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Fr. 128.3.2

FEB271885

Mary Agore fund.
(I, II, in Ivet, )

AL PREFETTO

DEL DIPARTIMENTO DELL' ADIGE

PIO MAGENT A

CAVALIERE

DELL'ORDINE DELLA CORona di ferro

GIAN-JACOPO DIONISI

CANONICO DELLA CATTEDRALE

DI VERONA

Bella ella ventura per me, che di due Opere mie, forse l'ultime della mia vita, stante la grave mia età, l'una del Focale di Dante, e d'altre materie da quel derivate, a questi di tolta alle tenebre, dove, già da molt' anni stampata, giaceasi occulta; l'altra da anni molti preparata, e omai già presso a compiersene la stampa, per una Edizion novella dell' Opere tutte del divino Poeta; bella ventura, io dissi, per me: che sì come nuovo argomento mi s'aggiunse d'intitolar quella al sempre onorato mio Confratello Monsign. Gualfardo Ridolfi nella seconda Elezione di Lui a Vicario Capitolare, vacando la Vescovil nostra Sede; così nella Elezione di Voi

a nostro Prefetto, Ufficio con sommo vostro onore, e con grande contentezza nostra omai sino ad ora da Voi sostenuto felicemente, diritta ragion mi s'offerse d'intitolar questa a Voi; perchè ad una io vedessi li due più principali personaggi della Città nostra, avveduti amministratori, e integerrimi, dell' Ecclesiastico l'uno, l'altro dell' Ordin Civile, dell' autorevole nome loro, e solenne, le dette mie Opere fregiarle ambedue.

Le ragioni dell' offerir io la prima a Lui potrete leggerle, se vi piaccia, nella Lettera, che gliene ho premesso; e a questo fine ve ne trasmetto una copia. Le ragioni poi, che mi muovono questa seconda a Voi intitolare, non si corrucci di grazia la moderazione dell' animo vostro discorrere, leggendo questa, che la stessa. mia offerta vi raccomanda e accompagna. Il suggetto n'è Dante, il sommo e sovrano Poeta d'Italia, Dante il Divino; che che ne sia paruto, o ne paja ad alcuni schifiltosi, i quali per poco di acerbità, e di amarezza del secolo, se tale è pure, o si può dire, tanta salubrità di dottrine, tanto senno e maturità di consiglio, tanta leggiadría e soavità di bellezze poetiche vanno dannando e trassinando sciauratamente; perchè o non sono atti a conoscerli sì fatti pregi di

Lui, o conoscendoli, per lo amor proprio paventano farli conoscere altrui, credendo amare se stessi in farsi ad altrui nelle cose poetiche maestri e guida. Miseri che sono! Quanto più questo Autore dispregiano, tanto più glorioso e' risorge dai colpi ciechi di loro invidia. Sol idem, et alius nasceris. Sempre lo stesso, ed altro sempre; cioè sempre conforme alla sua gran mente, ed eguale; e sempre nelle singolari sue virtudi, e sublimi, vario e diverso; perchè della stessa e medesima fonte sempre più se ne attigne a chi sappia in esso dirittamente studiare.

E Voi, Signore, per verisimili ragioni che ho, Voi siete di questi; e se non foste, ch'io non credo io, a' miei conforti vi priego, (che alla molta età mia il consigliare condonerete, e'l pregare) io vi priego a' miei conforti volgervi ad esso, ad esso applicare lo studio della nobilissima vostra mente, e del diritto cuor vostro i purissimi affetti donare; e vi so dire io che sempre più vi confermerete in riconoscere quanto sia vera la sentenza d'un venerando personaggio, per indole, per dottrina, per autorità da non paragonarsi a nessuno de' dispregiatori di Dante, dico il Morgagni: che la divina Commedia essere tale da sentirsene crescere l'intelligenza, l'ammirazione, l'amore col crescer degli anni.

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