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Cap. XXXVII. contra di chi la voleva puramente fantastica et ideale. Che poi Lucía sia la Santa Siracusana, e' si rende probabile dal vederla locata tra veri uomini e vere donne nell' allegato Canto del Paradiso, e l'esser ivi detta quella che mosse Beatrice in soccorso di Dante. Quindi può credersi essere stata vera femina in carne anche quella prima innominata fanciulla, che l' Autor pianse morta, e celebrò con alcuni suoi versi.

Ma che significano queste donne? Dal sapersi di certo Beatrice esser la Filosofia in genere, o in ispezie la Teologia, reputo che la Donna gentile facilmente esser possa la scienza Morale, e Lucía la Fisica: ed ecco com' io m'ingegno di conciliarle tutte e tre insieme a favor del Poeta. Questi allor che intese in Roma, dov'era ambasciator per li Bianchi, la trista novella da lui già temuta d'esser bandito dalla sua patria; o quando nel 1304. si vide della speranza deluso di ripatriar colla forza; o al più tardi nel 1307. quando si dipartì dagli Usciti con animo di non tentar imprese con loro mai più; seriamente pensando egli allo stato miserabile, a cui si trovava ridotto, si vide in necessità d'intraprender alcun'opera letteraria nuova ed insigne, la quale per nobiltà di materia, e preziosità di lavoro vincer potesse la crudeltà de' suoi cittadini, ed impetrargli il ritorno. A tál uopo valer gli poteva la sua Commedia, che da molti anni meditava di fare, e che, com'è verisimile, avea di già cominciata, e poi per alcuno accidente interrotta. Lavoro era questo, che dovendo riuscir moralissimo, e pieno di sacra e profana erudizione, per comparir con decoro, e con diletto e profitto de' riguardanti, richiedeva nello scrittore la più

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nobile poesia, e l'abito di quasi tutte le belle arti, e scienze, e principalmente delle Teologali: ed ecco quì la Morale, che s'interessa in questo fatto, e move con sue parole la Fisica, e la Fisica eccita la Teologia, e la Teologia priega il famoso saggio Virgilio, in cui è figurata. (1) la scienza, che guidi il suo Dante giù per la valle dolorosa, e'l tragga su per l' erto della montagna, ch' ella poi, ch'è simbolo della sapienza, l' avrebbe levato al Cielo, al colle della felicità, cioè, come abbiamo detto, alla contemplazione, alla libertà, alla corona dell' alloro, e alla visione di Dio.

Intesa ch'egli ebbe la cura, che si prendevano di lui le tre donne benedette, e massimamente la sua Beatrice, riconfortato esclamò, e conchiuse: (v. 133.) O pietosa colei, che mi soccorse, E tu cortese, ch' ubbidisti tosto Alle vere parole, che ti porse! Tu m' hai con desiderio il cuor disposto Si al venir, con le parole tue, Chison tornato nel primo proposto. Or va, ch'un sol volere è d' (2) ambo e due: Tu duca, tu signore, e tu maestro: Così gli dissi: e (3) poi che mosso fue, Entrai

per lo (4) cammin alto e silvestro.

(1) La scienza è delle cose umane, siccome la sapienza delle divine. Quella condusse Dante fino alla vetta del paradiso terrestre: questa il levò fino all' empireo.

(2) Lezione costante per tutto 'I Codice di S.. è d'ambo e due.

(3) Per dar al verso l'accento suo necessario ho diviso in due dizioni il poichè delle stampe.

(4) Al tempo vecchio si scriveva cammino intero, e si leggeva ac

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Del Senso Morale nella prima allegoria dell' Inferno.

Del divino Poema in alcun modo può dirsi quello, che (1) S. Gregorio della Santa Scrittura; ch' egli sia come un fiume piano e profondo, nel quale l'agnello puote andare, e l'elefante nuotare: cioè, che in esso si possono i semplici dilettare, e i prudenti uomini esercitare. La superficie del libro, cioè la semplice lettera, ognuno può scorrerla con diletto, ed eziandio con profitto: ma'l penetrare al fondo di quello, vale a dire, il rilevarne i secreti, non è di tutti. Laonde il senso allegorico, ovvero istoriale, ne' superiori Capitoli esposto della boscaglia, delle belve, del monte, è delle donzelle non ponno intenderlo che gli eruditi, o gl' ingegnosi, che sieno a portata delle storie d'allora, e de' casi dell' Autore: sicchè si meritano scusa que' tali, che troppo scarsi d' erudizione, o troppo grossi d'ingegno non son capaci d' intenderlo.

Che se mai alcuno dotto e studioso della divina Commedia vi sia, che non riconosca la vivacità del Poeta nell' allegoria delle fiere, questi fia bene che sia ammonito con

corciato cammin; come s'impara dal Cod. di S. ., dov'è segnato un punto sotto dell'o. Cosa tenue, ma pur elegante.

