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vo, e l'aragonese nome, la sua nobil patria, ed il magnanimo spirto del suo genitore, con tali detti infami. Ma il Re immemore dei suoi maggiori, della Sicilia, e della sua gloria passata con pungente rescritto richiamò Arrigo nell'Isola; e perchè temea per parte dei magnati siculi un somigliante rifiuto, addossò al genovese Corrado Doria il vile incarco. Tanto gli agi intorpidiscono l'eroe, tanto corrompe la potenza i più generosi, ed eccelsi animi!

(1) Nel 1300 dell' era nostra Dante Alighieri esci dalla magistratura dei Priori, alla quale era principalmente affidato il reggimento della Fiorentina Repubblica, e nel seguente anno fu inviato ambasciadore a Bonifazio VIII per rendere questo papa mediator di concordia tra le parti bianca e nera, che desolavano Fiorenza. Ma l'esito di quest' ambasceria fu infelicissimo, e tal quale nel presente libro vien narrato.

(2) Brancaleone d'Andalò da Bologna, conte di Casalecchio, fu senator di Roma nel 1252, maestrato, che con più pomposo nome presso a poco equivaleva a quel di podestà nelle altre città libere italiane. Armatosi di giusta severità questo uomo integro represse e le prepotenze de' grandi, e le usurpazioni delle pub. bliche franchigie, e rimenò in Roma la calma. Scacciatone quindi per curiali, e patrizie pratiche, vi fu richiamato poco dopo, ed alla sua morte lasciò di se ne' Romani si gran desiderio, che il suo capo, messo

entro un prezioso vaso su di un'altissima colonna, fu per più tempo venerato a modo di reliquia.

Matt. Paris, Hist. Angl. 659.

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(3) Pietro di Vico, nobile ricco e potente romano favori acremeute la parte ghibellina, с re Manfredi. Ed ancorchè dopo la occupazion di Roma, fatta da Carlo d'Angiò, fosse stato costretto a seguir nel Regno le vincitrici armi, pure ei le abbandonò tosto alla venuta del re Corradino, e ferito mortalmente a Tagliacozzo, peri vittima della sua devozione alla illustre stirpe sveva, e del suo odio contra gli stranieri oppressori della sua patria.

(4) In Roma pel timore della papal signoria avveniva l'opposto di ciò che scorgevasi nel resto dell' Italia pel principato teneano i guelfi, per la libertà i ghibellini.

(5) Imitò in tal occasione Niccolò III l'astuzia di Augusto, il quale col nome d'imperadore, di console, e di tribuno della plebe si rivesti in Roma della sovrana podestà. Così le pratiche degli usurpatori delle franchigie pubbliche quasi sempre si somigliano.

(6) Alcuni storici, tra quali il vicentino Feretti, affermano che il cardinal Benedetto Gaetani, per mezzo di un buco operato nella camera del buon Celestino, s' intingesse con artifiziosa voce un divino messo, che il consigliava alla rinunzia del papato. Muratori crede favoloso un tal racconto, ma l'umor di Bonifazio, la sua astuzia, la sua ambizione, e la semplicità del santo eremita da Morrone mi farebbero dissentir per avvens tura dal dotto annalista.

Murat. Script. tom. IX 966.

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(7) Avvegnachè gli storici sincroni narrino Celestino V essere trapassato naturalmente; altri però, tra'quali il cardinal Pietro de Alliaco, che scrisse la vita di questo papa al cominciar del decimoquinto secolo, affer. mano che la sua morte fu cagionata dalle crudeltà a lui usate dal suo persecutore. Sei uomini di arme, e trenta sgherri vegliar giorno, e notte alla custodia del misero vecchio; niuno potersi avvicinar alla torre ove era rinchiuso; esser la sua prigione tanto malsana da renderne insoffribile la stanza a due frati, che Celestino avea richiesti per ajutarlo alla celebrazione dei divini uffizii, e tanto angusta da dover lui mettere i piedi, per dir la messa, nel luogo stesso ove riponea la testa per coricarsi ; son tutte iniquità riferite dal porporato biografo, ed in tempo non sospetto di animosità contra Bonifazio, il qual da un secolo più non era. Aggiungəsi a quest'autorità il fatto che leggerassi nella nota 19, e la voce della violenta ed affrettata morte di Celestino diverrà sempre più fondata.

Raynaldi Annali Eccles. Tom. IV.

(8) Le proprie espressioni di Dante son queste, e nella sua Divina Commedia agevolmente posson riscontrarsi. Ognun vedrà che se l'autor della presente opera ne moderava lo acerbo, non avrebbe serbato quel proprio de' personaggi che forma il bello di ogni lavoro, ove abbia l'immaginativa taluna parte.

(9) La battaglia detta della Meloria, la più sanguinosa forse tra le navali del medio evo, avvenne il 6 Agosto del 1284 accanto ad un'isoletta di tal nome, che giace nelle vicinanze di Livorno. I Genovesi vi

guerreggiaron con novantasci galee, capitaneggiate da Oberto Doria, e da Benedetto Zaccaria, ed i Pisani con sessantasei galee, undici galeoni, ed altre navi di minor forza, guidate dallo stesso lor podestà Albertino Mauroceno da Venezia. Ventisette tra galee, e galeoni, ed undicimila captivi, tra' quali lo stesso podestà, furono i trofei dei viucitori, ed intorno a due inila Pisani vi perdettero la vita. Da quel giorno la potenza marittima di Pisa si ecclissò in faccia a quella di Genova, nè mai più risurse nell' avvenire.

(10) Leggesi nelle Famiglie illustri d'Italia del Sansovino che la moglie di Bartolommeo della Scala era Costanza di Antiochia, la quale, seguendo l'ordine cronologico, da Corrado di tal nome verosimilmente dovea essere nata. E siccome era questi figlio di Federigo di Antiochia, fratel consanguineo del re Manfredi, e quindi era cugino della regina Costanza, madre del re Federigo, così eravi l'affinità, di cui qui è parola, tra lo Scaligero e questo monarca.

(11) Tutt'i più accurati comentatori di Dante affermano che il Gran Lombardo del suo canto, VII del Paradiso, di presso al quale trovò egli il primo suo rifugio, ed il primo ostello, era Bartolommeo della Scala, figlio di Alberto, e fratel maggiore di Can Grande. Gli stessi comentatori, ed in ultimo il Troya nel suo Veltro Allegorico, fermano che nell' ottobre del 1302 venne l'Alighieri alla corte di questo signor gentile e magnanimo.

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(12) La rosa bianca e la rosa rossa, di tanto funesta celebrità nelle sanguinose angliche fazioni dei

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