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Beatrice, e terminò miseramente in Foglia nella Puglia i suoi giorni li 7. Gennajo 1285. Per le quali calamità de' detti fratelli Reali non fu però diminuito di niente il merito della loro virtù, essendosi in essi, e senza dubbio alcuno in S. Luigi, avverata la sentenza dell' Apostolo; che tutte le anche le avverse e le improspere, in bene cooperano di coloro, che sono eletti alla vocazione de' Santi. Non censura adunque il nostro Poeta i costumi di questi Re, che furon nell' uno abbastanza lodevoli, e nell' altro santissimi ei nota solo la loro mala fortuna in confronto de' prosperi avvenimenti del Re d'Aragona, dicendo, che la moglie di lui, sopravvissuta alle infelici Regine Margherita e Beatrice (perchè viva (1) nel Marzo del 1300.) più che quelle, di marito si vanta. Laonde la sentenza di tutto 'l terzetto è questa: Tanto fu minore, cioè inferiore, la pianta, Carlo II, alla virtù del padre suo Carlo I, ch'è il seme; quanto maggiore fu il vanto di Costanza per la felicità del marito, a fronte di Margherita, e di Beatrice, donne troppo infelici per le sciagure de' loro sposi.

Dimanderammisi, quali furono le male cose del Principe Carlo, per le quali egli fu di tanto inferiore alla bontà del padre (2). Basti saperne una; ch'egli, essendo Re di Napoli, favori per interesse di Stato (3) la promozione di

(1) Mori però a Barcellona nel medesimo anno.

(2) Per ciò che dice il Poeta nel Par. XIX. 127. Egli avea molti vizj. Vedrassi al Ciotto di Gerusalemme

Segnata con un I la sua bontate,

Quando 'l contrario segnerà un M.

(5) Gio. Vill. 1. 8. c. 6. « Mess. Benedetto Guatani Cardinale, havendo per suo senno, e segacità adoperato che Papa Celestino havea rifiu.

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Bonifazio VIII; il qual Pontefice fu poi nemico alla fazione di Dante, e (1) l'autore del di lui esilio. (v. 130. ). Vedete il Re della semplice vita

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Seder là solo, Arrigo d'Inghilterra;

Questi ha (2) ne' (3) rami suoi (4) miglior uscita.

Di Ricciardo (dice Gio. Villani 1. 5. c. 4. ) nacque Arrigo (III.) che regnò dopo lui, e fu semplice huomo,

tato il Papato, come havemo fatta menzione, seguì la sua impresa, e tanto adoperò co' Cardinali, e col procaccio del Re Carlo, il quale havea l'amistà di molti Cardinali, e spezialmente de'dodici nuovi eletti per Papa Celestino. E stando egli nella detta cerca una sera di notte sconosciuto con poca compagnia andò al Re Carlo, e disseli. Re Carlo, il tuo Papa Celestino t'ha voluto al postutó servire nella tua guerra di Cicilia, ma non ha saputo; ma se tu adoperi co' tuoi amici Cardinali, ch' io sia eletto Papa, io saprò, e vorrò, e potrò, promettendoli per sua fede, e saramento, di mettervi tutto il podere della Chiesa. Allora lo Re fidandosi di lui li promise, e ordinò che' suoi dodici Cardinali (cioè li fatti a petizione, e per consiglio suo) li dessono le loro boci ». (1) Par. XVII. 46. Qual si parti Ippolito d' Atene

Per la spietata e perfida noverca,

Tal di Fiorenza partir ti conviene.
Questo si vuole, questo già si cerca,
E tosto verrà fatto a chi ciò pensa,
Là, dove Cristo tutto 'l di si merca.

(a) Vuole il P. Lombardi colla sua edizion di Milano, che si legga nei; e pur ne' Mss. di prosa, e di verso, più spesso ne' che nei si

ritrova.

(3) I rami già sono i figli, relativamente al tronco ch'è il padre: la qual metafora è diversa da quella del seme, di cui nasce la pianta, nel v. 127.

(4) Tal è la lezione del Cod. di S. . e de' Testi anteriori alla stampa d'Aldo. Vedi ciò che s'è detto al v. 127. dell' errore incorso nell' ediz. della Crusca.

e di buona fede, ma (1) di poco valore. Del detto Arrigo nacque il buono Re Aduardo, che a' nostri presenti tempi regna, il quale fece gran cose ». Simigliantemente l' Anonimo Comentatore: » questo re arrigho dinghilterra fu figliuolo del re riccardo e fue coronato re MCCLXXVIII dopo la morte del suo padre fue semplice huomo e di buona fede e di poco valore ma di lui nacque il buono re adóardo il quale fece in sua vita di belle e grandi cose e pero dice lautore chelli a nelli (2) reami migliore uscita che quello di (3) raona o quello di puglia e dice reami pero che quello dinghilterra a socto la sua corona piu regni per li quali signoreggiare a gia facte molte guerre e grandi dispendii di giente é di moneta con grande danno degli scotti e daltre nazioni «. (v. 133. )

Quel, che più basso tra costor s'atterra,

Guardando'n suso, è (4) Guglielmo Marchese,

(1) Di quì si conferma ciò che s'è provato nel Capitolo antecedente; che la valerteria è di per se distinta dalla schiettezza, e dalla lealtà; poichè puote l'uomo essere schietto e leale, senz'essere valoroso. E perchè tali Re sono rari, perciò Arrigo si dice qui seder solo.

