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il lato de i Cavecciuli, Malespini, Scali, Falconieri, sei famiglie in parte, ciò furono Gherardini, Bostichi, Giandonati, Pigli, Vecchietti, Arrigucci, Cavalcanti, moiti de' popolani minuti, e quasi tutti i Ghibellini di Firenze tennero con loro, e parte Bianca. Dalla parte Nera con gli Donati si furono i Buondelmonti, Gianfigliazzi, Brunelleschi, Agli, Acciajuoli, Manieri, Bagnesi, Tornaquinci, Bisdomini, Spini, Pazzi con tutte l'altre case, che non furono intere accostate co Cerchi, e quasi tutte le famiglie Guelfe della città di Firenze ».

CAPO V I.

Bonifazio usò il maneggio, e la forza a danno
de' Bianchi.

A retta intelligenza del verso, Inf. VI. 69.
Con la forza di tal, che testè piaggia,

convien notare gramaticalmente, che quantunque testè si dica del tempo presente, futuro (1), e passato di poco: pure, apponendosi al presente piaggia, pare che in questo luogo e del presente s'abbia intendere, cioè adesso, per ora. Piaggia re poi vuol dir, per lettera, navigar tra la spiaggia, e l'alto: e, per metafora, stare in mezzo e indifferente dall' una parte e dall'altra, come spiega (2) il Buti. Ma perchè neutralità e indifferenza, che sia lodevole, è rara; quindi

(1) V. Castelvetro, Opere Varie Critiche pag. 117 ed. di Berna 1727 in 4., e Boccacc. Dec. Giorn. 8. Nov. 2.

(2) Citato nel Vocab. della Cr. alla voce Piaggiare.

e

è che piaggiare, presso de' Toscani, ebbe

sempre mal suono, nè si disse d'alcuno senza nota di vizio; di compiacere, cioè, di secondare, di maneggiarsi per qualche secondo fine non leale, nè onesto.

ver un

Or chi è questo Principe, che testè piaggia, cioè che finge in adesso di starsi neutrale e indifferente, non però ozioso, tra i Guelfi e i Ghibellini, tra i Cerchi e i Donati, tra i Bianchi e i Neri, ẹ che poi userà la forza in depressione de' Bianchi? A guardar bene, egli non è Carlo senza terra, poichè nel Marzo 1300., in cui Ciacco parla, egli era in Francia, nè si sognava nè meno di doanno e otto mesi poi entrar in Firenze per le discordie di que' cittadini. Rimane adunque, che tutto questo fatto di piaggiar in presente, e di usar la forza in futuro, debba intendersi di Bonifazio VIII., il quale in quel tempo appunto barcheggiava (come noi diciamo presso a poco nell'istesso significato) tra le dissensioni de' grandi e minuti di quella città, che come Guelfa, era sua; colla mira politica (già s'intende) di favorir la parte, che si dichiarava, o s'era già dichiarata per lui. A tal fine egli fece venire il sopradetto Carlo in Italia; gli diede i titoli di Conte di Romagna, di Capitano del Patrimonio, di Signore della Marca d'Ancona; il provvide, o'l fece provvedere di denaro, e di gente. Ed ecco qui la potenza del Papa, senza di cui nè Carlo si saría mosso, nè avría potuto far niente. Costui bensì ebbe in mano la forza, se gli fosse piaciuto d' usarla, ma e' si valse sol dell'inganno, come attestano gli storici, e come dolente predice Ugo Ciapetta nel Pg. XX. 73.

Senz'arme n'esce, e solo con la lancia,

Con la qual giostrò Giuda, e quella ponta,
Sì ch'a Fiorenza fa scoppiar la pancia.

Che poi fin da principio si tramasse in corte di Roma la ruina di Dante, ch'era, se non di polso, d'autorità e di senno uno de' principali de' Bianchi; perchè Bonifazio l'avesse fin d'allora per nemico a sua fazione, o sospetto, o perchè da altri ne fosse istigato; il dice Cacciaguida nel Par. XVII. 49. il dì preciso de' 31. di Marzo del 1300., il quale dopo d'aver predetto al Poeta l'esilio, soggiunse:

Questo si vuole, questo già si cerca,

E tosto verrà fatto a chi ciò pensa
Là, dove Cristo tutto di si merca.

