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fu praticato. Dodici galee seguiron la nave regia, ed all'infuori di altre sei ch'eransi poco prima salvate nello stesso modo, tutto il resto dell' armata fu preso e distrutto dal furor nemico. Ed avido l'Ammiraglio di vendicare contra i Messinesi la morte del suo nipote, su di essi versò tutta la piena della sua ira; ed affondar fece tutte le lor navi, che trovaronsi tra le prese, ed immolar davanti ai suoi propri occhi, ed in varii crudeli modi i più distinti di quei cittadini, che cadder vivi nelle sue mani, tra quali Federigo, e Perrone Rossi, Ansalone, e Raimondo di Ansalone, ed altri di pari nobiltà: atto certamente indegno di un gran capitano, ma naturale in un uomo orgoglioso ed irascibile, ma cagionato dalla crudeltà usata con Giovanni di Lauria, essendo nell' ordine delle umane cose che di vendette, sorgan vendette, che saugue scorra per sangue. Al qual proposito vuolsi pur sapere che la fatal sincope di Federigo, nel bollor del conflitto, nacque dall'aver ei veduto, o dall' aver creduto vederc sulla cima di Capo Orlando un busto informe, che colla sinistra sosteneva una recisa testa, nella quale, malgrado le irte e rabbuffate chiome, e la sanguigna tabe di cui era aspersa, quella raffigurava di Giovanni di Lauria; e che colla destra poi allungantesi a poco a poco, e sterminatamente, minacciava di afferrare il suo medesimo capo. La qual visione, effetto forse di una fantasia conturbata dal rimorso, fu però narrata dal Re stesso ai suoi capitani, appena ch'ei riprese l'uso dei sensi; e si parlò pur di un suo segreto voto all'Assunta Maria, dalla quale ripeteva la sua salvezza, di non far più versare per mano del caruelice umano sangue,

Tal fu la battaglia di Capo Orlando, in cui cadde la naval potenza, ma non l'onore della Sicilia; perciocchè innumerevoli magnanimi atti illustraron quel malaugurato giorno, e tanta è la forza dell'onore, che la lor memoria contribui per avventura indi a poco al risorgimento della fortuna sicula. Merita tra gli altri di esser notato il seguente di Ferrante Peres de Arbos, vessillario di Blasco di Alagona (6). Allorchè vide Blasco la regia galea escir dal confitto, ordinò a Ferrante di piegare la sua bandiera in ritirata. E tu mi comandi, costui risposegli, ciò di che non mai ricordomi in guerra, tu mi comandi di volgere ad indecorosa fuga il tuo vessillo? No, per me non isplenderà mai quel di funesto in cui ti vegga con ignominia abbandonar la battaglia. Nè altro disse, ma toltosi il cimiero, dette furioso del capo nella prossima costa della nave, e caduto moribondo a terra, il dimani escì di vita. Men di questo eroe disperando, ma pieni di eguale intrepidezza, Vinciguerra da Palizzi, Alafranco di s. Basilio, ed altri nobili capitani, al vedere le lor galee in balia del nemico, precipitaronsi in mare, e nuotando per più miglia raggiunsero quasi semivivi gli avanzi del naviglio siciliano, e riserbaronsi ad altre più felici imprese. Tempi di carità patria, di sagrificii, di valore, tempi di gloria dell'Italia, dove siete or voi? Spariste per sempre da questa classica terra, o sarete forse per ritornarvi? Cinque secoli d' ignavia, e di onta bastar potrebbero al destino; ed ei par tuttavolta che non gli bastino!

(1) Giovanni di Chiaromonte reggeva Siracusa in questo famoso assedio, e secondato dalla buona volontà degli abitanti, egli non solo superar seppe la fame, e i giornalieri assalti, ma ciò che più è, la seduzione, e le intestine insidie. Narra Niccolò Speciale che questo uom prode ricusò di venir a parlamento con Iacopo, malgrado le forti istanze fattegliene da questo re, e che puni capitalmente alcuni scrivani, i quali avevano machinato di consegnare al nemico una torre situata sull'archivio pubblico.

