Ai pupilli, alle spose orbe, calcando Che a noi ti stringe e alle future genti, (1) Il signor avvocato Domenico Nobili. (2) Quantunque Newton e molti altri più antichi e più moderni indagatori della natura si sieno avveduti che oltre la materia la quale attrae, ne esiste nel mondo un' altra che si respinge, a nessuno era peranche caduto nell' animo di esaminare come l' una di esse si comporti rispetto dell'altra. Il signor cavaliere Leopoldo Nobili si è il primo che nella sua Opera intitolata Meccanica della Materia ha determinato la legge colla quale la materia repulsiva disseminata nello spazio si E d'argento risplenda e di tappeti mette in equilibrio intorno ai corpi attraenti che circonda da tutte le parti e penetra, ed è il primo altresì che abbia asserito che i fenomeni principali della luce de' fluidi elastici del calorico, del magnetismo, e dell'elettricità dipendono unicamente dai diversi modi d'alterazione dell' equilibrio prefato. Questa asserzione è stata da lui pienamente giustificata rapporto alla luce nel suo bel Trattato d'Ottica stampato a Milano, ove ha renduto conto di tutti i fenomeni della visione col principio Euleriano delle oscillazioni, derivando sempre tutte le ragioni dai fondamenti già posti. C. PEPOLI. IN MORTE DEL CANOVA. Jacet ille modum veri qui attingere summum Calesti in mundo scivit. (Æl., lib. VIII, c. xIx.) La mente accesa e dolorando vede Tal lutto dilagar la terra mia, Chè omai son tratto a disperar mercede! Di noi sia colpa, o di Fortuna ria, Lomal nel tempo ha più radice e addoglia; Lo ben lampeggia e rapido va via. Oh Italia d'ogni ben diserta e spoglia Te miro; e'l duol, che mi flagella e accora, A cantar nò, ma lacrimar n'invoglia! Pur canterò, qual chi si sdegna e plora, Lo dianzi spento angelico intelletto, Solo ed umil, gigante e garzonetto, Trasse a Beltade in su la via smarrita; Poi con secura man pari all' affetto Fiaccò Invidia, e innalzò l'Arte invilita, Che ognor falsava con scalpel fallace Le ingenue forme che natura addita. Ei fiammò in buia notte eterea face : Brillo in italo azzurro Espero stella : Raggio 'n mar fortunoso Iri di pace. Eife' Ausonia andar pari a Grecia bella; Ei novo Sol, segnò novo Oriente; E' aggiornò 'l mondo di virtù novella. A segno eterno della gloria nostra : Oh s'i' dicessi al par ch'i' veggio'n menLe altissime costui prove onorate, [te, Farei dicendo innamorar la gente! » Qui è donna c'ha le membra alme nudate (1): È marmo: e al molle volto e alla persona Giuri ch'è viva e Dea della Beltate. Qui 'l divo American sue leggi dona, E dal sasso la libera parola Visibilmente a l'anima ti suona. Vedi Ninfa guidar lieta carola: S'ora soverchia tu a mirar t'arresti, La Ninfa leggerissima s'invola. Vedi Ebe sorvolar; mira i Celesti, Scesi a man del scultor giù da le stelle, Fuor di velame, a l'uom Dii manifesti. Bello è Amor padre delle cose belle, Ebbro ei stesso del suo velen soave, Baciando Psiche fior di verginelle. Concordia è 'n vista lietamente grave: L'aurea Pace ha sembianza angelicata; Le Grazie han riso che quaggiù non s'have. Dorme la donna d'Haro: e addormentaDice sua muta immago benedetta- [ta, Fate cor, miei pietosi; io son beata! Quel d'Asti spira italica vendetta; E'l dardo tinto in Sofocléo veleno, Ancor da l' Urna contro i re saëtta! Poi vedi (orribil vista!) Alcide pieno D'ira e dolor per la fatata maglia, Che arcanamente gli martira 'l seno, Un miserel, che mal può far battaglia, E mal s'abbranca di sue fiacche braccia, Ei ruota, lo divincola, lo scaglia. Me lasso! or dove lo cantar si caccia? Se non mai lingua umana è che risponda Al vol di Tal, ch'è fuor d'umana traccia; Se per mar senza fondo e senza sponda O cittadin di Solima divina, E Italia, ch'una e sola era a te chiostra, Sacrò 'l bel lauro, che t'ombrò la chioma (1) Si accennano le famose statue del Canova : Venere ch'esce dal bagno; Washington legislatore, una Danzatrice, Ebe, Amore e Psiche, la Concordia, la Pace, le Grazie, il Sepolcro della contessa Haro, il Sepolcro dell' Alfieri, Ercole e Lica, ecc. Poi grida a chi ne die straniera soma :Chè se