Parnaso italiano: poeta italiani contemporani maggiori e minori, 2. ciltBaudry, 1843 - 1008 sayfa |
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... volto ; E lo affoghi aspra tosse ; e lo punisca Di sua temerità . Ma tu non pensa , Ch ' altri ardisca di te rider giammai ; E mai sempre imperterrito decidi . Or l'imagin compiuta intanto serba , Perchè in nobile arnese un di si chiuda ...
... volto ; E lo affoghi aspra tosse ; e lo punisca Di sua temerità . Ma tu non pensa , Ch ' altri ardisca di te rider giammai ; E mai sempre imperterrito decidi . Or l'imagin compiuta intanto serba , Perchè in nobile arnese un di si chiuda ...
Sayfa 14
... volto Pustula temeraria osa pur fosse , Multiforme di nei copia vi manca , Ond ' ei l'asconda in sul momento , ed esca Più periglioso a saettar co i guardi Le belle inavvedute , a guerrier pari , Che , già poste le bende a la ferita ...
... volto Pustula temeraria osa pur fosse , Multiforme di nei copia vi manca , Ond ' ei l'asconda in sul momento , ed esca Più periglioso a saettar co i guardi Le belle inavvedute , a guerrier pari , Che , già poste le bende a la ferita ...
Sayfa 16
... volto Paga più che non suole , accor fu vista Il novello straniere , e co ' bei labbri Semiaperti aspettar , quasi marina Conca , la soavissima rugiada De ' novi accenti ; o se cupida troppo Col guardo accompagno di loggia in loggia Il ...
... volto Paga più che non suole , accor fu vista Il novello straniere , e co ' bei labbri Semiaperti aspettar , quasi marina Conca , la soavissima rugiada De ' novi accenti ; o se cupida troppo Col guardo accompagno di loggia in loggia Il ...
Sayfa 28
... volto . Ella , truce guatando , curvò in arco Duro e feroce le gentili schiene ; Scalpitò col bel piede ; e ripercôsse La mille volte ribaciata mano Del tavolier ne le pugnenti sponde . Livida , pesta , scapigliata e scinta , Al fin ...
... volto . Ella , truce guatando , curvò in arco Duro e feroce le gentili schiene ; Scalpitò col bel piede ; e ripercôsse La mille volte ribaciata mano Del tavolier ne le pugnenti sponde . Livida , pesta , scapigliata e scinta , Al fin ...
Sayfa 52
... volto : Chè feriva e volto e mano La gran vampa di Vulcano . De la Dea vide i tormenti ; A pietade Amor si mosse ; E dall ' ali rinascenti Una subito strapposse ; Poi con atto dolce e caro : Ecco , disse , il tuo riparo . Sereno Venere ...
... volto : Chè feriva e volto e mano La gran vampa di Vulcano . De la Dea vide i tormenti ; A pietade Amor si mosse ; E dall ' ali rinascenti Una subito strapposse ; Poi con atto dolce e caro : Ecco , disse , il tuo riparo . Sereno Venere ...
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ACMET ADELCHI alfin allor alma amico amor anco ANTONIO FOSCARINI appo ARISTODEMO ARTEMIDORO avea BELISA bella BISIGNANO braccia brando CAJO canto Carlo caro CESIRA ch'io Chè ciel ciglio colle conforto crin crudel d'ogni diletto DOGE dolce dolor DON GASPERONE DON PIASTRONE donna Doride Ecco eterno EUFELIA EUMEO fanciulla figlio Francia fratello fuggir furor GAFFORIO gente giorno Giovanni da Procida GONIPPO gran grido guardo Ildegarde Ildegonda IMELDA indi infelice invan ISABELLA l'alma labbro lagrime LANCIOTTO lieto LISANDRO LISETTA Longobardi lungo madre misero MORO mortal morte nemico notte occhi ognor omai padre PALAMEDE parla parole patria pensier periglio petto piange pianto piè pietà pietoso popolo prego pria primiero PROCIDA regno sacro SANDRINO sangue SCENA sento serba Signor sospiro sovra speme spirto sposa suon sventura TADDEO TEODORO terra tiranno tosto trema TROFONIO vede veggo vendetta virtù volgo volto
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Sayfa 536 - Italo ardito, a che giammai non posi Di svegliar dalle tombe I nostri padri? ed a parlar gli meni A questo secol morto, al quale incombe Tanta nebbia di tedio? E come or vieni Sì forte a' nostri orecchi e sì frequente, Voce antica de
Sayfa 556 - II perché delle cose, e vedi il frutto Del mattin, della sera, Del tacito, infinito andar del tempo. Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore Rida la primavera, A chi giovi l'ardore, e che procacci II verno co
Sayfa 555 - De' miei poveri dì, che sì per tempo Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso Sul conscio letto, dolorosamente Alla fioca lucerna poetando, Lamentai co' silenzi e con la notte II fuggitivo spirto, ed a me stesso In sul languir cantai funereo canto. Chi rimembrar vi può senza sospiri, O primo entrar di giovinezza, o giorni Vezzosi, inenarrabili, allor quando Al rapito...
Sayfa 533 - Oh venturose e care e benedette L'antiche età, che a morte Per la patria correan le genti a squadre; E voi sempre onorate e gloriose, O tessaliche strette, Dove la Persia e il fato assai men forte Fu di poch'alme franche e generose!
Sayfa 557 - Passata è la tempesta: Odo augelli far festa, e la gallina, Tornata in su la via, Che ripete il suo verso. Ecco il sereno Rompe là da ponente, alla montagna; Sgombrasi la campagna, E chiaro nella valle il fiume appare.
Sayfa 555 - Viene il vento recando il suon dell'ora Dalla torre del borgo. Era conforto Questo suon, mi rimembra, alle mie notti, Quando fanciullo, nella buia stanza, Per assidui terrori io vigilava, Sospirando il mattin.
Sayfa 562 - Pari alla donna che il rapito amante Vagheggiare ed amar confuso estima. Or questa egli non già, ma quella, ancora Nei corporali amplessi, inchina ed ama.
Sayfa 556 - Dico: o Nerina, a radunanze, a feste Tu non ti acconci più, tu più non movi. Se torna maggio, e ramoscelli e suoni Van gli amanti recando alle fanciulle, Dico: Nerina mia, per te non torna Primavera giammai, non torna amore. Ogni giorno sereno, ogni fiorita Piaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento, Dico: Nerina or più non gode; i campi. L'aria non mira.
Sayfa 572 - A lui non ombre pose tra le sue mura la città, lasciva d'evirati cantori allettatrice, non pietra, non parola; e forse l'ossa col mozzo capo gl'insanguina il ladro che lasciò sul patibolo i delitti. Senti raspar fra le macerie ei bronchi la derelitta cagna ramingando su le fosse, e famelica ululando; e uscir del teschio, ove fuggia la Luna, l'upupa, e svolazzar su per le croci sparse per la funerea campagna, e l'immonda accusar col luttuoso singulto i rai di che son pie le stelle alle obbliate...
Sayfa 537 - L'italo canto. E pur men grava e morde II mal che n'addolora Del tedio che n'affoga. Oh te beato, A cui fu vita il pianto! A noi le fasce Cinse il fastidio; a noi presso la culla Immoto siede, e su la tomba, il nulla.