Murat. Script. tom. X. 993.

(2) La presente allocuzione è un compendio di quella che lo stesso Speciale mette in bocca a Federigo, prima che questi ad affrontar ne andasse la nuova armata guidata da re Iacopo, e dai principi angioini. E sia essa reale, o introdotta al modo antico dallo storico, è sempre un bel monumento delle idec, e delle cose di quei tempi. L'allocuzione dello Speciale è piena di

luoghi della Scrittura, che per amor di brevità ho ris secati. Seguendone lo spirito, ho però surrogato loro quel bellissimo del cap. IV.o del lib. di Giobbe, c e leggesi nella chiusura dell' aringa.

Murat. Script. tom. X. 999.

(3) È anche Niccolò Speciale che fa questa osservazione, rimproverando ai suoi connazionali il loro cieco disprezzo del nemico. Ed in realtà erano i Sici liani avvezzi a non interrotte vittorie nei marittimi conflitti, ed attribuivano a valore, ed a navale perizia questa loro superiorità, quando in buona parte attribuirla dovevano al senno, ed al coraggio del gran Ruggieri di Lauria. Pieni di tal presunzione obbliaron eglino nella battaglia di Capo Orlando di essere in una svantaggiosissima posizione in faccia al nemico, di essergli inferiori nel numero delle navi, e dei combattenti, e sopratutto di non aver con loro, ma contro loro quell' illustre ammiraglio. Essi in somma sfidarono la sorte, e furono dalla sorte abbandonati. Così il Colosso dei nostri tempi volle audace neʼghiacci del nord affrontar la Natura, e la Natura impunemente non lasciò affrontarsi. L'uman orgoglio, scompagnato dalla prudenza, produce sempre amari frutti, nè perciò bassiam giammai il capo nei deliri nostri, ma dei loro effetti immancabili incolpiamo il destino, quando non altri che noi medesimi dovremmo incolparne.

Murat. Script. tom. X. 1001.

(4) Una tal bizzarra particolarità, riferita dal più volte mentovato storico, qualifica abbastanza Bonifacio VIII,

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e mostra la ipocrisia, o la mellonaggine del re di Aragona.

Murat. Script. tom. X. 1001, 1002.

(5) Ecco la letteral traduzione di ciò che leggesi nel du Cange su questa aragonese milizia, cavato dalla storia di Catalogna del Desclos. La profession degli Almogavari è di viver sempre in armi fuor del comune abitato, sui monti, e nelle selve, e di battersi continuamente coi Mori, nelle terre dei quali inoltrandosi a due e tre giorni di cammino, tendono loro insidie, indi ritornano nelle terre cristiane con bottino, e molti schiavi, donde traggono il lor søstentamento. È incredibile a dirsi qual vita aspra essi menino, rimanendo spesso due o tre giorni digiuni, o cibandosi di sole erbe campestri senza lor molestia o danno. Non hanno indosso che un solo e brevissimo sajo tanto di state che di verno, calzoni di cuoio strettissimi, una spada sottile ed acutissima pendente da una forte correggia, un' asta, o piccola lancia, due dardi, ed un' otra, nella quale portano il cibo per due, ed anche per tre giorni, ed esca, e pietra focaja. Son oltremodo agili alle incursioni, ed alla fuga, e quasi tutti montanari di Aragona, di Biscaglia, e di Castiglia, o nobili, i quali privi di ogni mezzo di menar la loro vita in città, sonosi rifugiati nei confini dei Mori, per vivere, come dicemmo, di rapine.

(6) Il vessillo affidavasi sempre ad una persona di distinte grado. Vessillario del Papa vedemmo Iacopo re di Aragona. Re Federigo in questa battaglia conse

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