(1) Nel Proemio de' suoi Morali sopra Job... » Divinús étenim ser»mo sicut mysteriis prudentes exercet, sic plerunque superficie simpli» ces refovet. Habet in publico unde parvulos nutriat: servat in secreto » unde mentes sublimium in admiratione suspendat. Quasi quidam quip» pe est fluvius, ut ita dixerim, planus et altus, in quo et agnus am» bulet, et elephas natet «.

una favoletta nata fatta per lui.

fiasca al vino: Ch'è quel ch' i' odo

Disse una volta la

del tuo calore? Tu

m'empil seno, nè già mi scaldi. Udilla il gallo, e la corresse, dicendo: Taci; tu non se' atta, fredda ed esangue, al foco di lui: ma credi (1) a mene, che a caso pane tuffato in esso beccando, d'arder credetti vivo in viva fiamma,,.

Oltre però il detto senso allegorico, ve n' ha un altro, del quale (2) per loro acume, o per altrui indirizzo son pur capaci gl' idioti. Il terzo senso, (3) dice Dante, si chiama morale: e questo è quello, che li lettori deono intentamente andare appostando per le scritture, a utilità di loro, e di loro discenti; siccome appostare si può nel Van gelio, (4) quando Cristo salio lo Monte per trasfigurarsi, che, delli dodici Apostoli, ne menò seco li tre: in che moralmente si può intendere, che alle secretissime cose noi dovemo avere poca compagnia. Prendiamo dunque a spiegare in questo significato la prima allegoria dell' Inferno; nel che ammireremo l'ingegno dell' Autore, il quale ha saputo in una stessa figura simboleggiar la storia la più

(1) Così dicono i contadini di Toscana in vece di a me.

(a) Nel giron p. e. de' lussuriosi dice a Dante Virgilio; (Pg.xxv.118.) .. per questo loco

Si vuol tenere agli occhi stretto il freno,

Però ch' errar potrebbesi per poco.

Qui è facile che ognuno da se vegga (oltre la lettera) il precetto morale; poichè nelle battaglie che ci vengono dalla carne i primi ad esser vinti son gli occhi. In molti luoghi basterà un picciol cenno, come nella moralità che siam per trattar delle fiere.

(3) Nel Conv. Tratt. 11. Cap. 1. (4) Matth. XVII. 1.

esatta delle sue avventure, ed insieme delinear la morale a' buoni costumi la più profitteyole: poichè nel mentre ch' egli, secondo l' istorica verità, si ritrova nella selva smarrito della Republica Fiorentina, ed è combattuto da Firenze, dalla Francia, e da Roma, nè può al colle salire della sua felicità; nel tempo stesso, secondo 'l senso morale, egli è una viva immagine di qualunque uomo inerudito e mondano (fingendosi egli a tal fine (1) ignorante e vizioso) che passar voglia, viaggiando per le regioni dell' altro mondo con lui, dal vizio alla virtù, dall' ignoranza alla scienza, e dalla miseria alla beatitudine.

Laonde la selva oscura è (2) la vita mondana, pies

(1) Vedi spiegata questa ione nel Cap. XXIV. del mio 2. Aned. (2) La terra, secondo 'l senso morale, è divisa in selve, e in colle. Ogni uomo che ci nasce, o sale al monte della virtù, o și devolve alla valle del vizio: questo è il bivio trovato da Ercole, e l' Y (Ypsilon) rappresentatoci da Pittagora. Essendo adunque la terra (moralmente considerata ) o monte, o boscaglia; dove dirassi egli che fosse lo cammin alto e silvestro, per cui si mise Virgilio, e dietro lui Dante per entrar nell' Inferno? Sarà stato egli nel monte? No. Dunque nella selva. La ragione è questa, che non conveniva, chc partecipasse colla prigion de' dannati il dilettoso monte, principio e cagion di tutta gioja, ch' era nella salita campo di battaglia, e nella vetta stanza de'vincitori: ma si la spaventosa selva, dove per mala lor volontade erano i vinti detrusi. Che se Virgilio dice,

A te convien tener altro viaggio,

intender si dee diverso dall' intrapreso di prima, cioè da quello che aveva a rincontro le fiere: non già che Dante non dovesse da qualche lato rientrar nella selva per lo calle dal suo duca mostrato, non già a perdervisi, ma sì a salvarsi, calando all'abisso, e per lo centro di quello salendo al monte opposto del Purgatorio, e di là al cielo, ch'è in qualunque senso quel colle istesso, a cui egli salir voleva da prima. In qual parte poi della selva fosse la foce infernale, io direi in quella, che confinava colla fiumana, onde'l mar non ha vanto, cioè colla mistica Babi

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