Quel Papa adunque, che fu il primo mobile della cacciata di Dante, egli fu anche de' Bianchi, nè ad altri che a lui s' adatta il vaticinio di Ciacco, che la parte Bianca cada, e la Nera sormonti

Con la forza di tal, che testè piaggia.

Un (1) moderno Comentatore tutto questo negozio l'intende egli di Carlo: e però vuole, che testè piaggia sia detto solamente in vece di testè piaggerà: ciò che esser contro alla natura della voce testè, che ammette pur il passato, e'l presente, si è notato nel principio di questo capitolo. Vuole ancora che piaggiare significhi metter

(1) Il P. M. Baldassare Lombardi, che ha pubblicato il Testo e 'l Comento della divina Commedia in tre Tomi in 4. grande, presso d' Antonio Fulgoni, Roma 1791. Al merito di lui farò giustizia a suo luogo, senza pregiudizio però della verità.

si di mezzo a comporre le parti, quasi che sia fare il piacere nel qual significato non si troverà il detto verbo in alcuno scrittore Toscano; quantunque tra l'arti del piaggiatore ci sia anche questa del fingere di metter pace. E pur egli ne allega per autore il Buti, che non ne ha nè peccato, nè colpa. Io sono d' avviso, che se'l nostro Poeta avesse voluto spiegarsi a seconda del novello spositore, si sarebbe egli espresso agevolmente così:

Con la frode di tal, che tosto piaggia.

Altri Comentatori, tra quali Alessandro Vellutello, dispiegano testè piaggia per ora posa; a similitudine, dicono, delle navi giunte a piaggia, che posano: altri, per giugne ora in porto: tutti, a mio parer, male. Ottimamente Gio. Boccaccio nel suo Comento: >>> Dicesi appo i Fiorentini colui piaggiare, il quale mostra di volere quello, che egli non vuole, o di che egli non si cura, che avvenga la qual cosa vogliono alcuni in questa discordia de' Bianchi, e de' Neri di Firenze aver fatta Papa Bonifazio, cioè d'aver mostrata igual tenerezza di ciascuna delle parti, e per dovergli porre in pace, avervi mandato il Cardinale d'Acquasparta, e poi Messer Carlo di Valois ma ciò non essere stato vero; perciocchè l'animo tutto gli pendea alla parte Nera; e questo era per la obbedienza mostrata in queste cose da Messer Corso, dove Messer Vieri era stato salvatico e duro e per questo, siccome egli volle, occultamente ad uopo furono da Messer Carlo tenuti i modi, li quali egli in queste cose tenne, come di sopra appare: e perciò l'autore dice essere stata depressa la parte Bianca, ed elevata la Nera, con la forza di tale, il quale in quel tempo, cioè nel 1300., piaggiava».

Acciocchè però si convinca, che 'l piaggiamento da prima, e la forza da poi fu di Bonifazio; che l'inganno in fine, o'l tradimento di Carlo; mi piace di proseguir la storia di sopra incominciata, fino all' espulsione de' Bianchi. Non sarà tempo perduto, no; che gioveranno tali notizie storiche e cronologiche a più pronta intelligenza di questo, e di più altri luoghi della Commedia .

CAPO VII.

Il Papa chiama a se Vieri de' Cerchi, e poi manda a Firenze Matteo d' Acquasparta.

(1) » Il Comune, e Popolo di Firenze di concordia mandarono a Papa Bonifazio, che mettesse rimedio a queste cose; di che il Papa mandò per Mess. Vieri credendo, che, perch' egli era mercatante in Roma, e nell'altre terre facea gran mercatanzia, lo ubbidisse, sì lo pregò facesse di questo quello volesse, e promissegli di fargli fare pace onorevole, e d'aggrandire lui, ed i suoi. Mess. Vieri non volle assentire; di che ne fu ripreso assai, e pur tornò a casa, e la città, grandi e popolo, tutta divisa in la maladetta parte Bianca, e Nera; e così la città, ed il contado si contaminò » (2).

(3) » Perchè il Papa era stato principio di dare l'ar

(1) Rubrica 218.

(2) Della repulsa di Mess. Vieri dice Gio. Villani 1. 8. c. 38. che il Papa rimase molto sdegnato contra lui, e sua parte.

(3) Rubrica 219.

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