Parnaso italiano: poeta italiani contemporani maggiori e minori, 2. ciltBaudry, 1843 - 1008 sayfa |
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Sayfa 56
... MORTE DEL BARBIERE CANZONE . O SFREGIA , O Sfregia mio , O dolce mio barbiere , O de le guance amor , delizia e cura , Ahime ! che farò io , Poi che ti trasse a i regni oscuri e neri Empia morte immatura ? Vita lieta e sicura , Gli è ...
... MORTE DEL BARBIERE CANZONE . O SFREGIA , O Sfregia mio , O dolce mio barbiere , O de le guance amor , delizia e cura , Ahime ! che farò io , Poi che ti trasse a i regni oscuri e neri Empia morte immatura ? Vita lieta e sicura , Gli è ...
Sayfa 190
... morte Sento lo strazio . Oh conoscenza ! oh figlia ! Un atroce furor m'entra nel petto , Ed il momento a maledir mi sforza Che ti conosco . ARGIA . Dei pietosi , ah , voi Rendetemi il mio padre , o qui con esso Lasciatemi morir ...
... morte Sento lo strazio . Oh conoscenza ! oh figlia ! Un atroce furor m'entra nel petto , Ed il momento a maledir mi sforza Che ti conosco . ARGIA . Dei pietosi , ah , voi Rendetemi il mio padre , o qui con esso Lasciatemi morir ...
Sayfa 201
... morte assassinato : Chi l'uccise ? FULVIO . A me il chiedi ? CAJO . A te , che in guisa Ragionavi di lui da farmi or certo Che tu medesmo l'assassin ne sei . Parla dunque , fellon , parla . FULVIO . Se tanto Al cor t'è grave la costui ...
... morte assassinato : Chi l'uccise ? FULVIO . A me il chiedi ? CAJO . A te , che in guisa Ragionavi di lui da farmi or certo Che tu medesmo l'assassin ne sei . Parla dunque , fellon , parla . FULVIO . Se tanto Al cor t'è grave la costui ...
Sayfa 203
... morte . Il tempo È d'alto prezzo , e in altro che lamenti Adoprarlo convien . Raccogli adunque La tua virtude , e ne circonda il petto . Più che vita , l'onor ti raccomando , E la patria . Va , figlio ; e sia qualunque Il tuo destin ...
... morte . Il tempo È d'alto prezzo , e in altro che lamenti Adoprarlo convien . Raccogli adunque La tua virtude , e ne circonda il petto . Più che vita , l'onor ti raccomando , E la patria . Va , figlio ; e sia qualunque Il tuo destin ...
Sayfa 206
... morte pronunciâr sul capo Degli oziosi cittadini . Ed ora Chi ravviva la legge ? Ove s'ascolta Una voce d'onor che la risvegli ? De ' censori la verga è neghittosa ; Vôti i seggi curúli , e fatto infame Traffico la giustizia . Oh ! dove ...
... morte pronunciâr sul capo Degli oziosi cittadini . Ed ora Chi ravviva la legge ? Ove s'ascolta Una voce d'onor che la risvegli ? De ' censori la verga è neghittosa ; Vôti i seggi curúli , e fatto infame Traffico la giustizia . Oh ! dove ...
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ACMET ADELCHI alfin allor alma amico amor anco ANTONIO FOSCARINI appo ARISTODEMO ARTEMIDORO avea BELISA bella BISIGNANO braccia brando CAJO canto Carlo caro CESIRA ch'io Chè ciel ciglio colle conforto crin crudel d'ogni diletto DOGE dolce dolor DON GASPERONE DON PIASTRONE donna Doride Ecco eterno EUFELIA EUMEO fanciulla figlio Francia fratello fuggir furor GAFFORIO gente giorno Giovanni da Procida GONIPPO gran grido guardo Ildegarde Ildegonda IMELDA indi infelice invan ISABELLA l'alma labbro lagrime LANCIOTTO lieto LISANDRO LISETTA Longobardi lungo madre misero MORO mortal morte nemico notte occhi ognor omai padre PALAMEDE parla parole patria pensier periglio petto piange pianto piè pietà pietoso popolo prego pria primiero PROCIDA regno sacro SANDRINO sangue SCENA sento serba Signor sospiro sovra speme spirto sposa suon sventura TADDEO TEODORO terra tiranno tosto trema TROFONIO vede veggo vendetta virtù volgo volto
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Sayfa 536 - Italo ardito, a che giammai non posi Di svegliar dalle tombe I nostri padri? ed a parlar gli meni A questo secol morto, al quale incombe Tanta nebbia di tedio? E come or vieni Sì forte a' nostri orecchi e sì frequente, Voce antica de
Sayfa 556 - II perché delle cose, e vedi il frutto Del mattin, della sera, Del tacito, infinito andar del tempo. Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore Rida la primavera, A chi giovi l'ardore, e che procacci II verno co
Sayfa 555 - De' miei poveri dì, che sì per tempo Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso Sul conscio letto, dolorosamente Alla fioca lucerna poetando, Lamentai co' silenzi e con la notte II fuggitivo spirto, ed a me stesso In sul languir cantai funereo canto. Chi rimembrar vi può senza sospiri, O primo entrar di giovinezza, o giorni Vezzosi, inenarrabili, allor quando Al rapito...
Sayfa 533 - Oh venturose e care e benedette L'antiche età, che a morte Per la patria correan le genti a squadre; E voi sempre onorate e gloriose, O tessaliche strette, Dove la Persia e il fato assai men forte Fu di poch'alme franche e generose!
Sayfa 557 - Passata è la tempesta: Odo augelli far festa, e la gallina, Tornata in su la via, Che ripete il suo verso. Ecco il sereno Rompe là da ponente, alla montagna; Sgombrasi la campagna, E chiaro nella valle il fiume appare.
Sayfa 555 - Viene il vento recando il suon dell'ora Dalla torre del borgo. Era conforto Questo suon, mi rimembra, alle mie notti, Quando fanciullo, nella buia stanza, Per assidui terrori io vigilava, Sospirando il mattin.
Sayfa 562 - Pari alla donna che il rapito amante Vagheggiare ed amar confuso estima. Or questa egli non già, ma quella, ancora Nei corporali amplessi, inchina ed ama.
Sayfa 556 - Dico: o Nerina, a radunanze, a feste Tu non ti acconci più, tu più non movi. Se torna maggio, e ramoscelli e suoni Van gli amanti recando alle fanciulle, Dico: Nerina mia, per te non torna Primavera giammai, non torna amore. Ogni giorno sereno, ogni fiorita Piaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento, Dico: Nerina or più non gode; i campi. L'aria non mira.
Sayfa 572 - A lui non ombre pose tra le sue mura la città, lasciva d'evirati cantori allettatrice, non pietra, non parola; e forse l'ossa col mozzo capo gl'insanguina il ladro che lasciò sul patibolo i delitti. Senti raspar fra le macerie ei bronchi la derelitta cagna ramingando su le fosse, e famelica ululando; e uscir del teschio, ove fuggia la Luna, l'upupa, e svolazzar su per le croci sparse per la funerea campagna, e l'immonda accusar col luttuoso singulto i rai di che son pie le stelle alle obbliate...
Sayfa 537 - L'italo canto. E pur men grava e morde II mal che n'addolora Del tedio che n'affoga. Oh te beato, A cui fu vita il pianto! A noi le fasce Cinse il fastidio; a noi presso la culla Immoto siede, e su la tomba, il nulla.