Fortuna tien nostre persone, Mai nulla possa nostro ingegno doma. L'Arti, 'I senno e'l bellissimo sermone Fruttan lauro all'italica famiglia Che vincerà la nordica stagione. Oh Genio, oh gloria nostra, oh maraviChina dal cerchio della luce eterna, [glia, Söavemente le beate ciglia! Di vizio in vizio chi sua vita alterna, Subito spento di subito piomba Illacrimato nella valle inferna. Ma tu spirto gentil, qual pia colomba Reddita al nido, ov'ogni grazia godi, Vedrai fiorar la tua famosa tomba, E sovr'uso mortal per mille modi Tra 'l mesto suon d'universal sospiro Glorificar le tue sovrane lodi. Ve' in giro al sasso ( lacrimabil giro!) Vecchi d'etate e di fame cadenti Cuidavi aita nell'uman martiro; Disconsolate vedove gementi; Parvoli ignudi e affranti alzar la mano; Verginelle a crin sciolto e a passi lenu: Garzoni che fan pianto e pregar vane, Evocando tua magna ombra cortese, Che a Fama guidi lor desio, lor mano. Deh per l'antico amor, che si t'accese, Spira dal terzo ciel, famoso Saggio, Lo senno e la pietà, che si t' apprese! Piovi del tuo fulgor italo un raggio Su questa schiera onor d'itale scole (1)}, Si ch'aggian penne al difficil viaggio. Son prodie 'n atto, che fa prece e cale, Ti fanno onore, e san che a onrar chie'n cima Bello è dar opre, e vano è dar parole. Deh sull'ali tue dive or li sublima; Chè ne' garzon tutta speranza è viva A far più Italia di bei lauri opima ! Ne Morte cieca maladetta Diva, Nel mezzo del cammin sia lor funesta!... (1) Questi versi furono dettati per leggersi al Scuolari dell' Accademia di Belle Arti in Bolezna mentre ad essi distribuivansi gli annual, pre con solenne pompa straordinaria, a fine di cele brare quel giorno nel quale si pose lo scale ritratto del Canova a durabile monumente é pubblica onoranza, l'anno 1823. Spinga a tard' ora lor navile a riva ! Chè s' ha duopo trar d'arco e mai non resta, M'oda Morte, nè indugi a chi la chiama : La mia le sacro miserabil testa! Me beato, avrò piena ogni mia brama, Se in mercè di mia mesta, e inutil vita, lo campassi un garzon degno di Fama! Per che l'itala Gloria alto salita Contro Tempo e Fortuna, che dan guerra, Se non con l'opre, almen con la partita, lo ben mertassi di mia patria terra! IN MORTE DI V. BELLINI. Dio fisso nel sepolcro all'uom soggiorno: Ivi l'enfiata polve del mortale Tristo colui a cui non mai rimbomba Un'invocato suon di sepoltura, E il pensier non aflina entro una tomba! Un' Esule, figliuol della sventura, Cosi pensando, e sospirando giva Nell' ore arcane della notte scura. Giunto a un recente avello orar s'udiva Evocando il garzon, Mastro di note Che faran Norma eternamente viva (1). Allor s'olezza l'aura, il suol si scuote Tra un balenar bianchissimo leggiero, Tra un'onda d'armonic secrete ignote. In si caro ineffabile mistero Il Mastro apparve. Dal bel volto uscia Egli soave dechinando il viso Incominciò si deliziosa nota, Che parea l'Eco dell' eterno riso. L'Esule allor con la pupilla immota Su lui, sclamò: se in te l'antico affetto Non cancello la tua superna ruota, (1) Chi non conosce la sublime musica dell' opera: La Norma? Dimmi, o tenero amico, o mio diletto Sommo inventor di melodie d'amore, Chi ti spirò l'angelico intelletto? D'onde traesti il musicale ardore, [so, Quel sogno, quella idea, quel novo incenChe dá olezzo al dolor, balsamo al core, Che raddoppia nell'uom'anima e senso, E caramente a lacrimar n'induce, O ad alte cime il fa volare accenso? L'Ombra fiammante di pudica luce, Or tu saprai che conquistai corona Fu amor d'Italia, che al mio cor s' apAmor, affanno per Italia mia prese, Da stranie doma, e da fraterne offese! Se armonizzai la mesta melodia Di Norma, di Giulietta e di Gualtiero, Sol fu ad aprirmi d'ogni cor la via (1). Bramai te music' arte a un vol più alteOh la più cara delle care cose, [ro... Te bramai la più degna del pensiero! Ne tessitor di crome dilettose, Ma sacerdoti a ministerio degno Voi, o Mastri di note armoniose! Con mente accesa a si sublime segno La Musica adorai Donna, e non schiava Di mollezza, d'amor, di vano sdegno! Al suon di tube Gerico crollava : Le tube in Maratona avean vittorie: Un'Inno in Francia i secoli mutava! E Italia, Italia, che di sue memorie Si pasce...e poi de' ceppi suoi non freme, Ma dorme all'ombra di sue avite glorie, Italia, Italia bramai stretta insieme Al divo suon d' un' Armonia bollente, Che infranga il giogo sotto cui si geme. Allor tentai la tromba onnipossente, E di Giorgio, e Ricardo il forte suono, Che sfida in guerra l'inimica gente : E udia scrosciar, qual subitaneo tuono, I mille plausi, e far un suon consorte « Corriam... pugnam... dove i nemi ci sono! (1) Si allude alla Norma, ai Capuletti e Montecchi, al Pirata, opere bellissime di V. Bellini. « Suoni la tromba e pugnerò da forte; «E intrepido gridando libertade; È bello per la patria affrontar morte (1)! » Cosi gl' Itali volli in questa etade È santo l'Inno, che i nemici atterra; Ese Morte troncommie brame e onori... Mi chiami Italia... e dalla muta fossa Risorgerò cogl' Inni miei sonori. Io sulla Insegna verde bianca e rossa, Librato in aria per divine piume, V'addoppierò cogl' Inni miei la possa : Sarò ministro del pietoso nume, Qual fu scorta agli Ebrei pel gran tragitto L'ignea colonna di celeste lume! E l'italico popol derelitto, Risurto alla santissima sua gloria, Che lavi del servaggio il gran delitto, Scolpirà sul mio avello a eterna storia Le note del mio cantico italiano, Che i battaglion guidava alla vittoria. Scolpirà ancora l'oppressor Germano, Che gito oltr' Alpe, ritornò fratello... E Italia in pace porge a lui la mano! Queste son paci cui sacrò il novello Patto che scrisse in sangue un' uomo Dio, Quando redense il mondo a lui rubello. Oh cara voce di quell'uomo Dio, [do... Che francheggiò da schiavitude il monCara legge d'amor... legge d'un Dio! Discordia andrà nel báratro profondo, E Carità fraternamente umile Innoverà quest'universo immondo: Il secol fiorirà di nuovo Aprile: Fien tutte genti una famiglia sola... Un giubilo, una pace... un solo ovile! Qui tacque l'Ombra; e rapida s'invola, Piovendo un nembo degli odor di rosa, Di nardo, cinnamomo, di viola, (1) Si allude alla scena iv dell' atto II° del dramma: Li Puritani Piovendo effluvio d'armonia pietosa!... L'Esule in pianti volea dir: T'arresta! Ma l'Ombra al par di stella luminosa Volò su al regno dell'eterna festa!... SULLA TOMBA DELLA CONTESSA PLATER. Dal bianco sasso che il gran cener serra Dell' augusta Virago lituana, Voce tuonò che andrà di terra in terra, E sovra il tempo volerà lontana. Ti scuoti, Europa, a fulminar la guerra Contro la mandra de' tiranni insana, Ch'or piega al giogo, or con la scure atterQuasi vil gregge la famiglia umana. ra, Ti scuoti, Europa, e del mio amor t'aecendi: È sacro amor c'ha sempiterno il volo, Ed è favilla de l'eterea face : Ti scuoti, Europa, e da una Donna 2pprendi, Che Patria e Libertà sono un Dio solo... E il sonno è vituperio, e non è Pace! IN MORTE DI CARLUCCIO ALKINSON. Fior di beltà, d'amor, di fanciullesa, Alta è la notte; non han gli astri velo; Tu a bruno, a crin disciolta, e lacrimosa, Tu vegli orbata madre, e guardi al cielo, Chiamando in rotta voce lamentosa Il fanciul cui rapi barbaro telo. Donna, la stella in che'l tuo ciglio ets Pel mistico fulgor che t'have absorta, È il tuo fanciul ch'è stella in Paradiso" Donna, l'angelic'aura che respirita... É il tuo fanciul, che al labbro tuo l'appor È un sospir ch' Ei risponde a' tuoi se spiri!... DI VARI POETI MODERNI. G. PRATI. I FOCHI FATUI. ERA nel verno, non pianeta in cielo, E l'aer basso, e la gelata buffa Vetriere stridea, cacciando obliqui Sul focolar d'un povero I piccioletti membri attiepidendo. - Il celeste e infernal mondo conobbe; Indi tra l'igneo crepito e gli esterni I. In quel tempo che i Signori Ci compravano ai mercati, Che eravam dai servidori Crudelmente flagellati, Che i castelli maledetti Disserravan trabocchetti. Mescean farmachi letali E affilavano pugnali : In quegli anni che più volte Il baron da' suoi poderi E la notte li scannava; per Una donna da lui tolta Del mattin col blando raggio Ma tornate entro le mura Della notte a quando a quando E tra brividi mortali |