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come pure lo vede rivolgersi sovente al cielo,

« Ove l'alma gentil già locata era,
«Che donna fu di si gaja sembianza.

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A qualsiasi fine cosi dicesse, parmi ch'avesse in animo qualche cosa di più sublime, di quel che sublimi appaiono queste espressioni. Mi spiegherò meglio in seguito. Frattanto osservo che quell'uomo divino, con divinizzatrice intenzione, pone a piangere Amore sull'estinta fanciulla, dove Beatrice piange la perdita di quell' alma gentile che a locarsi era andata in paradiso. E se alcun dubbio su ciò restasse, tolto ne può venire dagli ultimi versi del secondo di questi due sonetti.

Dopo la morte della predetta ragazza, Dante ebbe motivo di lasciare la sua città per andare verso la parte dove la donna suo schermo se n'era andata; ma la sua destinazione non lo portava fino a raggiungerla.

La memoria della sua nobilissima Beatrice, ne lo seguiva in tal cammino, come il di lei corpo stesso ne lo avrebbe seguito, e gli accagionava i soliti sentimenti d'affetto, di rispetto e d'amore; dimanierachè Amore medesimo apparvegli, nella sua immaginazione, « In abito legger di pellegrino,

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e gli disse: Il tuo cuore, che prima diedi alla donna cui tu vai dietro, lo porto ora ad altra donna la quale parimente ti servirà di scusa a nascondere il tuo amore per Beatrice. E della nuova attrice di cotale commedia, Amore palesò a Dante persino il nome. Il poeta prestò la debita fede all'apparizione, e s'affrettò a ripatriare.

Ripatriato cercò di questa donna, e la rinvenne; le si accostò e s'accorse che lo suo Signore non avea celiato; dessa n'era innamoratissima; e si vuole che in breve i loro rapporti prendessero tanta consistente intimità da far si che presero fuoco non poche miccie della mormorazione.

Povero Dante! se ciò fosse vero, non l'avesse mai fatto! Questa volta la signoria d'Amore gli sarebbe stata fatale: non appare però che questa nuova avventura scemasse la tenerezza, l'ammirazione ch'egli nutriva per la fanciulla dalla ineffabile cortesia; anzi tosto vedremo quanto più s'ingigantisse l'animo

suo.

Se anche tu, lettrice mia, ti ponessi dalla parte di coloro che vollero opporsi alla esistenza di Beatrice Portinari, di coloro che que sta donna vollero, o la vogliono ancora, di

Dante Alighieri solamente l'ideale, io rinuncierei proprio al resto della intrapresa. Dante Alighieri non fu uomo comune; fu quel mortale che s'immortalò come nessun' altro venne in sei secoli immortalato; a questo punto egli doveva essere riputato una speranza non solo del suo paese, ma della nazione, del mondo intero, si per i suoi studî, e si per quelle prove che molti notavano dell'alto suo ingegno; tra l'invidia e l'ammirazione, egli era il desiderio, il sogno di tutte le donne, giacchè per la società delle donne pare avesse da uomo una predilezione che da magistrato e ambasciatore non ebbe neanche per le corti, il che ci dimostra lui stesso dai primi suoi versi giovanili fino al gran poema.... E perchè la mormorazione non può averlo di troppo calunniato ingiustamente? Si può avere benissimo predilezione per le donne, senza avere dei turpi principii. — Possibile cosa si è che per quanto lui tentasse di nascondere il suo amore per Beatrice Portinari, che fu donna di non ordinaria bellezza, come ne assicurano gli storici che crederouo alla di lei esistenza, a quest' ora il loro amore fosse a taluno palese, e massime a quelle donne cui più interessava il poeta: che non si farebbe

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oggi per tôrre un giovane (se ci fosse un giovane che valesse Dante) da tanta buona vista, per porlo nella vista più mala, e nel disprezzo? Nel Canto trentesimo del Purgatorio, con senso non so se più di devozione o di colpabilità, Dante si fa rimproverare da Beatrice, personificatala sapienza celeste, quelli errori che senza riguardi a se stesso e' confessa dipoi: e del suo errare anch'io ne con vengo; ma chi non vorrà convenire che la maldicenza ne lo potesse non poco aggrandire?

E certo che tu sii ancora dalla mia, lettrice amabilissima, per ascoltarmi, io pro

seguo.

Non è senza un senso di disdegno verso la mormorazione che dico come per essa la gentilissima donna della salute tolse a Dante lo dolce suo salutare, del che egli ne rimase dolente ed afflittissimo. Non poteva persuadersi della perdita di tanto saluto (che perdere il saluto di un'amante vuol dire più che perdere l'amante stessa), e tanto lo sperò, lo desiderò tanto, che dopo la di lei morte ne scrive in questo modo: « Dico che quando "ella apparia da parte alcuna, per la spe» ranza dell'ammirabile salute, nullo nemico

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Andate ed egli

» mi rimanea, anzi mi giungea una fiamma » di caritade, la quale mi facea perdonare a chiunque m'avesse offeso: e chi allora mi avesse addimandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata solamente Amore, " con viso vestito di umiltà. E quando ella fosse alquanto propinqua al salutare uno spirito d'Amore distruggendo tutti gli altri spiriti sensitivi pingea fuori i deboletti spiriti del viso (1) e dicea loro: "ad onorare la donna vostra ; " si rimanea nel loco loro (2). E chi avesse " voluto conoscere Amore, far lo potea mirando lo tremore degli occhi miei. E quando " questa gentilissima donna salutava, non che, » Amore fosse tal mezzo che potesse obumbrare "a me la intollerabile beatitudine, ma egli quasi per soverchio di dolcezza divenia tale, " che lo mio corpo, lo quale era tutto sotto il suo reggimento, molte volte si movea cocosa grave inanimata; sicchè appare "manifestamente, che nella sua salute (nel "suo saluto) abitava la mia beatitudine, la

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(1) Lo spirito o gli spiriti della vista.

(2) Vale a dire, che Amore mandava via gli occhi del poeta, e si ponea nel loro posto.

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