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e previdenza, ma ella appariva dura e inesorabile a quegli animi giovanili insofferenti della vita circoscritta da essa imposta. Cosa importava che in casa non mancassero di nulla, con un buon cuoco e la vettura da passeggiare, ben vestiti e alloggiati, se poi i contini e la contessina, per allontanarli da ogni occasione di peccare, non avevano un soldo da spendere nell'età che la mano corre si facilmente alla tasca, non potevano, neppure scrivere liberamente al loro fratello senza ricorrere alla madre per una miserabile affrancatura? Il nostro pensiero corre involontariamente alla paterna potestà degli antichi romani. E poi, gli agi del corpo a quell'età non si pregiano. Ci vuole libertà, movimento, meno cure di salvar le anime, e più cure di far vivere i giovani secondo l'età loro. « Io non penso di poter uscire di questa caverna senza spogliarmi di molte comodità che non mi vagliono a niente senza l'aria e la luce aperta. » Cosi scriveva Giacomo a Giordani, aggiungendo che già i genitori si pentivano amaramente d'aver fatto studiare i loro figli, tenendo gli studi come contrari alla tranquillità d'animo e causa della avversione a Recanati.

Carlo scrive a Giacomo il quale si doleva di non aver ricevuto una lettera: « Mi è entrato un diabolico sospetto che mamma abbia aperto la mia let

tera consegnata da Paolina per francarla come al solito. Vari segni di turbamento in mamma al sentire che tu non avevi ancora ricevuta la lettera..... fan credere, tanto a Paolina che a me, che ella, non avendo avuto notizia di ciò che conteneva l'ultima tua a me, si sia servita di questo mezzo per soddisfare la curiosità donnesca e l'imperiosità che è ormai divenuta in lei insopportabile (1). »

Ancorchè la curiosità donnesca fosse stata interesse e curiosità materna, cosa difficile a comprendere da persone esasperate, sempre passava i limiti ordinari e riduceva a più dure condizioni i poveri ingabbiati. Infatti Paolina, a proposito della stessa lettera, soggiunge nella pagina seguente: « Se sapessi quanta rabbia ha cagionata anche a me l'affare di questa lettera, tanto più che avevo avuto l'ispirazione di non darla affatto a mamma, ma farla impostare io stessa, dubitando d'un simile giro ch'essa potrebbe farci, e sapendo io bene cosa conteneva! Ma che vuoi? Troppa confidenza nell'altrui carattere e troppa diversità dal mio, mi tradirono. E i nuovi motivi d'inquietudine che ogni giorno si succedono, non fanno che sempre più accrescere l'infame nostro stato, e farci comparir dilettevole qualunque altro, per quanto

‚ (1) Ediz. cit., p. 182.

sia disperante. Una sola consolazione ci resta nel veder che tu sei fuora di questo baratro. >>

I tre giovani avevano formato tra loro come una lega occulta, effetto inevitabile de' governi troppo stretti, domestici o politici. I genitori, o soltanto la madre certamente esercitava una polizia secreta su' figli, e gli trattava secondo che scopriva o le pareva. A ciò si riferiscono i nuovi motivi d'inquietudine che ogni giorno si succedevano. Era un piccolo mondo, anzi dirò un convento pieno di sospetti, di timori, di precauzioni, di spionaggio. La marchesa Adelaide o era stata educata in un convento, o il praticare sempre con preti e frati le aveva appiccato la loro malattia. Insomma, in quella casa riusciva impossibile di durarla a lungo, e per testimonianza di una vergine gentile e rimessa, famosa pel suo spirito di abnegazione, come Paolina.

Luigi, il quarto de' figli, giovane franco e di buon umore, per una tresca usciva di casa la notte. La madre sempre alla vedetta, n'entra in sospetto, e una notte da quella brava scolta che ell'era, va e trova vedovo il letto di Luigi. Ne venne il finimondo. Il vecchio conte Monaldo corse ansiosamente in cerca del figlio, e non riuscendo a scoprirne il secreto nido, fu mandato Carlo che ne dovea sapere qualche cosa; e infatti rimenò la pecora smarrita, ma

non pentita, all'ovile. E qui che scena! A' due giovani convenne inginocchiati dire lor colpa, Luigi come autore principale colto col sacco addosso, Carlo per aver saputo, ma non denunziato il delitto. Finalmente dopo molte preghiere con lacrime e promesse più o meno sincere, il conte Monaldo alla più gran fatica del mondo si lasciò indurre a ricevere in penitenza il principale e l'accessorio peccatore. Certamente Luigi non meritava gli altari assentandosi di casa furtivamente la notte; ma tutto quel processo e quella scena, il sospetto, la scoperta, le ricerche, poi la confessione, le lacrime, l'atto di contrizione, ecc., ci trasportano in piena sacristia. Que' buoni genitori credevano forse che i figli avessero ad esser sempre angeli purissimi immaculati? E con tanta severità, con un' inquisizione si vigile appena ammissibile in un noviziato, non doveano i figli maledir l'ora e il momento che nacquero?

Il caso volle che proprio in quella casa e da cosi fatti genitori nascesse Giacomo Leopardi, il quale dovea più tardi non solo rigettare qualunque religione positiva, ma ammettendo una causa prima e consciente, reputarla nemica d'ogni bene. Nessun poeta ha concepito della divinità un'idea così sistematicamente brutta come Leopardi e in tutto simile a quella del fato greco. E benchè quasi tutto il

tempo che visse in Recanati sentisse il freno della religione, non pertanto si ribellò a quella vita di famiglia, come anticipando la sua futura ribellione ad ogni altra autorità, e traendo seco anche Carlo e Paolina fino a un certo punto. Ognun vede come si poteva viver in quella famiglia fra genitori accesi del più intollerante fanatismo, e un figlio con bisogni si indomiti di libertà.

È grande la rassomiglianza di pensare, di sentire, e finanche di esprimersi che per un certo tempo intercede fra Carlo e Paolina con Giacomo. In Carlo e Paolina giovani, non si scorge quella religione che poi potè in loro soltanto dopo che mori il maggior fratello, dopo che tutte le loro speranze inaridirono, e vissero soli col vecchio padre che per la morte del suo gran figlio dovè più che mai sentire il bisogno di stringersi al suo Dio. Ma giovani, nè religione, nè rassegnazione, anzi quasi la stessa ribellione di Giacomo verso i genitori, e la stessa disperazione. Dico ribellione, ma invano cerchi l'odio contro il padre che per quanto lontano da loro, era sempre ottimo padre.

Partito Giacomo, gli altri due rimasero come in notte buia. Morto, le due povere anime non potendo nè sapendo viver sole, ritornarono dolorosamente al vecchio padre e attinsero consolazione dalla

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