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grande original natura, che da giovane ci fa pena e disgusto.

Niuno mai vide al mondo un più arcigno novizio. L'educazione avea trionfato pienamente della sua natura, il prete avea soffocato l'uomo in modo che non pareva porgesse più speranza di vita, quando questo cadavere giovanile appena rivolto gli occhi fuori della casa paterna, questo giovane morto appena scoperchiata la sua sepoltura, ecco si desta, ecco sorge e cammina.

Non si è letto o non si è considerato quanto basti l'enorme oscura mole degli scritti giovanili di Giacomo Leapardi, composti secondo lo spirito della sua sepoltura recanatense. Non solo le sue opinioni e la sua erudizione, benchè straordinaria, prendono la tinta di sacristia, ma avea fin lo stile scialbo e sdolcinato come quello degli ecclesiastici. Ripeto, l'onta ed il danno fatto dalla natura nel corpo fu pari al danno che la prima educazione fece alla sua mente. Ecco gli obblighi che ha Leopardi al suo paese e alla natura. Ci meraviglieremo che visse come straniero all'uno e imprecò sempre all'altra come a dispietata matrigna?

Dalla seguente lista de' suoi lavori giovanili si può misurar le prime tendenze dell'animo suo, la stato e la qualità della sua cultura.

Dal 1810 al 1817, cioè da 12 a 19 anni, si conservano di Giacomo Leopardi i seguenti scritti i cui titoli sono di un'eloquenza formidabile: Tempestatis narratio. B. Mariæ Virgini in periculis, Deprecatio. Leoena, Leo et Pastor, fabula mixta. Ictus adversi fati minime lugendi sunt, Amplificatio. In Iezabellis morte, Amplificatio. In perfidum Sinonem, Imprecatio. Adversum Catilinam, Ironia. Sennacherib exercitus clades, Amplificatio. Agar ad Ismælem inter dumos pæne morientem. Divo Francisco Salesio ut animam ab illecebris tueatur, Obsecratio. Adami creatio. Ultima mundi ætas jam jam decedens, Descriptio oratoria (1).

E poi questi altri gioielli in italiano: Cantica della morte (2). Condanna e viaggio del Redentore al Calvario. Ragionamento di Giacomo Leopardi recitato nella congregazione de' nobili di Recanati in marzo 1814, cioè nella bella età di 16 anni. E senza data: Agrippina a Nerone, Prosopopeja. I pastori che scambievolmente s'invitano per adorare il nato Bambino. Il trionfo della verità veduto in Samaria e sul Carmelo (3). E basta

(1) Opere inedite di G. Leopardi pubblicate dal Cugnoni, Halle, p. 35. (2) Pubblicata dagli ingenui Volta ed Hapli come un tesoro ignoto, mentre era notissimo e rifiutato. Qui non v'è altro di straordinario che la barbarie del povero ragazzo Leopardi e l'introduzione dell'avv. Volta per la quale si sta in dubbio se questo paese appartenga più letterariamente all' Europa. Ma di ciò a miglior luogo.

(3) Opere inedite di G. Leopardi pubblicate dal Cugnoni, Halle, p. 38.

in nome di Dio! E poi Carlo diceva di non aver Giacomo appreso nulla da' preti. Nulla di buono

certamente.

Quel caro primogenito di Monaldo era così ben riuscito secondo il paterno cuore, era divenuto un cosi perfetto pedantello, un così perfetto chiericale, che fino all'età di vent'anni circa poteva ben estimarsi un vaso d'elezione, scrivendo oltre le belle cose accennate innanzi ed altre omesse, scrivendo nel 1815, nella età di diciassette anni, una filippica contro quell'infame Gioachino Murat il quale benchè re e di nascita straniero tentò incarnare l'infernal disegno di render l'Italia indipendente, benedetto soltanto da pochissimi traviati come quel Luigi Biondi nell'ode saffica tanto nota che comincia:

Letto facendo della mano al volto;

o come quell'Alessandro Manzoni che, se ben cattolico, osò scrivere una poesia della qualità che ognuno può immaginarsi da' primi versi :

O delle imprese alla più degna accinto,
Signor, che la parola hai proferito

Che tante etadi indarno Italia attese!

No, no, il figlio del conte Monaldo non era un

cattolico liberalesco secondo la moda del 48, ma un vero purissimo intransigente. Inoltre, quel caro Giacomuccio nello stesso anno 1815 scrisse, e credesi in due mesi, o cominciò, il mirabile Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, che il filologo tedesco De Sinner competente nella materia giudicò: Admirandæ lectionis et eruditionis opus ). Il Saggio mostra veramente una meravigliosa lettura e un ingegno solido, ma le tendenze e lo stile carico e smorfioso sembrano d'un frate. L'erudito è quasi compiuto, ma l'uomo ha una tale chierca! E questo è un fatto, avendo il conte Monaldo nella sua ferventissima pietà fatto già tonsurare il capo di quel figlio che dovea soltanto esser poi sacro alle grandi sventure. Nel saggio suddetto dopo aver esposto i molti pregiudizi degli antichi su' numi, sugli oracoli, sullo starnuto, sulla magia, i sogni, i terrori notturni, ecc. ecc., pregiudizi quasi tutti vivi nel seno della società attuale; invece di passar in ultimo ad esporre i pregiudizi propri de' popoli beneficati da una rivelazione divina, vi guizza di mano e riesce in una conclusione inaspettata, in un inno alla religione cattolica.

«< Religione amabilissima! È pur dolce poter terminare col parlar di te ciò che si è cominciato, per

(1) Prefazione all' Excerpta ex schedis criticis Jacobi Leopardi, comitis; Bonax, 1834.

far qualche bene a quelli che tu benefichi tutto giorno, è pur dolce poter concludere con animo fermo e sicuro, che non è filosofo chi non ti segue e non ti rispetta, e non v'ha chi ti segua e ti rispetti, che non sia filosofo. Oso pur dire che non ha cuore, che non sente i dolci fremiti di un amor tenero, che soddisfa e rapisce; che non conosce le estasi in cui getta una meditazione soave e toccante, chi non ti ama con trasporto, chi non si sente trascinare verso l'oggetto ineffabile del culto che tu c'insegni. Comparendo nella notte dell' ignoranza (che pur era il secolo d'Augusto), tu hai fulminato l'errore, tu hai assicurata alla ragione e alla verità una sede che non perderanno giammai. Tu vivrai sempre, e l'errore non vivrà mai teco. Quando esso ci assalirà, quando coprendoci gli occhi con una mano tenebrosa, minaccerà di sprofondarci negli abissi oscuri che l'ignoranza spalanca avanti a' nostri piedi, noi ci rivolgeremo a te, e troveremo la verità sotto il tuo manto. L'errore fuggirà come il lupo della montagna inseguíto dal pastore, e la tua mano ci condurrà alla salvezza. »

Che stile! che roba! Chi indovinerebbe il futuro. Leopardi sotto tali arnesi? Non è vero dunque ch'egli si rifece tutto con le proprie forze? Ma poichè la prima parte della vita di Leopardi appartiene alla

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