tremante, La femminetta nel tuo sen regale A te, che i preghi ascolti e le quercle Tu pur, beata, un di provasti il pianto : Ne il di verrà che d'obblianza il copra: Anco ogni giorno se ne parla; e tanto Secol vi corse sopra. Anco ogni giorno se ne parla e plora In mille parti: d'ogni tuo contento Tanto d'ogni laudato esser la prima Di Dio la Madre ancor quaggiù dovea; O prole d' Israello, o nell' estremo Caduta, o da si lunga ira contrita, Non è Davidde il ceppo suo ? con Lei Deh! alfin nosco invocate il suo gran nome, VI. IN MORTE DI NAPOLEONE. (IL CINQUE MAGGIO.) ODE. Ei fu; siccome immobile, Muta pensando all' ultima Në sa quando una simile Lui sfolgorante in soglio Vergin di servo encomio E scioglie all'urna un cantico, Dall' Alpi alle Piramidi Fu vera gloria? ai posteri La procellosa e trepida Gioja d' un gran disegno, Tutto ei provò ; la gloria Ei si nomò: due secoli, Ei sparve, e i di nell' ozio Come sul capo al naufrago Tal su quell' alma il cumulo Oh! quante volte al tacito Ei ripensò le mobili Ahi! forse a tanto strazio E l'avvio su i floridi Bella, immortal, benefica Tu dalle stanche ceneri A FRANCESCO LOMONACO (1) SONETTO. COME il divo Alighier l' ingrata Flora Errar fea, per civil rabbia sanguigna, Nel suol cui liberal natura infiora, Ove spesso il buon nasce e rado alligna. Esule egregio, narri : e tu pur ora Duro esempio ne dai; tu cui maligna Sorte sospinse, e tiene incerto ancora In questa di gentili alme madrigna. Tal premii, Italia, i tuoi migliori : e poi Qual pro se piangi, e il cener freddo adori, E al nome voto onor divini fai? Si da barbari oppressa, opprimi i tuoi; E ognor tuoi danni e tue colpe deplori, Pentita sempre e non cangiata mai. Dopo il preparamento, Si, Tu scendi ancor dal Cielo ; Che ami ognora i tuoi redenti, (1) Francesco Lomonaco, Napoletano, autore delle Vite degl' illustri Capitani italiani, fra' quali è annoverato anche l' Alighieri finì con suicidio i travagliati giorni. (L' Editore.) Dopo la consacrazione, Ostia umil, Sangue innocente, Dopo la comunione. Sei mio; con Te respiro, AL LETTORE. IL nome di Alessandro Manzoni sali in tanta rinomanza, e le opere di lui furono con tanta cura disaminate da valentissimi scrittori, che il dirne da noi sarebbe ripetere quello che tutti sanno. Nella prefazione dell'autore premessa al Carmagnola sono discusse le regole antiche e moderne della tragedia; e basti per questo volumetto. Chi fosse vago di maggiori osservazioni critiche sulla quistione delle unità di tempo e di luogo vegga l'edizione delle Tragedie del Manzoni, in-12. Parigi, Baudry, 1830, ricca d'uno scritto dell' Ugoni, o quella più completa delle opere del nostro Autore, 2 vol. in-8°, Firenze, 1829; ed in quest'ultima troverà inoltre di molti gioielli dalla penna del Tommaseo. Noi abbiamo raccolto in queste pagine tutte le poesie del Manzoni che videro la luce, ed alcune ( tali sono le Strofe da cantarsi da un coro di giovanetti alla prima comunione) non contenute, a creder nostro, in verun'altra raccolta. Ben sappiamo correre manuscritti versi della prima gioventù del nostro Autore, monumenti d'ingegno precoce e d'alto sentire; ma di queste giovanili preziosità non volemmo farci arditi d'arricchire il nostro volume, e solo, come saggio di esse, diamo il Sonetto a Francesco Lomonaco tolto dalla citata edizione fiorentina. Le molte edizioni delle opere del Manzoni sono altrettante corone d'alloro che la nostra età nemica di poetiche cascaggini, tutta intenta a crear nuove forze, a ricercar gli arcani delle scienze, tesse riverente al merito di lui A. RONNA. |