(2) Cattiva lezione, che guasta anche il verso.

(3) Per idiotismo, in vece di Aragona.

(4) Guglielmo guardando in su, secondo i Cómentatori, significa il desiderio ch' egli ha di salire alla gloria; o, com' io credo, la sua preghiera e la brama con quell'atto dimostra, che Dio metta riparo alla cattiva condotta de' suoi figliuoli nella guerra da essi intrapresa a fine di vendicar la sua morte; per la qual guerra male amministrata piangeva tutto 'l paese a' nuovi Marchesi soggetto. Io levai gli occhi a'monti, disse il Reale Profeta, d' onde verrammi l'ajuto. E in altro Salmo ; A te levai gli occhi miei, il quale abiti ne' cieli.

Costui preso dagli Alessandrini, e da loro ucciso, o morto in prigione, siede più basso, perchè inferiore di grado a' Principi quì men

tovati.

Per cui (1) Alessandria, e la sua guerra
Fa pianger Monferrato, (2) e Canavese.

CAPO XXVII.

De'vizj di Dante secondo 'l Comento del finto Pietro.

Per difender l'Autore da'vizj, che gli appongono i suoi Comentatori, comincierò da quel Pietro, di cui ho parlato di sopra nel secondo Capitolo, acciocchè non pregindichi la pretesa sua autorità alla buona fama dell'in

nocente.

Nel proemio adunque dell' opera distingue il detto Comentatore quattro sorte di discese all'inferno; la naturale, la virtuosa, la viziosa, e l'artificiale, o sia negromantica. Ed attribuisce in vero al divino Poeta la virtuosa; ma gli dà pur la viziosa, dicendo: (3) » La discesa viziosa è di chi con tutta la mente s'immerge ne’vizj, e ne'diletti temporali, come Euridice, e Piritoo: e questi tali non ritornano, se non di rado. Laonde Giobbe: Chi discende all'inferno, non ascenderà; sottintendi, se non col

(1) Città nel Ducato di Milano, così nomata in onor d'Alessandro III. Il vocabol suo, secondo la quantità Greca e Latina, si pronunzia qui coll'accento su la penultima: alla qual cosa non avvertendo forse il P. Lombardi, ne corruppe il verso col leggere, et Alessandria, contro la fede de' Codici più antichi, e delle migliori Edi

zioni.

(2) Così (senza l'articolo) nei Ms. di Santa Croce, e in altri buoni Testi a penna, e a stampa,

(3) Ho volgarizzato il Testo a minor noja del leggitore.

la grazia di Dio; come nel nostro Autore, e ne' sozj d'Enea, e d'Ulisse trasformati da Circe in bestie; e contro di quelli parla il Salmista dicendo: Penda sopra di loro la morte, e discendan vivi in inferno. Dove dice la Glosa, in inferno, cioè, nella voragine di questa terrena cupidità. E Salomone: Non sottrarre al fanciullo la disciplina: se'l percuoterai colla verga, e'non morrà. Tu'l percuoterai col-. la verga, e libererai l'anima di lui dall'inferno. Dove la Glosa, cioè, dallo stato vizioso ».

E nel comento del Can. I. dopo d'aver allegato quel detto di Salomone; ciò che totalmente ignoro è la via del giovane nella sua adolescenza, soggiugne: >> nella quale

vuole accennar l'Autore d'aver deviato dal diritto calle predetto, e d'esser ito errando per luoghi aspri e selvag gi, e per atti viziosi, come in buja notte a guisa di cieco. Laonde il Salmista contro di questi tali dice: Siensi le vie di loro tenebre e lubrico. »

Per poco che costui prosegua di questo tenore la sua sposizione, allorchè Dante era in età di trentacinque anni, che aveva moglie e figliuoli, che sedeva tra primi nel sommo magistrato della sua patria, che con lode fioriva di sapere e prudenza, egli era l'uomo il più vizioso del mondo. E pur se valer dovessero alcune parole, ch' egli premette poco dopo'l principio di questo medesimo Canto, che Dante cioè parli di vita licenziosa (1) in persona sua, come in persona degli altri, noi saremmo di molto tenuti a questo spositore, il quale ci avrebbe data

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