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ce, dato alla luce il Purgatorio e 'l Paradiso, come ho già pubblicato l'Inferno, allora mi piacerà d'esser coro

nato Poeta.

L'altro argomento, con cui si prova la seconda Cantica non essere stata finita prima del 1319., è questo. Dante in essa ci rappresenta Cangrande della Scala, qual Capitan Generale de' Ghibellini. Ma quel Signore non fu a tal grado assunto, che li 16. Dicembre 1318. Dunque il compimento della detta Cantica è posteriore a quel fatto.

El Paradiso quando fu egli a debito fine condotto? Sí tardi, per quanto dice il Boccaccio, che l' Autore dalla comune necessità prevenuto non potè pubblicarlo che anzi sarebbe rimasta quell'Opera degli ultimi tredeci Canti imperfetta, se'l Poeta otto mesi dopo della sua morte non fosse in visione apparito a Jacopo suo figliuolo, il sito mostrandogli, dove giacevan quelli nascosti. La verità è, che Dante in persona dedicò l'ultimo suo lavoro a Cangrande. Di che tempo, l'arguirà il saggio lettore dalla cronichetta seguente.

Dimorava egli in Ravenna sotto l'ombra di Guido Novello Signore di quella città, quando ricevette il Carme, Pieridum vox, che da Bologna gli scrisse Giovanni del Virgilio nel 1319., al quale egli rispose con l' Egloga, Vidimus in nigris. Nel principio del 1320. egli era in Verona, poichè a dì 20. di Gennaro del detto anno nella Chiesa di S. Elena, alla presenza di tutto'l Clero Veronese, trattò la questione, se l'acqua nella sua sfera, cioè nella sua naturale circonferenza, fosse in alcuna sua parte più alta della terra, e sostenne di no. Nell'an

no medesimo ei si trova ritornato in Ravenna, dove risponde all' Egloga di Giovanni, Forte sub irriguis, con l'altra sua, Velleribus Colchis: dalla qual città non si dipartì, che per andar ambasciadore a Venezia, e per salir, come si dee sperare, al Cielo nel Settembre del 1321. il giorno che si festeggia la S. Croce.

La dedicatoria del Paradiso la scrisse Dante nella nostra città. In quella epistola e' si dice tenerello nella grazia da lui ambita del nuovo suo Mecenate; con che si sventano molte favole dette e ridette da certi Scrittori, e comunemente credute. In essa dopo d'aver egli fatta l'introduzione all' intero della Commedia, e dispiegato in generale il prologo della Cantica dedicata, si arresta, e si scusa del non venire alla spiegazione in particolare, dicendo di non potersi occupar nè in questo comento, nè in altri studj pur utili al Pubblico, perchè si trova dalle strettezze angustiato della sua povertà. Ma spero, soggiugne subito, d'averne spedito il modo dalla vostra magnificenza.

Il titolo della Dedica è questo: Al magnifico e vittorioso Signore, il Signor Cangrande: dal qual epiteto di vittorioso arguisco fatta l'offerta del libro prima della grave sconfitta, che quel Signor ebbe nel 1320. sotto le mura di Padova il dì 25. d'Agosto: Anzi che per la detta calamità è verisimile, che lo sventurato Poeta (se a quella stagione si trovava per anche in Verona) abbia preso il consiglio, vedendo svanite le sue speranze, di restituirsi prontamente in Romagna al suo primiero soggiorno.

E perchè nomò Commedia il Poema suo?

Così nomollo, non propriamente, ma figurativamente parlando, per quelle ragioni di convenienza, che allega egli stesso nella Dedica testè mentovata. » Il titolo, dice, del libro è questo: Comincia la Commedia di Dante ď Allegherio .... A notizia della qual cosa convien sapere, che commedia è detta da xun villa, e n', cioè canto: onde commedia quasi canto villano: ed è la commedia una spezie di narrazione poetica differente da tutte le altre. È differente adunque dalla Tragedia nella materia per questo, che la Tragedia nel principio è mirabile, e quieta: nel fine, o sia nello sviluppo, fetida e spaventosa.... Ma la commedia principia dall' asprezza d'alcuna cosa, e poi la materia di quella termina prosperamente; come si vede per Terenzio nelle sue commedie; laonde certi dettatori furon soliti dir salutando (dove si mette il saluto): Tragico principio, e Comico fine. Similmente sono differenti nel modo del parlare, elevato e sublime la Tragedia, rimesso ed umile la Commedia; come vuole Orazio nella sua Poetica, dove concede che qualche volta i Comici parlino, come i Tragedi; e così e converso. Di quì è palese, perchè si dice commedia la presente opera. Imperciocchè se guardiamo alla materia, ella è da principio fetida e spaventosa, perchè Inferno; in fine prospera, desiderabile, e grata, perchè Paradiso se al modo del parlare, egli è rimesso ed umile, perchè locuzione volgare, nella quale anche le femminelle comunicano. E così è manifesto, perchè si dice commedia ».

...

Vi sarà forse chi abbia per cattive, o men buone, queste stesse convenienze dal Poeta allegate; ma come sa

viamente ammonisce il celebre Sig. Meriano, piacciano quelle, o non piacciano; bisogna riportarsi ed acquietarsi a ciò che n' ha scritto l'Autore; e por fine una volta alle tante dicerie passate e presenti su di questo proposito.

Fine della Preparazione Istorica, e Critica.

INDICE

Epistola

CAPO XXXIII.

pistola del Petrarca, che dà giudicio di Dante pag.

CAPO XXXIV.

Traduzione dell' Epistola del Petrarca, che dà giudi

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De' vizj a Dante imputati da Gio. Boccaccio, e da

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Dell'amor di Dante per Bice o Beatrice de' Porti

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